Manduria, migranti in fuga dalla tendopoli

È diventata ingestibile la situazione nel centro di prima accoglienza di Manduria, in provincia di Taranto, dove il governo ha deciso di trasferire migliaia di immigrati nel tentativo di svuotare Lampedusa. Sono centinaia gli stranieri, prevalentemente di nazionalità tunisina, che in queste ore scappano dalla tendopoli allestita una settimana fa.

Nel primo pomeriggio sono arrivate nella vasta area militare tra i paesi di Oria e Manduria 1.700 persone, giunte in Puglia a bordo della nave Excelsior, e altre 700 sono attese in serata, dal momento che la Catania ha attraccato da poco nel porto di Taranto. Tempo di arrivare, tempo di fuggire. Le campagne sono disseminate di gente in fuga. Una parte della recinzione del campo è stata divelta e da lì gli immigrati scappano sotto gli occhi delle forze dell’ordine inermi. “Non riusciamo a trattenerli – dice un finanziere – per favore andate via, ci hanno imposto di non farvi avvicinare”. E alla domanda come sia possibile che la recinzione abbia un varco largo più di tre metri, non può che scuotere la testa: “Non lo so, non riusciamo a controllare tutto, non si capisce niente, non posso dirvi ciò che penso, vi prego allontanatevi”.

Non fare vedere all’Italia che cosa sta accadendo sembra essere la principale preoccupazione in questo momento, mentre gli stranieri scappano da ogni parte. Alcuni angoli sono presidiati da agenti in tenuta antisommossa, l’ingresso è blindato e i giornalisti non possono avvicinarsi neppure al perimetro, ma per quanto sia difficile entrare nella tendopoli è facile uscire. Sulla provinciale tra Oria e Manduria le auto in fila sono ferme, i clacson urlano, i gruppi di tunisini sono dappertutto, la strada è stretta, nessuno regola il traffico, molta gente arriva a piedi per vedere cosa accade. È il caos puro in mezzo alle campagne.

Dare numeri su quante persone siano rimaste all’interno è praticamente impossibile, nessuno può contare chi sta scappando, nessuno riesce a contare chi è rimasto dentro. Nelle vie dei paesi più vicini la gente osserva allibita frotte di uomini dalla pelle scura, buste di plastica azzurre e bottiglie d’acqua in mano, che corrono senza sapere dove stanno andando. Qualcuno chiede informazioni, cerca una stazione, un autobus. Farfugliano parole in italiano stentato, più spesso in inglese. “Milano, Germania, Francia”, indicano i luoghi che vorrebbero raggiungere, non sanno come fare, non sanno che strada seguire, neppure se possono chiedere informazioni o si troveranno davanti qualcuno pronto a menar le mani.

La tensione è alta, in questa parte di Salento. Qualcuno urla frasi sconnesse, le associazioni di volontariato cercano di fare il possibile per dare una mano a questi fratelli disposti a tutto pur di scappare dal loro destino. Da una monovolume un rappresentante di “Finis terrae onlus” distribuisce agli extracomunitari un volantino, scritto in arabo e in francese, con le indicazioni basilari per orientarsi e raggiungere le stazioni. Si cerca di contenere i danni. Di non far esplodere la rabbia. La situazione, però, è difficilissima e le forze dell’ ordine presenti, con tutta la buona volontà, non riescono a gestirla. All’arrivo del nuovo carico di immigrati, attesi con gli autobus a breve, potrebbe accadere di tutto.

di Chiara Spagnolo

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