Dal primo marzo 2011 infatti, è entrato in vigore il regolamento n. 2 del 21 febbraio 2011 della giunta Caldoro, che introduce norme transitorie alla legge regionale che regolamenta il settore. A certificare che la costruzione effettuata è a norma non sarà più il Genio civile, che si riserva solo di poter effettuare eventuali controlli, ma il collaudatore del costruttore, o committente della struttura, attraverso la compilazione di alcuni moduli prestampati. Una procedura voluta per “semplificare” l’iter, che era stato concepito dopo il terremoto dell’Aquila per dare un giro di vite sui controlli e renderli più efficaci. Il costruttore che presenta richiesta di autorizzazione sismica al Genio civile provinciale competente, se non ottiene risposta entro 60 giorni, ha facoltà di chiedere al proprio collaudatore (un ingegnere iscritto all’albo da almeno 10 anni) di fare una propria relazione, attraverso la compilazione del questionario prestampato del Genio civile, che deve essere presentato entro i 15 giorni successivi alla scadenza dei 60 giorni. Il Genio a questo punto è deputato a un controllo del modulo, poi rilascia l’autorizzazione, senza che avvenga alcun controllo fattivo e pratico sul progetto, o sul cantiere. In questo modo, almeno fino al 31 dicembre 2011, la stretta voluta dopo il dramma dell’Aquila va in fumo.
Dopo il terremoto, la Regione Campania con la modifica della legge regionale n. 9 del 1983, istituisce l’autorizzazione sismica ai lavori. Tutte le costruzioni rientranti nelle zone 1 e 2 (ovvero quelle col più alto rischio sismico), devono essere sottoposte ad autorizzazione sismica, e quindi tutti i progetti devono essere soggetti al controllo del Genio civile. Un provvedimento questo, che secondo l’Ordine degli ingegneri campano, avrebbe intasato gli uffici del Genio, che sarebbero sotto organico e non pronti ad una tale mole di lavoro. Prima della stretta infatti, agli uffici provinciali del Genio era demandata solo una parte dell’iter di controllo.
Ma la storia dei provvedimenti antisismici in Campania è singolare, e parte dal 1983, dopo il devastante terremoto dell’Irpinia. Nell’83 infatti la legge regionale n.9 istituisce l’obbligatorietà del deposito sismico: i progetti presentati devono essere soggetti a controlli. Non viene specificato però chi debba effettuare questi controlli, né come e in che modo. Di fatto per 19 anni tutto tace, fino al 2001, quando con un decreto presidenziale (DPGRC n. 2515), si specifica che il 3% di tutti i progetti presentati ogni mese deve essere sottoposto a controllo a campione. A fare i controlli dal 2002, fino ad un mese fa, era quindi il Daps, il Dipartimento di Analisi e Progettazione Strutturale della Facoltà di Ingegneria dell’Università Federico Secondo. Un polo composto da una trentina tra ricercatori e professori universitari.
Dopo il controllo, il Daps inviava il parere al Genio, e sui due terzi di quel 3% di progetti valutati, venivano predisposti i controlli in fase di esecuzione, ovvero in cantiere. Con la stretta post-l’Aquila, solo le costruzioni della zona 3 (basso rischio) subivano questa procedura, mentre per la zona 1 e la zona 2 tutti i progetti dovevano essere verificati. Così si spiega il carico di lavoro abnorme che ha investito gli uffici del Genio, e che ha prodotto rallentamenti nelle verifiche, anche fino a 9 mesi, con la conseguenza di tenere i cantieri fermi, perfino in barba al Piano casa tanto conclamato che è di fatto finito in un imbuto. Dunque per sbloccare i lavori, e ovviare all’intasamento degli uffici del Genio, niente più controlli e verifiche stringenti, basta la certificazione del collaudatore del costruttore. Intanto, in attesa dei tempi lunghi, in molti hanno deciso di cominciare a costruire comunque, anche senza autorizzazioni, in attesa della prossima sanatoria.
di Giulio Finotti