Il governo regionale annuncia: "Servono tre anni per uscirne". Presentato il piano regionale. Legambiente: “Non cambia nulla, un regalo alle lobby dell'incenerimento”
Napoli e la provincia si preparano a un altro fine settimana di crisi nel settore dei rifiuti, le stime della società comunale Asia parlano di circa 3500 tonnellate di spazzatura a terra solo nella città capoluogo. L’ennesima emergenza causata dal blocco degli impianti Stir e dall’assenza di discariche. Una situazione che la giunta regionale, guidata da Stefano Caldoro, vuole risolvere con il nuovo piano rifiuti presentato pochi giorni fa. Il primo dato che emerge dalle parole del governatore è che ci vorranno almeno 3 anni per tornare alla normalità: “Dobbiamo far capire ai cittadini che prima di tre anni non gli possiamo assicurare niente”. E detta i tempi e le priorità: “Abbiamo una proiezione di almeno 36 mesi per gli inceneritori a Napoli est e Salerno”. Ecco gli inceneritori. Il piano presentato ne prevede addirittura quattro, oltre quello già esistente di Acerra, con l’obiettivo di bruciare la metà dei rifiuti prodotti in Campania . Un impianto a Napoli est da 400 mila tonnellate all’anno, un altro a Salerno da 300 mila e spunta ora anche un gassificatore a Caserta da 90 mila tonnellate. Ma non è finita, il piano prevede un altro inceneritore che dovrà bruciare le 7 milioni di ecoballe stoccate a Giugliano che dovrebbe funzionare per un periodo di 20 anni.
Sul punto non mancano le critiche da parte delle associazioni ambientaliste. Per Legambiente “l o scenario previsto dei quattro forni rimane un regalo alla lobby degli inceneritori ma soprattutto incompatibile con ipotesi serie di sviluppo della raccolta differenziata, del riciclaggio dei materiali e di politiche di riduzioni”. Anche i comitati cittadini, sono tornate in piazza le mamme vulcaniche a Terzigno, sono fermamente contrari al piano che prevede tra l’altro fino al 2020 l’uso di discariche, ad iniziare dall’ampliamento di quelle esistenti.
Un piano che dovrà essere vagliato dal consiglio regionale, ma anche dalle autorità europee per sbloccare i fondi destinati alla Campania, circa 140 milioni di euro, ancora bloccati. Proprio ieri Janez Potocnik, il commissario europeo all’ambiente, in visita in Italia, aveva ammonito: “E’ importante che vengano definiti degli impegni di lungo periodo così come è necessario stabilire degli obiettivi nel breve periodo che riguardino la raccolta differenziata. Questi passaggi a breve termine darebbero credibilità ad un piano più a lungo termine”.
Sulla differenziata il piano prevede di arrivare entro due anni a raccoglierne il 50 per cento ( prevista dalla legge nazionale entro il 31 dicembre 2011) e la costruzione di impianti di compostaggio e di digestione anaerobica per la frazione organica riconvertendo gli attuali Stir. Sugli obiettivi del piano arrivano critiche anche dal candidato sindaco Luigi De Magistris: “ La finalità del Piano regionale non è risolvere il problema rifiuti in coerenza con le direttive europee, ma permettere in Campania la realizzazione degli inceneritori. Si vuole dimostrare che la raccolta differenziata è costosa, il recupero di materia inefficace, mentre bruciare conviene”.
Mentre il centrodestra esprime un plauso al piano, anche Confcommmercio si dice soddisfatta: “Va salutato con favore un piano che si basa su una pianificazione razionale e di lungo periodo, e non su soluzioni tampone destinate ad esaurirsi in breve tempo”. In attesa che il piano venga attuato, d i certo c’è solo il fine settimana prossimo e quello sarà di nuovo all’insegna dei rifiuti.