Mentre il Viminale porta a casa l’accordo con la Tunisia sui rimpatri, in Italia si fa strada l’ipotesi del cosiddetto ‘permesso temporaneo’. La Lega dice sì a Berlusconi, ma molto dipenderà dalla disponibilità degli altri paesi europei alla ripartizione degli oneri di accoglienza. Intanto il tempo stringe. “Siamo già in ritardo. Migliaia di migranti sbarcati a Lampedusa vengono trasferiti senza essere identificati – avverte Fulvio Vassallo, paleologo dell’ASGI – e senza il contributo di associazioni e Ong la situazione potrebbe diventare ingovernabile”.

Previsto da una direttiva comunitaria del 2001, il permesso concede al migrante un’accoglienza regolare fin dallo sbarco, per un periodo di un anno e prorogabile di un altro anno al massimo. Il titolo di soggiorno sarebbe valido anche per studio e per lavoro, e consentirebbe anche di attuare il diritto all’unità familiare, senza impedire l’eventuale richiesta di protezione internazionale. Ma non è tutto. Il permesso consentirebbe ai tunisini di circolare in tutta l’area Schengen, liberando le centinaia che ogni giorno entrano in Francia dal confine di Ventimiglia per essere immediatamente respinti in Italia dalla polizia francese. E’ questo che molto probabilmente ha fatto incassare a Berlusconi il nulla osta della Lega Nord. L’opportunità, finché non avranno inizio i rimpatri in Tunisia, di lasciare che i migranti continuino il loro viaggio verso il Nord Europa.

Eppure, accordare alle migliaia di tunisini che in queste ore vengono trasferiti da Lampedusa alle tendopoli il ‘permesso temporaneo’ potrebbe rivelarsi un’operazione complessa. A sostenerlo è il professor Fulvio Vassallo Paleologo dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione. “È l’unico provvedimento sensato che l’Italia possa adottare per alleviare la tensione – spiega – ma il provvedimento arriva tardi, in troppi hanno già lasciato Lampedusa senza essere stati identificati. Dei tanti che si sono allontanati dalle tendopoli potremmo aver perso le tracce per sempre”. Paleologo punta il dito contro quella che definisce una “militarizzazione dell’emergenza”. Le masse che stipate nelle tendopoli complicano le operazioni di identificazione, l’individuazione e la tutela dei minori. Anche la sola distribuzione del cibo diventa motivo di tensione. “Dovremmo aprire alle associazioni, al volontariato – suggerisce Paleologo – un’accoglienza di questo tipo renderebbe più agili le operazioni di identificazione e l’eventuale concessione del permesso temporaneo. Al contrario – racconta – se oggi una Caritas ospita un migrante, ospita un irregolare”.

A rallentare le decisioni dell’Italia sul permesso temporaneo è probabilmente l’attesa del pronunciamento in materia del Consiglio d’Europa, che si riunirà la settimana prossima. Se il parlamento di Strasburgo ha approvato la relazione del leghista Fiorello Provera in cui si raccomanda ai governi di assistere l’Italia nel combattere l’emergenza, pochi sono per ora i segnali provenienti dai singoli stati. Perché la via del ‘permesso temporaneo’ porti ad un alleggerimento della pressione migratoria sul nostro Paese è fondamentale che l’Europa si accordi sulla ripartizione degli oneri. “Per l’Italia sarà più semplice e conveniente accordare il ‘permesso temporaneo’ – conclude Paleologo – che all’interno di un percorso concertato permetterebbe ai paesi disponibili di accogliere parte dei migranti”.

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