Per quanto possa sembrare bizzarro, c’e’ un tratto comune ai videogiochi di Tremonti e alla narrazione di Vendola. Ad esempio entrambi mostrano un’ossessione per la speculazione finanziaria.
Tremonti, con pennarello e cartellone (il ministro è rimasto beatamente ancorato all’epoca pre-Powerpoint) nello studio di Annozero ha tracciato una retta in direzione del nulla (senza specificare cosa rappresentasse) e un rettangolo di aria fritta tra gli sguardi vitrei o imbambolati degli astanti (alcuni dei quali, come Scalfari, si piccano di essere esperti in economia). Dopo una dozzina di minuti spesi a evocare varie mostruosità sulla crisi (nonstante il suo padrone avesse detto che la crisi era un’invenzione dei disfattisti e che se anche ci fosse stata era comunque superata), Tremonti ha inalberato uno dei suoi pappafichi retorici, per il quale va giustamente famoso tra i parrucchieri e pizzicagnoli, scagliandosi contro il “mostro” della speculazione responsabile di tutti i mali del mondo, in modo particolare dell’impennata dei prezzi del petrolio e delle derrate agricole.
Neanche Vendola usa Powerpoint (e nemmeno i pennarelli), ma esprime concetti analoghi. Ad esempio sulla situazione in Grecia e Irlanda, oppure sul Sole 24 Ore parlando della mercificazione del mondo oppure quando semplicemente voglia “dire qualcosa di sinistra“ (o inconsciamente di destra, visto che collima con l’opinione insigne di Tremonti). Se proprio non volete trascurare nulla della narrazione in materia, inserite su Google “Vendola speculazione finanziaria” e vi troverete alle prese con 223mila pagine.
Devo confessare un’ammirazione per queste figure politiche in pista da decenni, ma con un dono speciale nel far credere di rappresentare il Nuovo. Per questo mi dispiace sinceramente che con una certa probabilità – se l’anno venturo Berlusconi dovesse ricongiungersi a merenda con Gheddafi in qualche località del Ciad nord orientale – si scontreranno per la poltrona di primo ministro. Io invece li vedrei bene nello stesso ticket elettorale, perché sulla politica economica hanno idee che combaciano talmente bene da risultare indistinguibili. Per esempio Vendola insiste sulla ricerca? Tremonti lo ha già accontentato da anni con l’Istituto Italiano di Tecnologia. Nessuno sa bene cosa faccia, ma vi assicuro che è una splendida, ancorché costosa, narrazione.
Vendola vuole una politica industriale? Tremonti non è da meno: a Cernobbio dice esattamente le stesse cose, anzi, ha già messo in moto gli strumenti, ad esempio il Fondo italiano di investimento per le Pmi. Non conosco alcuna impresa che ne abbia beneficiato, ma non bisogna fossilizzarsi sui dettagli. Ciò che conta per lo spettabile pubblico è (forse lo avrete intuito) la narrazione. Nelle ultime ore Tremonti ha intensificato gli sforzi sulla politica industriale tirando fuori dal cappello un Fondo per la gestione di partecipazioni dello Stato in aziende private. Un po’ di sovietismo soft alla valtellinese è proprio quel che ci vuole per trasferire i soldi del Tesoro agli amici e negarli ai nemici, come nel caso Alitalia. Mandrie (o cordate) di imprenditori che sanno imbastire la narrazione giusta stanno già adocchiando cupidi la greppia della Cassa Depositi e Prestiti.
Ma c’è un problema che mi tiene sveglio nelle notti tempestose quando mi assale l’angoscia per il mostro della speculazione. Non potendo assurgere al livello delle menti eccelse, mi scopro a pensare che nei mercati finanziari per ogni transazione ci sono sempre due parti. Uno che compra e l’altro che vende, proprio come al mercato ittico di Bari, oppure al centro ortofrutticolo di Sondrio. Quindi io che sono un’anima semplice, non riesco mai a capire chi sono gli speculatori. Saranno quelli che vendono o quelli che comprano? E se per esempio fossero sempre quelli che comprano, come mai i grulli che vendono sempre continuano a farsi fregare allegramente all’infinito? E’ ovvio che non la sanno lunga come Vendola e Tremonti, altrimenti si metterebbero anche loro a comprare (e nessuno venderebbe). Tra l’altro mi chiedo: “Come faranno questi grulli ad avere sempre così tanti soldi da farsi spillare dai callidi speculatori senza mai andare in bancarotta?”
Poi ci sono delle complicazioni che davvero mi sconvolgono. Prendete l’estate del 2008, quando il petrolio arrivò a quasi 150 dollari al barile. A quei tempi lo sapevano anche i pargoli che gli speculatori cattivi erano quelli che compravano petrolio. Tremonti sbraitava continuamente contro gli speculatori con indomito coraggio. Poi però in poche settimane il prezzo crollò a 35 dollari al barile. Al che mi colse il sospetto che non avessi capito la profondità dell’analisi tremontiana! Era ovvio che gli speculatori fossero quelli che vendevano. Però né Tremonti né Vendola si scagliarono con la veemenza del caso contro questi speculatori. Anzi nessuno, ma proprio nessuno obiettò che questa mostruosa speculazione al ribasso affossava le economie di paesi poveri come la Nigeria o l’Angola, che dipendono dall’esportazione di petrolio per il proprio sostentamento.
Ma non complichiamoci eccessivamente la vita e concentriamoci sugli indubbi benefici che si possono trarre dagli insegnamenti dei giganti del pensiero economico. Visto che Tremonti, Vendola e i loro epigoni hanno capito tutto della speculazione dovrebbero mettere a frutto questa superiore abilità cognitiva, senza perdere tempo ad Annozero. Perché non aprono un hedge fund (magari con i soldi di Berlusconi, che è sempre così buono e disponibile con tutti) e si mettono a speculare anche loro? Immaginate quanti soldi sicuri si potrebbero intascare senza fatica. Vendola potrebbe ripianare i debiti della sanità pugliese disastrati dalle migliaia di assunzioni ope legis proprio alla vigilia delle elezioni regionali (quando si dice la coincidenza). E Tremonti non dovrebbe più scervellarsi con i conti pubblici da far quadrare. Serve qualche miliardo per l’Expo di Milano? Si specula sul grano. Servono fondi per mandare fuori dagli zebedei (o come si dica in idioma celtico) i migranti? Si spinge alle stelle il prezzo del rame. La Banca del Sud che piace tanto al ministro ha bisogno di capitali? Basta mandare in bancarotta il Portogallo. Serve il soldo per l’Armata Scilipoti? Si acquista qualche migliaio di futures sulla soia.
Come ci insegnano Vendola e Tremonti non mancheranno mai i grulli che vendono. E nemmeno quelli che votano.