La Croce Rossa Italiana riceve dall’Agenzia delle Entrate i soldi del 5 per mille. Oltre 2 milioni di euro in tre anni. Ma secondo la stessa Agenzia delle Entrate, non ha diritto di riceverli. E’ un paradosso tutto italiano. E l’Italia trova, nella Croce Rossa, un esempio di come si avvolgano, in un groviglio inestricabile, burocrazia, norme, negligenza, mancanza di trasparenza, flussi di denaro fuori controllo.
Ma andiamo con ordine: la Croce Rossa Italiana è, dal 1995, un ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, dunque è soggetta alla disciplina propria degli enti pubblici. Inoltre, è sotto il controllo di ben quattro ministeri: Lavoro, Salute e Politiche Sociali, Economia, Difesa. E’ finanziata dagli stessi ministeri. Dunque, è già finanziata dalle tasse degli italiani.
Il cinque per mille, ovvero la possibilità del cittadino di dedicare parte della propria IRPEF al sostegno di enti che svolgano attività socialmente rilevanti (non-profit, ricerca scientifica e sanitaria) è previsto dal 2006.
Da allora è stato riproposto per 5 anni. Ma chi ha diritto di beneficiare della ripartizione di questa quota dell’IRPEF? Per capirlo, ci viene in aiuto la circolare n.56/e dell’Agenzia delle Entrate del 10 dicembre 2010. In essa si ribadisce una linea già espressa in due circolari precedenti (n. 30 e n. 57 del 2007) e si fa riferimento sia alla legge del 23 dicembre 2005, n. 266 (finanziaria 2006) sia alle successive disposizioni che hanno regolamentato il cinque per mille. In sostanza, si afferma chiaramente che solamente i soggetti con personalità giuridica di diritto privato possono accedere al beneficio. La circolare precisa anche:
«Gli enti associativi di diritto pubblico non possono, pertanto, essere iscritti nell’elenco dei soggetti destinatari del cinque per mille e non possono accedere alla ripartizione delle relative quote».
La Croce rossa, dunque, risulta esclusa. Ma all’Ente lo sanno? Parrebbe proprio di no. Sul sito ufficiale della CRI si trova, infatti, una lettera firmata da Patrizia Ravaioli, in una pagina dal titolo “Destinazione 5×1000 alla CRI”. La Ravaioli è Direttore Generale di CRI, 195mila euro annui di compenso per l’incarico, Laurea in Economia e Commercio, un curriculum di tutto rispetto, presidente della curiosa associazione Pimby (acronimo che sta per Please, in my backyard. Un’associazione per favorire il dibattito sugli investimenti in infrastrutture nel nostro Paese di cui fa parte anche Chicco Testa, cofondatore e Presidente del Comitato Scientifico).
Nella lettera, indirizzata a tutte le componenti della CRI, inclusi i Comitati locali – invitati a prodigarsi per pubblicizzare la possibilità di destinare il proprio 5 x 1000 all’ente – si legge, fra l’altro: «Per le future sfide che quotidianamente i 150.000 volontari affrontano a fianco dei più vulnerabili, Vi ricordo che in occasione della dichiarazione dei redditi 2009 è possibile contribuire alle attività dell’Associazione destinando il 5 per 1000 alla Croce Rossa Italiana […] potrà essere scaricato sul sito istituzionale alla sezione” Sostienila Croce Rossa” tutto il materiale afferente all’iniziativa. In parallelo, sarà mia cura attivare i Servizi competenti per la predisposizione di un piano che preveda la ridistribuzione in quota parte della somma procurata sul territorio di provenienza».
Insomma, negli anni i Comitati Locali avranno organizzato attività per raccogliere fondi che non arriveranno mai sul territorio: infatti, la Ravaioli non potrà disporre di quel denaro. Nemmeno di quello già entrato nelle disastrate casse dell’Ente. Perché la già citata circolare dell’Agenzia delle Entrate prosegue così:
«Ove il contributo sia stato già corrisposto lo stesso, in mancanza dei requisiti prescritti da parte dell’ente beneficiario, deve essere recuperato».
Nel frattempo, la Croce rossa ha incamerato per il 2007 673.303,59 euro, per il 2008 679.532,64 euro, e per il 2009, erogato in queste settimane, 1.120.174,27 euro. Questi sono i dati disponibili sul sito ufficiale dell’Agenzia delle Entrate. Quella stessa Agenzia che ha stabilito che la Croce rossa non può partecipare alla ripartizione del 5 per mille.
Finalmente, a marzo 2011, la cosa è stata recepita anche dall’Ente in maniera definitiva. Una circolare interna della Direzione Generale 3° Programmazione e Comunicazione, Ufficio Fundrising cita la nota dell’Agenzia delle entrate , diretta, per conoscenza, anche a Patrizia Ravaioli, dice chiaramente: «Si invita non solo a non effettuare alcuna azione di promozione per la destinazione del cinque per mille dell’Irpef a Croce Rossa Italiana, ma anche a diffondere, per quanto possibile, detta notizia sul Territorio».
Ma cosa ne sarà dei soldi già raccolti? E quando si comincerà, davvero, a fare ordine in un’Ente perennemente commissariato che riceve annualmente fondi pubblici e che organizza raccolte fondi fra gli italiani ogni volta che c’è una calamità in corso?