Il ragazzo avrebbe potuto prendere parte all’iniziativa e visitare la capitale assieme ai compagni, ma la circolare che la scuola dice di aver distribuito a tutti, a casa di Mirko non è mai arrivata. “Non ne sapevamo nulla – spiega la famiglia – nonostante avessimo più volte fatto presente la necessità di una forte mediazione, soprattutto per ciò che concerne la comunicazione”. E’ Massimo Parmigiani, dirigente scolastico dell’istituto, a rispondere: “Se un problema di comunicazione c’è stato – si difende – non è certo per mala fede. Non abbiamo mai escluso nessuno, e tra i 75 studenti partiti per Roma c’erano anche quattro disabili. Per quanto riguarda il sostegno, nei giorni della gita abbiamo comunque garantito sette delle dieci ore previste per l’alunno”. Ai genitori di Mirko non basta. “L’insegnante di sostegno deve operare solo in funzione del disabile al quale è stato assegnato – sottolineano – la scuola non può gestirlo come fa con gli insegnanti tradizionali. Già in passato nostro figlio ha perso delle ore perché chi doveva seguirlo sostituiva un docente in altre classi”. Contattato da ilfattoquotidiano.it, il preside Parmigiani ammette: “Abbiamo sempre fatto del nostro meglio con le risorse che abbiamo”.