Sono stati traditi anche dalla fotocopiatrice che tenevano nella sede del “Fuoriluogo” gli anarco-insurrezionalisti finiti nell’operazione, ribattezzata “Outlaw”, di Polizia e Magistratura di Bologna.

Quando nel 2006 venne creato il circolo, per allestire la sede si fecero dare attrezzature da anarchici di altre regioni. Da un centro anarchico toscano arrivò la fotocopiatrice, che aveva già all’interno una ‘cimicè messa dagli investigatori toscani. Così da allora, fino al dicembre scorso quando i frequentatori del centro si sono accorti della cimice, le conversazioni all’interno del Fuoriluogo sono state ascoltate dagli investigatori. I frequentatori, comunque – secondo le indagini – quando dovevano parlare di qualcosa di delicato cercavano altri posti all’esterno. Seguivano regole in modo quasi paranoico, ha spiegato un investigatore. Però, ad esempio, sono state ascoltate conversazioni di come si organizzavano per compiere danneggiamenti per alcune manifestazioni.

Inoltre una telecamera è rimasta puntata costantemente sull’ingresso del Fuoriluogo, da dove sono stati visti partire gruppi organizzati con bastoni e felpe con cappucci.

Un ruolo particolarmente importante nel circolo avrebbe avuto Stefania Carolei, la più anziana. Secondo le indagini teneva la contabilità e distribuiva i compiti. Come mezzi di comunicazione il centro aveva un blog, chiamato “scheggia”, una posta elettronica (denominata Acrati, associazione contro l’avanzamento tecnologico) e una rivista Invece, un opuscolo mensile definito dagli investigatori stampa clandestina. E il centro si era creato contatti in varie citta, per questo sono state eseguite le 60 perquisizioni in varie città d’Italia.

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