L’importante è esserci. I protagonisti della prima udienza del processo Ruby sono i giornalisti. Centinaia le troupe schierate già dalle prime ore di questa mattina davanti al Palazzo di Giustizia di Milano con le fly parcheggiate dalla parte opposta del tribunale a formare una lunga catena di parabole. Giornalisti e televisioni sono giunti qui per la prima, interlocutoria, udienza dal Giappone, Australia, tantissimi i cronisti spagnoli con troupe arrivate anche dai Paesi Baschi.
Nessun contestatore tranne il solito gazebo dei fan berlusconiani preso d’assalto come una novità, e curiosità da raccontare, da cineoperatori e fotografi stranieri che riprendono avidi i cartelli esposti ormai familiari che recitano “Giustizia non esiste laddove non vi è libertà”. Unica voce contraria, alle nove del mattino, un sostenitore dell’Italia dei valori che inalbera un foglio A4 con scritto “Difendiamo la magistratura dalle sozzure berlusconiane”. Un po’ di parapiglia si scatena quando un passante apostrofa quelli del gazebo berlusconiano e partono le invettive incrociate “Voi siete comunisti, Silvio è un perseguitato”, dice uno dei sostenitori di Berlusconi. “Dovrebbe farsi processare come tutti”, ribatte un passante.
Le fila dei sostenitori e quelle degli anti premier nel corso della mattina si ingrossano, con prevalenza per i difensori di Berlusconi che lanciano in aria palloncini azzurri con legati dei perizoma. L’idea è di Idelfonso Gallarini, iscritto al Pdl. “Queste mutandine rappresentano il vizio italiano di andare a guardare sempre dal buco della serratura – dice il sostenitore del premier – e in particolare nel letto degli altri. Questo è un processo inverosimile e non credo che finirà in qualcosa di concreto”. Iniziativa contestata da alcuni passanti con grida di “vergogna” nei confronti degli attivisti del Pdl. Da una parte all’altra della strada continuano i battibecchi tra sostenitori e oppositori del premier. Tra quest’ultimi anche tre anziane che impugnano delle grandi rose tricolori fatte di cartapesta. La signora Angelica, 67 anni, golfino e cappello di lana nonostante i 25 gradi, afferma: “Siamo qua per sostenere i magistrati perché la magistratura e’ sotto attacco da molti anni e noi chiediamo un presidente onesto”. Angela Fecun, 68 anni, viene avvicinata da un giornalista del New Yorker. “La prego, la prego – dice afferrandole il braccio – lo scriva che in Italia non siamo tutti come lui. E mi saluti Obama”. All’esterno continuano a restare oppositori e fan di Berlusconi, schierati sui marciapiedi, gli uni opposti agli altri, in corso di porta Vittoria. Ogni tanto uno dei due schieramenti si avvicina all’altro e partono battibecchi ed insulti. Scaramucce che hanno costretto più volte le forze dell’ordine ad intervenire per sedare gli animi.
Udienza lampo. E’ durata solo cinque minuti l’udienza del processo Ruby. Giusto il tempo per i giudici della quarta sezione penale, presidente Giulia Turri, di fare l’appello delle parti presenti in aula e di rinviare il processo al 31 maggio per le questioni preliminari prima dell’inizio del dibattimento. In questi dieci minuti scarsi di udienza, il legale del premier, l’avvocato Giorgio Perroni, ha letto una lettera di Silvio Berlusconi ai giudici nella quale il presidente del Consiglio ha fatto presente di non poter partecipare all’udienza causa impegni istituzionali, acconsentendo comunque che si celebrasse l’inizio del processo.
I giudici quindi hanno dichiarato la contumacia del premier e poi dell’avvocato Perroni ha letto un’altra missiva di Niccolò Ghedini e Piero Longo, storici difensori del capo del Governo, nella quale i due hanno spiegato di non poter partecipare all’udienza per impegni parlamentari. Il collegio ha acquisito le due lettere, ha chiamato come persona offesa il funzionare della questura Giorgia Iafrate, rappresentata in udienza dal suo legale, e poi ha citato gli altri due funzionari Pietro Ostuni e Ivo Morelli, che non erano presenti e non erano rappresentati nemmeno dai legali. Poi è stata la volta di Ruby, che era assente, ma rappresentata dall’avvocato Paola Boccardi. Iafrate non si costituirà parte civile. Uno dei funzionari della polizia che si trovava in Questura la notte della telefonata di Berlusconi tra il 27 e il 28 maggio, ha deciso di non costituirsi parte civile.
Iafrate “non ha subito alcun danno”, ha detto il legale, chiarendo inoltre che, secondo lui e la sua assistita, la procedura di affidamento della minorenne marocchina al consigliere regionale lombardo Nicole Minetti “è stata corretta”. Alla domanda dei cronisti che gli chiedevano perchè Giorgia Iafrate non avesse segnalato nella sua relazione su quella notte le numerose telefonate con il capo di gabinetto Pietro Ostuni che era stato contattato da Silvio Berlusconi, l’avvocato ha risposto che l’agente “era all’inizio della sua carriera”. Dunque, secondo il legale, “è irrilevante che il capo di gabinetto quella notte abbia telefonato più volte a una giovanissima funzionaria all’inizio della sua carriera”. Secondo l’avvocato, inoltre, “non c’è stato alcuna accordo tra la Minetti e la Iafrate” sull’affidamento alla consigliera regionale di Ruby. La scelta dell’affidamento, ha concluso il legale,”“è stata la migliore e la procedura è stata corretta”. Il legale infine ha precisato che essere presenti nel processo come persona offesa comunque significa poter “presentare delle memorie ai giudici”.
Anche Ruby ha deciso di non costituirsi parte civile. La giovane marocchina “non ha ritenuto giusto costituirsi parte civile perché ritiene di non aver subito alcun danno per essere andata qualche volta ad Arcore né per aver frequentato il premier”, ha detto in aula l’avvocato Paolo Boccardi, legale della ragazza, parte offesa al processo. L’altro motivo della sua scelta – ha proseguito l’avvocato Boccardi – è che Karima ha sempre affermato di non essersi mai prostituita mentre questo processo dà per scontato che si sia concessa dietro pagamento”. Il legale di Ruby ha poi aggiunto: “Tutto questo contrasta con quello che Karima ha detto ai pm e con quella che è la sua verità. Essere parte civile significa chiedere i danni e Karima – ha precisato il legale – non ritiene di avere avuto alcun danno per essere andata qualche volta ad Arcore né per aver frequentato il presidente del Consiglio”. “Per lei – ha concluso il legale – il danno è stato mediatico perchè è stata additata in tutto il mondo come prostituta anche se non ci sono in questo senso dichiarazione di alcuna persona ma solo presunzioni”.
Per la difesa di Berlusconi “oggi l’elemento significativo dell’udienza è che nessuna persona, né funzionari della questura né la signorina Ruby, si è costituita parte civile”, ha detto l’avvocato Giorgio Perroni, legale del premier. “Siamo convinti che da questo processo verrà fuori l’estraneità di Berlusconi da tutti e due i reati contestati”. Berlusconi è stato dichiarato contumace, perché assente in aula, ma ha inviato una lettera ai giudici per comunicare la volontà a partecipare a tutte le udienze.
Nella missiva consegnata ai giudici della quarta sezione penale il premier scrive che “fermo restando che è mia intenzione partecipare alle udienze, consento espressamente, nel caso di specie, trattandosi di prima udienza di smistamento, che si proceda in mia assenza, ancorché impedito, come da certificazione allegata, essendo impegnato per ragioni istituzionali che non mi consentono in alcun modo di essere presente”. Alla missiva viene poi allegata una comunicazione firmata dal segretario generale della presidenza del consiglio dei ministri, Manlio Strano, nella quale si legge che Berlusconi “dovrà presiedere a palazzo Chigi il comitato denominato Crisi Libia”.