Lo scrittore fa il pienone e paralizza la città: "Combattiamo insieme le infiltrazioni mafiose al nord"
“Sono reggiano e ringrazio il sindaco di Reggio, tutto il consiglio comunale per avermi dato la cittadinanza della vostra città. Se non l’ho ritirata è esclusivamente per motivi legati alla mia sicurezza dal momento che vivo sotto scorta”. Così ha esordito lo scrittore che poi ha parlato per oltre un’ora sia di come funziona la macchina del fango “nei confronti di chi combatte il malaffare e le mafie”, tirando fendenti a destra e manca specialmente su Silvio Berlusconi e la maggioranza di centrodestra, per arrivare a spiegare nei dettagli fenomeni più inquietanti ed attuali come quelli delle infiltrazioni delle mafie al nord.
“Dire che le mafie sono al nord non è attaccare il nord. è il contrario è voler salvaguardare il territorio dalle infiltrazioni mafiose”, ha spiegato Saviano tra gli applausi di chi lo seguiva in libreria e in via Emilia tramite i maxischermi.
“Se provate a vedere le gerarchie ndranghetiste – ha detto – dimostrano come le mafie oggi siano profondamente disciplinate, la loro forza risiede nel rigore delle regole e nell’investimento sui giovani, investendo su chi è disposto a morire per fare carriera criminale e nella regola”. Saviano ha poi puntato il dito su un nuovo fenomeno che riguarda le organizzazioni del crimine organizzato, quello di volersi completamente assimilare ai nuovi territori.
“Nel libro racconto di come una parte della ‘ndrangheta lombarda – ha detto Saviano – punti a creare una organizzazione completamente separata da quella del sud. Con cognomi lombardi, che parla dialetto lombardo e con imprenditori del nord. Con un clima sul quale operare molto semplice: al sud si è omertosi per paura ,nel nord si è omertosi per convenienza. Un imprenditore in crisi, una banca che non ha più liquidità agli sportelli, ora arrivano loro. Non è come qualcuno che ci vuol far credere che ora esista l’invasione dei terroni. Non è il terrone criminale che arriva qui ed apre una pizzeria e rovina tutto. Magari fosse così semplice il fenomeno. Il fenomeno ora è molto più complesso”. “Anzi – ha concluso – dall’esperienza che emerge in Germania, negli Stati Uniti ed in Canada, ma anche in Italia i primi veri anticorpi per battere le mafie arrivano dalla parte sana delle comunità d’immigrati, perchè loro riconoscono subito il fenomeno e sanno come combatterlo”.