Forse si sono accorti che in città c’è un grave problema, i bolognesi che la notte scorsa hanno attraversato Piazza Maggiore e hanno visto, sul marciapiede sotto Palazzo D’Accursio, la fila dei sacchi a pelo e delle coperte di tanti senzatetto. Hanno deciso di dormire qui per protestare contro la chiusura dei dormitori cittadini e fa un certo effetto vedere così tante persone che si preparano alla notte sotto l’illuminazione della piazza.
E, mentre arriva dal Comune la conferma che la struttura di via Capo di Lucca (dopo alcuni giorni di chiusura per effettuare interventi) rimarrà aperta fino al 30 giugno 2011, le voci dei senza tetto e degli operatori continuano a dire che non si può agire solo nell’ottica di un’emergenza. “Senza dormitorio? Questa sarà la nostra casa”, recita uno striscione appeso a una transenna. Il fenomeno dei senza fissa dimora è in crescita, non solamente a Bologna, ed esige una risposta strutturata e continuata nel tempo. “A fronte della presenza di qualche centinaio di senzatetto, Bologna offre solo 25 posti in bassa soglia, cioè ad accesso diretto”, spiega Alessandro Tortelli dell’associazione Piazza Grande per descrivere la situazione.
“Non si possono lasciare tutte queste persone in strada solo perché non è più freddo.” dice Mariana, “Siamo senza reddito, abbiamo bisogno di un tetto. Dappertutto in città ci sono persone che dormono fuori. Ogni cittadino può diventare come noi: basta perdere il lavoro e non riuscire a pagare più l’affitto e ti trovi per strada. E non ci deve essere differenza tra residenti e non residenti.”
C’è rabbia e stanchezza sui visi delle persone, disperazione nei gesti e nelle parole di chi questa mattina ha dovuto raccogliere le sue cose e si è ritrovato di nuovo per strada, senza soldi e senza lavoro. È la prima volta che un gruppo così ampio di senza fissa dimora si organizza in questa forma di protesta, che li sta rendendo visibili alla città. E al Comune, che è stato costretto a chiudere i portoni a chiave per paura di un’invasione.
“Questi sono processi storicamente abbastanza rari”, racconta Tortelli, “perché una persona che si trova in strada, si trova in una condizione di marginalità sociale e solitudine individuale, per cui è molto difficile che si inneschino dei meccanismi di collaborazione e di comunità come sta invece avvenendo stasera. Per noi è importante essere qui con loro e cercare di sostenerli nelle loro richieste.”
I passanti guardano con curiosità o diffidenza, qualcuno si chiede che stia succedendo, altri si avvicinano e fanno qualche domanda. Lo strano contrasto tra i ragazzi in giro per fare serata e i senza tetto accampati sotto al Comune ci racconta una delle contraddizioni di questa città, che troppo spesso ignora quanto accade sotto i suoi portici, anche se intorno al dormitorio, agli ospiti e agli operatori, in questi mesi si è stretta una grande solidarietà.
Le storie che raccontano, mentre gli operatori di Piazza Grande distribuiscono cena e coperte, sono tante e tanto diverse: c’è lo studente lavoratore che, dopo il licenziamento, non ha potuto più pagare l’affitto, ci sono persone con problemi di salute che avrebbero bisogno di strutture stabili in cui essere assistite e curate, ci sono i tanti migranti che in Italia hanno sempre lavorato e poi, con la crisi, si sono trovati per strada. Tutti, comunque, sono d’accordo su un fatto: vivere per strada è pericoloso – in tanti raccontano di essere stati aggrediti, insultati, cacciati via – e avere un tetto sotto cui dormire vorrebbe dire rendere più sicure le loro vite e tutta la città. C’è anche chi vorrebbe una struttura in autogestione, forte dell’esperienza di convivenza e condivisione al dormitorio di via Capo di Lucca. Di sicuro c’è che quella di ieri è stata solo la prima notte di protesta.
Giulia Zaccariello
Roberto Laghi