Parla Francesco Lanzillotta, uno dei più giovani direttori d'orchestra italiani. Ignorato in patria, ora dirige l'orchestra di Verna in Bulgaria dove è diventato famoso. Dirigerà il concertone del primo maggio in piazza San Giovanni a Roma
Il suo contratto in Bulgaria (rinnovabile di anno in anno) è arrivato per caso, dopo essere stato notato durante un concerto a Roma: “Adesso vado lì 4 mesi all’anno, faccio le mie produzioni, ma continuo a vivere nella Capitale”. Insomma, un cervello in fuga pendolare. Si è esibisce in varie parti del mondo, dalla Corea al Libano passando per Spagna e Portogallo e continua a farlo anche in Italia, a seconda delle occasioni che ottiene grazie all’agenzia (Atelier Musicale) con cui è sotto contratto. Il suo ambiente, ammette, è sui generis: “Ogni percorso in questo mestiere è del tutto personale: la maggior parte dei lavori che mi procuro derivano da contatti che ho costruito negli anni. Non è difficile suonare una volta all’estero, quanto essere richiamato. Se lo fanno, significa che hai fatto un buon lavoro”.
Questo non significa che sia tutto rose e fiori: “C’è il Paese che ti paga poco, ma lavori bene con i colleghi, oppure quello in cui lo stipendio è valido, ma i rapporti umani sono un po’ più difficili”. E non tutti trovano l’America: “Ci sono amici miei che negli States non riescono a lavorare tanto. A mio avviso lì il problema può essere non riuscire ad uscire dalle orchestre universitarie, che sono realtà importanti, ma il passo successivo non è automatico. Poi ci sono dei master favolosi, ma costano davvero tantissimo, ed un ragazzo che vuole frequentarli deve poterselo permettere”.
In Italia il maestro dirigerà nel corso del Primo Maggio, il “concertone” al quale prenderà parte quest’anno anche Ennio Morricone, organizzato da Cgil, Cisl e Uil in piazza San Giovanni a Roma: “L’anno scorso pochi giorni prima dell’evento fu approvato il decreto Bondi che tagliava i fondi alla Cultura. Quest’anno tengo a dirci che noi ci siamo”. E per noi intende “non solo le fondazioni liriche e sinfoniche, ma tutte quelle associazioni costrette a sopperire a causa della mancanza di investimenti”. Che, per inciso, è proprio la differenza che lui nota con il resto del mondo: “Il ministro Brunetta parlava di piano bar (“Che per caso finanziamo piano bar e discoteche?”, ndr) e io sono uno che a 16 anni si è fatto quattro anni a suonare nei locali…la scure del Governo in una situazione già difficile è stato il colpo di grazia”.
Il resto lo fa il modello culturale: “Chi obietta per la presenza della musica classica ad un evento tipicamente “rock” come il Primo Maggio mi stupisce. Prima ci si lamenta perché manca la divulgazione, poi la si fa, e non va bene lo stesso…Ci vuole anche la voglia. Insomma a Verna c’è uno spettacolo dell’Opera a settimana – che in rapporto a noi costerà qualcosa come 10, 15 euro – e la gente aspetta i musicisti fuori dal Teatro, sempre pieno, per fargli domande. Sono interessati, la frequentano come gli italiani fanno con il cinema”. “E Monaco? – chiosa – lì ci sono 12 orchestre: a Roma ci sono quella sinfonica e il Teatro dell’Opera“.