Il motto è “fare rete perché la strada individuale non funziona più”, aggiunge Stefano, “e a differenza di tutte le altre battaglie, in questa non ci supporta alcuna forza politica, ma ormai è insostenibile questa precarietà che si è fatta vita”, si uniscono al grido dei quattordici dottori “diversamente occupati”, “Il nostro tempo è adesso, la vita non aspetta”. E già in tantissimi hanno detto sì “perché il nove aprile si inauguri un nuovo percorso politico che scardini la precarietà e costruisca un’alternativa alla fuga da questo paese”.
Link, unione studenti, comitato precari scuola? Presenti. “Ci saremo per continuare la lotta dello scorso autunno quando abbiamo protestato per smantellare la riforma Gelmini ma anche per denunciare l’impossibilità di pensare al futuro!”, dice Andrea, “ci hanno tagliato il 90 per cento dei fondi per il diritto allo studio e ora vogliono tranciare anche il nostro futuro con l’introduzione di prestiti al posto delle borse di studio”. Aggiunge un suo collega che lavora in nero per pagarsi gli studi: “Siamo invisibili: come facciamo a scioperare se per noi neanche quel diritto è previsto?” Comitato operatori precari nel Sociale? Presente. “Da noi non decurtano ma propongono tariffe più basse”, dice Chiara con voce rotta, “e ci stanno mettendo in ginocchio”.
Dottorandi precari della Sapienza? Presenti, “non una richiesta di solidarietà, ma un terremoto che scuota tutti i modelli sociali. Abbiamo dedicato la vita all’università e ora vogliono sopravvivere sulla nostra pelle?” Comitato ricercatori vincitori di concorso non assunti? Presente. “Siamo 700mila a non avere un posto di lavoro, nonostante un concorso vinto e per quanto dovremo aspettare?”. Comitato dei giornalisti con contratto atipico della Rai? Presente. “Siamo ottanta a Radio Tre e più della metà sono precari, denuncia Claudio: “Ache nell’emittente pubblica italiana ci sono maremoti tra lavoratori e sindacati: ci fanno lavorare con contratti sempre più bassi e condizioni accetta-o perdi il lavoro. Gli fa eco Teresa, di “Errori di Stampa”: “In Italia ci sono 20mila giornalisti stabilizzati e 24mila collaboratori, fantasmi nelle redazioni che vengono pagati anche quattro euro al pezzo: per noi la precarietà è un ricatto”. Generazione P? Presente. “Noi siamo quelli nati negli anni ’80”, dice Micol, “e fin sui banchi si scuola ci hanno detto di fare in conti con la precarietà”. Comitato precari spettacolo? Presente. “Non vogliamo che il nostro welfare siano i nostri genitori”. “Giovani non più disposti a tutto” (Cgil)? Presente, “perché i giovani sono la grande risorsa di questo paese e meritano di avere risposte concrete, adesso”, afferma Ilaria Lani, responsabile delle politiche giovanili della Cgil. E denuncia: “I dati diffusi stamani dall’Istat sono l’ennesima conferma di una situazione disastrosa e di quanto siano stati i giovani a pagare il conto della crisi”, “nel quarto trimestre 2010 il tasso di disoccupazione giovanile arriva al 29,8%, il dato più alto dal 2004, e aumenta il lavoro a termine (+5,1%) e il part time involontario.
Questo fenomeno in particolare riguarda prevalentemente le nuove assunzioni e ci dice quanto siano peggiorate le condizioni di ingresso nel mondo del lavoro. In sintesi”, continua, “il lavoro quando c’è è sempre più precario. Ma le dichiarazioni del ministro Sacconi di oggi vanno in tutt’altro senso. Purtroppo il governo continua a sminuire. Evidentemente”, concluse Lani, “il premier è troppo distratto dalle sue vicende private per accorgersi che la priorità del paese è offrire prospettive alle nuove generazioni”. Casa internazionale delle donne? Presente. “È la quota femminile, ma non quella del bunga bunga, la speranza di questo paese”, dice Maria Luisa, 79 anni. Ci sarà anche lei, sabato, alla street parade da piazza della Repubblica fino al Colosseo.