In teoria il centrodestra dovrebbe conquistare Benevento a mani basse. Da qui ha preso il volo una delle pupille di Berlusconi, la giovanissima deputata Nunzia Di Girolamo. Qui ha fatto a lungo il sindaco un pezzo da novanta della destra rautiana, poi sottosegretario, poi capogruppo Fli in Parlamento, prima del recente rientro nella maggioranza berlusconiana, il senatore Pasquale Viespoli. E non dimentichiamo il Signore del Sannio e dell’Udeur, l’europarlamentare Clemente Mastella. E invece, a dispetto di questo schieramento di pezzi da novanta, le previsioni delle imminenti elezioni amministrative danno per quasi certo un ballottaggio tra due esponenti del Pd. Quello ufficiale, il sindaco uscente Fausto Pepe. E quello eretico, l’ex parlamentare Ds Carmine Nardone, già presidente della Provincia di Benevento, che sta unendo intorno a sé blocchi di sinistra e di destra fuoriusciti dalle coalizioni, tra i quali Viespoli e Mastella. Con il Pdl che si avvia verso la sconfitta facendo poco o nulla per evitarla, lacerato dalla guerra interna e sotterranea intrapresa su questo territorio da Nicola Cosentino contro la Di Girolamo. Motivo? L’ex sottosegretario all’Economia imputato di camorra a Santa Maria Capua Vetere non ha perdonato alla giovane promessa azzurra di aver cercato di sostituirlo alla guida del partito in Campania, quando Cosentino dovette uscire dal governo e vide traballare anche questo incarico per il coinvolgimento nell’inchiesta P3.
Pure il Pd però ha le sue sofferenze. Arriva al voto con un sindaco, Pepe, logorato da una maggioranza sbrindellata, stravolta e ridotta ai minimi termini dai trasformismi e dai salti della quaglia. Senza essere riuscito ad approvare il bilancio e il piano regolatore. E con l’incubo di 26 milioni di euro di debiti pronti ad apparire nei conti della futura amministrazione, secondo i calcoli fatti dalla sinistra dei movimenti e delle associazioni come ‘Altrabenevento’, che si sta organizzando intorno alla candidatura di Antonio Medici, un ex assessore dell’attuale primo cittadino.
Il pomeriggio del 28 marzo un gruppo di consiglieri comunali si è dato appuntamento nella sede di un notaio, per contarsi, firmare dimissioni di gruppo e far cadere Pepe in extremis. Con lo scopo di impedirgli di fare campagna elettorale da sindaco in carica. Il tentativo è fallito ma solo perché, curiosamente, sui 21 consiglieri necessari per commissariare Benevento, sono mancati i 4 del Pdl. Pallottoliere in mano, persi due esponenti di Idv, un ex Ds e i mastelliani ed ex mastelliani coi quali venne eletto nel 2006, Pepe negli ultimi mesi è rimasto solo con 16 voti certi su 40. Ed ha amministrato contrattando i consensi volta per volta. Con tanta fatica e pochi risultati concreti.
Pepe proviene dal mondo mastelliano. Se ne è andato dall’Udeur nel 2008, sbattendo la porta per la rabbia di essere stato indagato nell’inchiesta sulle clientele del Campanile. Non c’entrava niente e il pm glielo ha riconosciuto presto: è stato uno dei pochissimi ad essere archiviato in istruttoria. Ha dovuto ricostruire la sua amministrazione dalle macerie di quella vicenda. Ora il Pd lo ha ricandidato senza primarie. Per mesi però i democrat sanniti hanno predicato la necessità di svolgerle. E c’era anche un candidato alternativo al sindaco, l’assessore al Commercio Pietro Iadanza. Godeva del favore dell’uomo forse più forte e influente dei democrat beneventani, l’avvocato penalista Umberto Del Basso De Caro, che nella prima Repubblica fu parlamentare Psi e uno dei legali di fiducia di Bettino Craxi, e che ora occupa lo scranno di vice capogruppo del Pd in Regione Campania. Quando Fli pareva avere i numeri per sfiduciare Berlusconi e a Roma montava il flirt Bersani-Fini, Del Basso e Viespoli si sarebbero incontrati a cena nel tentativo di individuare un candidato sindaco di gradimento reciproco. Alla fine non se ne è fatto nulla. Ed anche le primarie sono finite nel guardaroba degli oggetti smarriti. Del Basso è ora uno dei più convinti sostenitori di Pepe. E dalle colonne dei giornali locali attacca Nardone: “Ha stracciato trent’anni di storia”.
L’ex presidente della Provincia guida infatti una coalizione multiforme e multicolore. E’ appoggiato da Mastella e da Viespoli (che controlla 10 consiglieri uscenti, raggruppati nella sigla ‘Territorio e Libertà’), dall’Udc e dai finiani superstiti, da schegge di ex Ds e persino da qualche esponente della sinistra vendoliana (Sel ufficialmente è nella coalizione pro Pepe).
Curioso schieramento, che nasce sulla cancellazione di vecchi rancori. Quando i Ds imposero Nardone alla Provincia di Benevento, Mastella minacciò di far saltare Prodi. Quando la signora Mastella organizzava ‘Quattro Notti di Luna Piena’ a Benevento, la kermesse estiva per la quale è finita sotto inchiesta per truffa ed estorsione, Viespoli convocava conferenze stampa per criticare duramente la rassegna e chi la finanziava. Tutto dimenticato. Tutti insieme contro Pepe. Al Pdl non resta che guardare con la candidatura di bandiera del consigliere comunale Roberto Capezzone. Affiggendo manifesti contro il “matrimonio dei voltagabbana” Nardone e Viespoli. Attaccando il “compare d’anello” Mastella, che si fa eleggere nell’europarlamento col Pdl ma non ne va a sostenere le liste alle comunali e si ‘smarca’ da Benevento per candidarsi a sindaco di Napoli. Non meraviglia allora la Di Girolamo che dichiara sul Sannio Quotidiano: “In caso di ballottaggio indicheremo di votare Pepe”. Pur di far un dispetto a Mastella e a Viespoli.