La preoccupazione nell’ambito della cooperazione sociale è molto alta, infatti, perché, nonostante alcune rassicurazioni ricevute anche dai vertici stessi di Hera in passato, si sono trovati di fronte due bandi che potrebbero metterle fuori dai giochi. La ragione? Sono de Vinco e Gardini a spiegarla, nella lettera rivolta al presidente della giunta regionale: “uno degli elementi che destano un’assoluta preoccupazione è l’insufficienza di clausole sociali che consentano un sereno proseguo del supporto che l’attività delle multiutilities sui servizi pubblici locali offre alle politiche di inserimento lavorativo per le fasce svantaggiate, soprattutto per i diversamente abili”.
A suscitare particolare preoccupazione è la richiesta, esplicitata nei bandi pubblicati il 9 marzo e obbligatoria, che le imprese che si aggiudicano l’appalto applichino il contratto FISE (servizi ambientali), anche nel caso si tratti di cooperative sociali di inserimento lavorativo. Il che equivarrebbe, secondo la nota, a rendere molto difficile la loro partecipazione, perché comporterebbe costi aggiuntivi (stimati in un 20%) per loro insostenibili e renderebbe di fatto impossibile per le cooperative sociali che danno impiego a disabili raggiungere la stessa produttività di una normale impresa.
Lo scenario che si prospetta, qualora le cooperative che attualmente gestiscono servizi per Hera rimanessero fuori dai bandi, è che i circa cinquecento disabili che stanno seguendo percorsi di inserimento lavorativo e formazione professionale potrebbero ritrovarsi disoccupati e tornare in carico ai servizi sociali.
Il Consiglio Nazionale di Federsolidarietà si era già occupato, nel 2010, del tema dell’applicazione del contratto FISE anche alle cooperative sociali, avvalendosi di consulenze legali che hanno sottolineato quanto, secondo la loro analisi, l’obbligo per la società appaltatrice di aderire al contratto collettivo applicato dalla società appaltante risulti contrario ai principi di libertà di organizzazione sindacale, di divieto di discriminazione e di concorrenza.
Questa reazione alla pubblicazione dei bandi non è un episodio isolato. Alcune voci raccontano che in merito a Hera sia in atto uno scontro all’interno del Partito Democratico. Intanto, dal territorio forlivese sono arrivati alcuni atti amministrativi piuttosto chiari.
Il 14 ottobre 2010 i sindaci dell’assemblea di Ato Forlì-Cesena hanno approvato all’unanimità un ordine del giorno in cui esprimevano “la propria contrarietà alla concessione di proroghe o rinnovazioni al vigente atto di affidamento del servizio di gestione dei rifiuti nell’Ambito territoriale di competenza”, ovvero quanto previsto dalla delibera 1447/2010 della giunta regionale dell’Emilia Romagna, riguardante la fase transitoria di gestione della chiusura degli Ato.
Non solo. L’assemblea di Ato Forlì-Cesena, con la delibera 1/2011 del 24 febbraio scorso, ha dato mandato “agli uffici dell’Autorità di avviare le procedure per la predisposizione dei documenti propedeutici al nuovo affidamento del servizio di gestione dei rifiuti urbani e assimilati, attivando una consulenza tecnico-legale specialistica”.
L’obiettivo, dunque, sarebbe andare a gara, alla scadenza naturale del contratto (31 dicembre 2011), per affidare i servizi di gestione rifiuti che attualmente sono in mano a Hera. L’ente regolatore in materia è la Regione e dovrà stabilire la normativa che definisce quali sono gli enti appaltanti per questo tipo di gara, in quanto gli Ato sono stati dismessi. È l’assessore del Comune di Forlì con delega all’ambiente Alberto Bellini a spiegare il senso di questi atti amministrativi di Ato: “Avendo un concessione che scade il 31 dicembre, abbiamo mosso tutte le procedure amministrative per realizzare il disciplinare di gara e abbiamo chiesto alla Regione di non prorogare gli affidamenti.”
Intanto, da febbraio, su una prima area comunale di Forlì (Ronco, Villa Selva residenziale, San Leonardo residenziale) ha preso il via la sperimentazione della raccolta porta a porta, con l’obiettivo di estenderla a tutta la città e arrivare al 65% di differenziata entro il 2012. Una raccolta fortemente voluta dall’amministrazione guidata dal sindaco Balzani. Ma la partita aperta tra il territorio forlivese ed Hera sembra tutt’altro che conclusa.