Berselli è stato il giornalista che ha raccontato meglio la sua regione, dai beatnik all'economia, dai cantautori alla politica: così Modena e Bologna organizzano una serie di eventi a un anno dalla sua scomparsa
L’11 aprile è un anno che è morto Edmondo Berselli. Per ricordarlo si sono trovati in tanti. Strade coordinate, strade parallele, quasi concorrenza virtuosa per un italiano anomalo, Intellettuale pop lo hanno definito, in realtà unico nel suo genere capace di mescolare analisi politiche e battute di costume, scenari di spettacoli e ghirigori calcistici, di studiare i politici e di tenersene lontano, di frequentare Roma e tornarsene sempre in provincia, di scrivere per i giornali e lavorare in tv e non sentirsi mai divo. Solo il suo sodale Ilvo Diamanti è riuscito a fare altrettanto. Con vantaggio per la vita privata e la lucidità intellettuale.
Berselli è morto di tumore a 58 anni, appena terminato il suo libro più serio, L’economia giusta. Ora lo ricordano in Italia e a casa sua, in Emilia. La Mondadori manda sugli scaffali fra qualche giorno «Quel gran pezzo dell’Italia», raccolta dei libri di Berselli. In contemporanea il Mulino da Bologna lancia una miscellanea di scritti raccolti negli anni, impreziositi da una dolce e acuta analisi di Diamanti.
Il ricordo non si ferma però sui banconi. Passa nei teatri e nelle piazze, partendo dalle città di Edmondo, Modena dove ha vissuto, Bologna dove ha vissuto.
Ennio Fantaschini sta mettendo a punto un «one man show» tratto dalle opere di Berselli. Anche quello si chiamerà «Quel gran pezzo dell’Italia», parafrasi di un libro dal titolo simile dedicato all’Emilia. Brani dello spettacolo saranno presentati in anteprima l’11 aprile, giorno del ricordo di Edmondo, al Teatro Storchi di Modena. Shel Shapiro, amico di chitarre, canzoni, rivisitazioni, ripensamenti metterà in scena «Beatnik», percorso berselliano nella generazioni di Kerouac, Ginsberg, Corso, Cassady, Snyder, Ferlinghetti, Mailer.
Le manifestazioni, presentate stamane al Duse di Bologna, cominceranno il 7 aprile, per concludersi il 16 aprile a Modena. Con una parola d’ordine: per non perdere Berselli – e qualsiasi scrittore e ancor più ogni giornalista – occorre usarlo, sfruttare quel che ha scritto. Fare di una vita scomparsa un metodo che prosegue.