Il ministro della Difesa La Russa ascolta di spalle l'intervento di Antonio Di Pietro

Una semplice lettera di censura. E’ questa la sanzione decisa dall’Ufficio di presidenza della Camera dei deputati contro il “vaffa” del ministro Ignazio La Russa indirizzato a Fini settimana scorsa nel corso della bagarre in Aula sul processo breve. La lettera sarà inviata, per conoscenza, anche al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Lui, il ministro della Difesa La Russa, dichiara: ”E’ una decisione che rispetto, ne prendo atto con grande serenità” e aggiunge “leggerò la lettera e risponderò, naturalmente con il massimo rispetto, ma finalmente mettendo in fila i fatti così come sono avvenuti”.

La sanzione al ministro è stata approvata a maggioranza. Mentre Pdl e Lega hanno sostenuto in maniera compatta la proposta dei deputati questori, le opposizioni, tutte convinte che il provvedimento fosse troppo leggero, si sono spaccate. Alcuni parlamentari hanno votato contro, altri non hanno partecipato al voto uscendo dall’Aula.

Se il Pdl sostiene che la lettera di richiamo è “l’unica sanzione possibile con il regolamento attuale”, l’opposizione sostiene che la misura è un pannicello caldo. Silvana Mura dell’Idv ha votato contro e ha chiesto quindici giorni di sospensione da Montecitorio per La Russa perché “d’ora in poi chiunque in aula può insultare in maniera volgare la presidenza ed invocare il precedente fatto valere per il ministro della Difesa”. Anche per Rosi Bindi, che al momento del voto è uscita dall’aula, la lettera è troppo poco: “Il ministro La Russa avrebbe dovuto avere, come membro della Camera, oltre che del governo, l’interdizione almeno dalla partecipazione al voto sul provvedimento. Siamo peraltro in assenza di scuse”. Massimo Donadi invece non usa mezzi termini e dice che la decisione dell’Ufficio di presidenza è “un atto di codardia”.

I fatti contestati al ministro della Difesa risalgono alla bagarre in Aula dello scorso 30 ottobre, quando la maggioranza decide di accelerare sul processo breve, chiedendo l’inversione dell’ordine del giorno.

Fuori dal palazzo, il popolo Viola manifesta con tanto di lancio di monetine contro l’ennesima legge ad personam per Berlusconi. Dentro l’emiciclo La Russa prende la parola accusando l’opposizione parlamentare di complicità con i manifestanti. “Vi do anche una notizia – dice La Russa – Mi è venuta di fronte una persona in modo minaccioso ma figurarsi se io mi sono spaventato”.

Quando tocca a Dario Franceschini a parlare, che accusa il ministro di avere provocato i cittadini fuori da Montecitorio, il ministro comincia ad applaudire platealmente l’esponente del Pd facendogli anche segno di tacere. A quel punto interviene Gianfranco Fini che richiama il titolare della Difesda a un atteggiamento più consono. Apriti cielo. Non lo avesse mai fatto. La risposta di La Russa al presidente della Camera non si fa attendere: “Non mi rompere”. A quel punto è lo stesso Fini a perdere le staffe: “Non le permetto di rivolgersi in questo modo alla presidenza”, ma La Russa risponde con un elegante “vaffa” accompagnato anche da un eloquente gesto della mano.

A quel punto, Fini sospende la seduta e furibondo lascia l’aula di Montecitorio. Dai banchi dell’opposizione è un coro di “fascista, fascista” indirizzato a La Russa, Fini allontanandosi dice a mezza bocca di farlo curare. A tale riguardo è emblematico il commento di Fabio Granata di Futuro e libertà: “Ha cambiato pusher”.

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