Il leghista Fiorello Provera invoca l'applicazione della direttiva 55 del 2001, che permette ai profughi di ricevere un titolo di soggiorno, il diritto all'occupazione, a un alloggio e all'assistenza sociale
Mentre in Italia la Lega vorrebbe vedere i profughi approdati a Lampedusa “foera di ball”, in Europa chiede l’applicazione di misure eccezionali d’accoglienza. A Strasburgo è stata infatti votata a grande maggioranza una relazione d’iniziativa (quindi senza valore legislativo) presentata dal leghista Fiorello Provera che invoca l’applicazione della direttiva 55 del 2001, che prevede una protezione temporanea eccezionale ai rifugiati. La normativa Ue in questione permetterebbe ai profughi di Lampedusa di ricevere un titolo di soggiorno, il diritto all’occupazione, a un alloggio, all’assistenza sociale, alle cure mediche e al sistema scolastico. Un trattamento di tutto rispetto con addirittura la possibilità per i parenti di chiedere la ricongiunzione familiare.
Com’è possibile una simile differenza di vedute all’interno del Carroccio? Il tutto si potrebbe spiegare con il desiderio tutt’altro che velato di “spartire” l’ingombrante pacchetto di rifugiati con gli altri Stati membri. “Nessun paese può far fronte da solo a un’emergenza di queste dimensioni; (…) mi auguro che l’Europa possa concretamente adoperarsi e mobilitare risorse per aiutare l’Italia”, ha dichiarato Provera a margine del voto. Un aiuto che tuttavia può concretizzarsi solamente su “base volontaria”, ha chiarito la commissaria Ue agli Affari Interni Cecilia Malmstrom in un discorso in Aula, commissaria che comunque ha appoggiato la richiesta italiana di aiuto: “Mi appello agli Stati membri affinché non siano solidali solo a parole”. La Malmstrom ha tuttavia voluto respingere “l’accusa che finora Bruxelles non abbia aiutato l’Italia”, ricordando ad esempio gli impegni sul campo di Frontex.
Certo le recenti prese di posizione di altri Paesi Ue non fanno ben sperare circa un’ “assunzione comune di responsabilità”. Anche le speranze leghiste di lasciar “filtrare” i profughi attraverso l’Italia verso il resto d’Europa grazie alle frontiere aperte di Schengen sembrano piuttosto aleatorie, dal momento che queste regole si attuano solo per i cittadini europei con regolare permesso di soggiorno. Allora l’unica speranza resta l’articolo 80 della tanto sospirata direttiva 55 del 2001, che necessita, secondo quanto riferisce la Malmstrom, di “una maggioranza qualificata” tra gli Stati Ue e che si attiverebbe “solo se dovessero aumentare i flussi migratori dalla Libia”.
Ecco che la domanda sorge spontanea: cosa ne pensano di tutto questo Bossi e Maroni? Mistero. Intanto, sempre a proposito di sbarchi, l’Italia rischia una procedura d’infrazione per la mancata applicazione della direttiva Ue sui rimpatri. A lanciare l’allarme è Sandro Gozi, responsabile politiche Ue del Pd. ”Nel pieno dell’emergenza immigrazione questo governo non vuole inserire la direttiva rimpatri della legge comunitaria perché sa benissimo che applicare questa direttiva significa cancellare il reato di clandestinità”. Timore confermato dai servizi della Direzione generale Affari Interni della Commissione europea. “Al momento l’Italia non ha ancora comunicato le misure legislative nazionali di trasposizione della Direttiva”.
A quanto pare il 27 gennaio la Commissione ha inviato una lettera formale ai 20 Paesi, tra cui l’Italia, che non hanno ancora applicato la normativa comunitaria, preannunciando l’intenzione di Bruxelles di aprire una procedura d’infrazione di fronte alla Corte di Giustizia. “Allo stato attuale delle cose, non si può’ escludere alcuna possibilità”. Una possibilità che si tradurrebbe in una multa più che salata per l’Italia, una vera tegola sulla testa per le già disastrate finanze pubbliche di Roma, alla faccia dei 171 milioni di euro, una parte dei quali ancora non spesi, ricevuti finora per fronteggiare l’emergenza.