«Avete 48 ore di tempo per consegnare bollette e corrispondenza dei sei mesi antecedenti al sisma.» E’ il messaggio che arriva a una famiglia aquilana: trattasi di documentazione integrativa per dimostrare di aver diritto a una delle C.A.S.E. volute dal Governo. E’ un messaggio che arriva a una famiglia aquilana il 5 aprile 2011.

La famiglia aquilana in questione risiede in uno degli appartamenti in comodato d’uso delle C.A.S.E. di Bazzano da ottobre 2009 (quindi, secondo una retorica comune, “non si possono lamentare, che vogliono ancora”). Vivono insieme, come “nucleo aggregato”, i genitori (proprietari di una casa classificata E – cioè con gravi danni) e la figlia (a sua volta proprietaria di un’altra casa classificata E, per la quale a novembre 2010 è stato presentato progetto di abbattimento e ricostruzione).

Pina (la figlia), che per non essere mandata via dall’Aquila quando vennero chiuse le tendopoli, ha fatto le sue battaglie racconta: «Tutti e tre abbiamo fatto la “peregrinatio”, come migliaia di cittadini: colloquio, presentazione di documentazione (certificato di residenza, certificazione anagrafica del nucleo, atto notarile di acquisto della casa, bollette di luce, acqua, gas…). Risultato positivo al colloquio e consegna chiavi dell’alloggio. Pensavamo di aver archiviato la lotteria dell’alloggio.»

E invece, la lotteria non l’hanno archiviata. Perché mentre Pina e i suoi genitori cercavano di partecipare alle commemorazioni dell’anniversario del terremoto, mentre si riunivano agli altri aquilani nei giorni della memoria – il 5 all’Aquila si teneva l’incontro con le associazioni dei parenti delle vittime dell’illegalità di tutta Italia – Linea amica (sic) era al lavoro. E ingiungeva alla famiglia di presentare documentazione integrativa per dimostrare di aver diritto all’appartamento nelle C.A.S.E.

A chi non vive queste situazioni, può sembrare poco importante.
Ma questa è, dal giorno del terremoto, la precarietà assoluta nella quale vivono gli aquilani, costretti in un limbo di incertezze, ancora una volta ben riassunto dallo slogan Yes We Camp.

E così, dopo aver raccontato le C.A.S.E. (vedi il video del 6 aprile 2011) e le macerie del centro storico e di altri quartieri (vedi il video del 5 aprile 2011), non resta che continuare a recuperare la memoria per capire come è iniziato tutto questo.

Quel che segue fa parte del documentario Yes We Camp. E’ stato girato 114 giorni dopo il terremoto (oggi ne sono passati 712). Allora Gianni Chiodi diceva: «Sarà una lunga transumanza». E qualcuno già faceva notare che le C.A.S.E. avrebbero avuto problemi. A partire dal numero degli sfollati. E intanto, all’Aquila imperversava l’Utilizzatore Finale.

Yes We Camp, episodio 3.

Una produzione iK
Italia, 2010 | HDV | 93′

regia di Alberto Puliafito
prodotto da Fulvio Nebbia
http://www.ikproduzioni.itwww.shockjournalism.info

scritto e montato da Alberto Puliafito
assistente di produzione: Marta Musso
montaggio del suono e mix: Davide Favargiotti
colorist: Michele Ricossa
musiche di Fabrizio Panbianchi, Alessandro Zangrossi, Natural Breakdown

Sinossi
Nato da una collaborazione con Repubblica Tv, “Yes We Camp” prende il nome da una scritta comparsa sul cartellone di un giovane terremotato durante la manifestazione del 16 giugno durante la quale i terremotati chiedevano di rivedere il Disegno Legge che avrebbe approvato il Piano C.A.S.E.
Il film inizia proprio da quella manifestazione in Piazza Montecitorio, prosegue con la fiaccolata del 6 luglio dedicata al ricordo delle vittime, passa attraverso il racconto del G8 e di tutto il mese di agosto 2009 e dei primi giorni del mese di settembre, si chiude nel futuro, all’Aquila, nel 2032. È il punto di vista di un osservatore esterno che cerca di capire e di raccontare le storie delle persone che fanno parte di una Storia in continua evoluzione. È un insieme di affreschi, senza pretesa di avere la verità in tasca. Un racconto che si apre e si chiude con un punto interrogativo.

Dicono di “Yes we camp”
“Racconta con sguardo freddo di tende smontate senza preavviso e dell’impossibilità di manifestare dissensi. Realtà mostrate con stile cronistico, fluido e incalzante”, Paolo Calcagno – L’Unità
“Gli sfollati aquilani tramite il documentario di Alberto Puliafito hanno trovato voce in quell’America che sempre si è distinta, come terra in cui la libertà d’espressione regna sovrana.”, Elisa Calpona – America Oggi
“Una sorta di Gomorra, una prospettiva degli eventi accaduti ma mai sfiorati dalla sovrapposizione pantagruelica di notizie sfornata dai media in quel periodo.”, Paola Dalle Molle — Messaggero Veneto
“Un insieme di affreschi, un racconto che si apre e si chiude con un punto interrogativo.”, Liberazione

Festival
– Milano Film Festival
– Festival del Documentario d’Abruzzo
– Le Voci dell’inchiesta
– Piemonte Movie gLocal Film Festival

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