L'ex ad di Unipol cercava la rivincita personale dopo le bufere giudiziarie con la gestione della squadra. Doveva mettere in piedi una cordata e sembrava esserci riuscito. Ma chi entra guarda i conti e scappa. Da Zanetti a Cazzola. Il fallimento è scongiurato. Ma adesso l'ingegnere che farà?
“Dopo una lunga e complicata trattativa relativa al salvataggio e rilancio del Bologna F.C. 1909″… Cominciava così la nota di Giovanni Consorte e Massimo Zanetti che il 19 dicembre 2010 annunciavano di aver acquistato le azioni del club dalle mani di Sergio Porcedda e Renzo Menarini. La cordata riunita nella newco Bologna 2010 spa, presieduta dall’ex manager di Unipol, con in squadra anche Gianni Morandi e un gruppo di volenterosi locali, assumeva il controllo del club.
Ma da allora il rilancio è stato lento e ora nemmeno il futuro sembra tranquilo. E se Zanetti s’è dimesso a gennaio insieme all’ad Baraldi per divergenze sui conti, Consorte pensava di aver chiuso il cerchio trovando in casa il nuovo socio di maggioranza e amministratore delegato della squadra: Alfredo Cazzola, 61 anni e 5 milioni di euro da investire, l’uomo dell’ultima promozione. Scena di dieci giorni fa negli uffici di Intermedia in via della Zecca, casa di Consorte e ormai plancia di comando del calcio cittadino: strette di mano, sorrisi, finanche baci, per quel nome – e quei soldi – che sembravano essere la parola definitiva alla crisi permanente del Bologna Calcio. Neanche questa volta, però, le cose vanno nel verso giusto.
A cinque giorni dall’investitura ufficiale come ad, prevista per il 7 aprile, anche Cazzola abbandona la barca dell’ingegner Consorte. Ieri a mezzogiorno gli ha comunicato con una lettera, spedita via fax e via mail, la sua decisione di fare un passo indietro e di lasciar perdere il progetto di un impegno economico.
E dire che il 24 marzo aveva già firmato il patto di sindacato con i futuri compagni di avventura. Nella lettera, più che i primi dissidi con alcuni azionisti, Cazzola lamenterebbe la quantità eccessiva di soldi da dover mettere sul piatto per riuscire a mantenere dei risultati sportivi. Una considerazione che nasce dalle chiacchierate con il ds Longo: gli aumenti del capitale previsti fin qui, s’è convinto Cazzola, servirebbero appena a tamponare la situazione presente e non a programmare il futuro. “Il Bologna deve affrontare una serie di ricapitalizzazioni impegnative per mantenere e migliorare i risultati sportivi”, dice l’ex Mr. Motor Show. “Sono però convinto che l’attuale società sia finanziariamente solida per garantire la gestione”.
Altri aumenti di capitale, dice Cazzola. In dicembre, quando si era costituita Bologna 2010 spa, vennero richiesti 10 milioni (9,2 versati subito). A febbraio il capitale è stato portato a 13, e la compagine allargata a 24 soci. Ora, con Cazzola, sarebbero diventati 25 soci e 19 milioni, come deliberato dal Cda del 29 marzo.
Il nuovo ad ne avrebbe messi 5, 3 subito e 2 fra un mese. Gli altri soci, tutti insieme, uno. “L’aumento verrà regolarmente approvato dall’assemblea del 7 aprile”, garantisce ora Consorte, seccato, però, “per aver appreso della decisione di Cazzola dai giornali. Non c’è alcun problema nei conti, basta fare illazioni: forse è il modello di società allargata, una novità assoluta nel calcio, che non viene apprezzato da tutti”.
Ricevuta la lettera di Cazzola, l’ingegnere ha convocato d’urgenza, di domenica pomeriggio, una riunione fra i firmatari del patto di sindacato (tutti, tranne Zanetti e il professor Bernini). Sul tavolo, un altro piano di rilancio, l’ennesimo. E in ballo c’è anche la questione delle quattro associazioni cittadine promosse per sostenere e finanziare la squadra, riunendo tifosi, commercianti, artigiani e professionisti. Nei piani dovevano raccogliere un milione a testa, nei fatti hanno trovato poco più di 800 mila euro in tutto.
Se il Bologna sul campo si è salvato in anticipo, nonostante 3 punti di penalizzazione, quella di Consorte è una partita infinita. Tutta da giocare.
Antonella Salini