“Cosa fai nella vita?”. “Il musicista”. “Ma ci vivi?”. Questa è una di quelle domande che Francesco Lanzillotta non tollera più sentirsi fare. E’ uno dei più giovani direttori d’orchestra che l’Italia possa – o forse meglio dire poteva – vantare. Nato nel 1977, fa parte di quei cervelli che hanno fatto armi e bagagli e hanno trovato miglior sorte all’estero. La sua fortuna, spiega ora che è direttore principale dell’Orchestra di Verna in Bulgaria la deve “all’essere abbastanza sveglio da capire in tempo che era l’ora di andar via”. La molla è scattata quando una volta diplomato al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, ha deciso di proseguire gli studi a New York: “Lì c’era gente da tutto il mondo, forse mancava solo il Bangladesh“.
Il suo contratto in Bulgaria (rinnovabile di anno in anno) è arrivato per caso, dopo essere stato notato durante un concerto a Roma: “Adesso vado lì 4 mesi all’anno, faccio le mie produzioni, ma continuo a vivere nella Capitale”. Insomma, un cervello in fuga pendolare. Si è esibisce in varie parti del mondo, dalla Corea al Libano passando per Spagna e Portogallo e continua a farlo anche in Italia, a seconda delle occasioni che ottiene grazie all’agenzia (Atelier Musicale) con cui è sotto contratto. Il suo ambiente, ammette, è sui generis: “Ogni percorso in questo mestiere è del tutto personale: la maggior parte dei lavori che mi procuro derivano da contatti che ho costruito negli anni. Non è difficile suonare una volta all’estero, quanto essere richiamato. Se lo fanno, significa che hai fatto un buon lavoro”.
Questo non significa che sia tutto rose e fiori: “C’è il Paese che ti paga poco, ma lavori bene con i colleghi, oppure quello in cui lo stipendio è valido, ma i rapporti umani sono un po’ più difficili”. E non tutti trovano l’America: “Ci sono amici miei che negli States non riescono a lavorare tanto. A mio avviso lì il problema può essere non riuscire ad uscire dalle orchestre universitarie, che sono realtà importanti, ma il passo successivo non è automatico. Poi ci sono dei master favolosi, ma costano davvero tantissimo, ed un ragazzo che vuole frequentarli deve poterselo permettere”.
In Italia il maestro dirigerà nel corso del Primo Maggio, il “concertone” al quale prenderà parte quest’anno anche Ennio Morricone, organizzato da Cgil, Cisl e Uil in piazza San Giovanni a Roma: “L’anno scorso pochi giorni prima dell’evento fu approvato il decreto Bondi che tagliava i fondi alla Cultura. Quest’anno tengo a dirci che noi ci siamo”. E per noi intende “non solo le fondazioni liriche e sinfoniche, ma tutte quelle associazioni costrette a sopperire a causa della mancanza di investimenti”. Che, per inciso, è proprio la differenza che lui nota con il resto del mondo: “Il ministro Brunetta parlava di piano bar (“Che per caso finanziamo piano bar e discoteche?”, ndr) e io sono uno che a 16 anni si è fatto quattro anni a suonare nei locali…la scure del Governo in una situazione già difficile è stato il colpo di grazia”.
Il resto lo fa il modello culturale: “Chi obietta per la presenza della musica classica ad un evento tipicamente “rock” come il Primo Maggio mi stupisce. Prima ci si lamenta perché manca la divulgazione, poi la si fa, e non va bene lo stesso…Ci vuole anche la voglia. Insomma a Verna c’è uno spettacolo dell’Opera a settimana – che in rapporto a noi costerà qualcosa come 10, 15 euro – e la gente aspetta i musicisti fuori dal Teatro, sempre pieno, per fargli domande. Sono interessati, la frequentano come gli italiani fanno con il cinema”. “E Monaco? – chiosa – lì ci sono 12 orchestre: a Roma ci sono quella sinfonica e il Teatro dell’Opera“.