Sanzioni a La Russa, processo breve e conflitto di attribuzione: tutto slitta al 5 aprile. La maggioranza sta deflagrando, tutti litigano con tutti, così il Cavaliere decide qualche giorno di pausa. Anche perché mercoledì c'è il processo Ruby a Milano e l'anniversario del terremoto in Abruzzo
Tra i ‘vaffanculo’ di La Russa e le risse sfiorate alla Camera, la maggioranza decide di rinviare tutto alla settimana prossima. Le possibili sanzioni al ministro della Difesa, la fiducia al processo breve alla Camera e il conflitto di attribuzione: slitta tutto a martedì. Silvio Berlusconi ha fiutato l’aria: la compagine governativa si sta sfaldando. Tutti litigano con tutti. Fino a quando Ignazio La Russa si scaglia contro Gianfranco Fini va anche bene. Ma quando a perdere le staffe è anche il ministro Angelino Alfano, che lancia la sua scheda contro i banchi dell’Idv; quando Umberto Bossi critica pesantemente il ministro della Difesa che faceva meglio “a stare zitto” e Mantovano – che non ritira le sue dimissioni – che “peggio per lui se va via”, e soprattutto quando Claudio Scajola, che da settimane spinge per avere più peso nel partito, si scaglia contro Ignazio La Russa, significa che gli animi sono esasperati e il rischio deflagrazione alto.
Una situazione, quella del “tutti contro tutti”, che ha allarmato il Capo dello Stato. Il Colle ha convocato ieri sera i capigruppo parlamentari per fare il punto sulle ultime vicende politiche e le forti tensioni che stanno caratterizzando l’attività del Parlamento. Giorgio Napolitano, rientrato ieri da una lunga visita a New York ha espresso preoccupazione per una situazione che porta la politica ad eccessive divisioni e per il momento non facile che sta attraversando il paese. Concetti che il presidente della Repubblica aveva rimarcato anche l’altro ieri in una lunga intervista pubblica alla New York University. “Io non faccio commenti su nessuna personalità politica italiana. Parlo più in generale e dico – aveva detto – che il più grande problema della politica italiana è l’iper-partigianeria che produce una guerriglia quotidinana e rende impossibile il dialogo ed il confronto, determina una delegittimazione reciproca dei competitori politici”. Da qui la preoccupazione ed alcuni richiami e consigli ad abbassare i toni ed al rispetto delle regole. Ieri sono saliti al Colle i capigruppo di Pdl, Pd e Udc. Oggi tocca a Fli e Udc.
I nervi, nella maggioranza, sono tesi. C’è anche il rimpasto di governo da fare e la volontà, più volte ribadita dal premier, di rivedere anche gli assetti del Pdl. A partire dei coordinatori. Perché la minaccia di Claudio Scajola è sempre valida: o torniamo alle origini di Forza Italia o faccio gruppo a parte. E a seguirlo non sarebbero di certo pochi. Non ha perso occasione oggi per attaccare La Russa: “Abbiamo assistito ad uno spettacolo indegno, serva una nuova classe dirigente, capace e meritevole”, mentre il Pdl ha “strutture bloccate”.
Ci sono poi i Responsabili che continuano a battere cassa a Palazzo Grazioli. E Berlusconi sa che come li ha “acquistati” loro se ne vanno. Così qualche giorno di pausa per tentare di placare gli animi è la soluzione migliore. Anche perché la settimana si annuncia a dir poco cruciale.
Martedì, come detto, si deciderà sul processo breve, sul conflitto di attribuzione e sulle sanzioni al ministro della Difesa. E mercoledì 6 aprile sarà il giorno del giudizio a Milano: in Tribunale si apre il processo per il Ruby-gate in cui il Presidente del Consiglio è rinviato a giudizio per concussione e prostituzione minorile. E mercoledì è anche il terzo anniversario del terremoto di l’Aquila. Dove il fallimento del governo è l’unica cosa rimasta in piedi. Facile immaginare che l’accoglienza migliore Berlusconi la riceverà sicuramente a Milano. Le promesse al vento fatte agli aquilani si sommano a quelle fatte ai napoletani per i rifiuti e ieri ai cittadini di Lampedusa per i rimpatri degli immigrati. In Campania, infatti, è rispuntata l’emergenza monnezza. Con il governo regionale che sta tentando di far approvare un nuovo piano di smaltimento rifiuti che prevede ben quattro nuovi inceneritori e la previsione, fatta dal presidente Stefano Caldoro, di “almeno tre anni per risolvere la soluzione”.
Infine Lampedusa. Mercoledì il Cavaliere è volato sull’isola siciliana per rassicurare i cittadini che stano vivendo giornate difficili sul fronte immigrazione: 12mila tunisini arrivati in pochi giorni. Berlusconi ha promesso che avrebbe sistemato tutto entro sabato. Gli italiani si sono fidati, hanno concluso la protesta ed è scoppiata la rivolta dei migranti. Stamani sono stati trasferiti in Puglia 2500 tunisini. Ma le cattive condizioni del tempo hanno rallentato i trasferimenti. Il premier oggi se l’è presa con il governo tunisino colpevole di non collaborare con i rimpatri. Per questo, dopo un colloquio telefonico avuto con il primo ministro Beiji Caid Essebsi, il Cavaliere ha annunciato che lunedì sarà a Tunisi.
A Roma, del resto, oggi neanche la Camera è stata un luogo sicuro. A testimoniare le difficoltà del centrodestra in mezzo a tutto questo, come se non bastasse, la maggioranza è pure andata sotto. Stamattina infatti è stato messo ai voti il processo verbale della seduta di ieri, quella del “vaffa” del ministro della Difesa. Ma nel resoconto non c’è traccia delle offese pronunciate da La Russa. Le opposizioni hanno protestato e chiesto di mettere ai voti il verbale. Risultato: pareggio. Il pari equivale a bocciatura. Ma Berlusconi non intende mollare: l’imperativo che arriva da palazzo Grazioli è “serrare i ranghi” e stare uniti per non cadere nelle trappole di chi rema contro.
Il premier, intanto, prima di salutare e augurare a tutti buon fine settimana, ha riunito i suoi per assegnare i compiti. In particolare i vertici del Pdl sulla giustizia. Ai quali ha chiesto di non fermarsi sul processo breve, evitando di cadere nelle provocazioni e di non dare al presidente della Camera pretesti per mettersi di traverso. A metà pomeriggio Berlusconi ha ricevuto il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti e in serata ha poi incontrato Alfredo Mantovano, che ieri ha annunciato le dimissioni da sottosegretario all’Interno, e i ministri Ignazio La Russa, Raffaele Fitto e Roberto Maroni. Infine poco prima delle 21 hanno raggiunto Palazzo Grazioli Carlo Rossella, presidente di Medusa, e Sabin Began “l’ape regina”, l’attrice che, appena esplose il caso dei festini ad Arcore dichiarò “Il bunga bunga sono io”. Ora è tutto rimandato a martedì.