Cinema

Da Tuber a Paolini, appuntamenti in regione

di Davide Turrini

Il venerdì sera è d’obbligo il teatro. Superati i tempi della tradizionale prosa che portava con sé giacche e tailleur, abbigliamento rigorosamente informale per il primo appuntamento dei Fab Four del fine settimana.

Stasera, venerdì 8 aprile, nell’ambito de La Soffitta 2011 presso i Laboratori Dms-Auditorium di Bologna (via Azzo Gardino 65) alle 21, Il sogno di Faust. L’origine letteraria viene da Pessoa, drammaturgia e regia sono di Armando Punzo della compagnia della Fortezza, sulla scia della possibile creazione di un teatro stabile all’interno del carcere di Volterra dove recitano solo detenuti. In questo nuovo lavoro, l’attore-detenuto Jamel Soltani, vestito da cuoco, soffrigge le verdure raccolte dagli immigrati per noi. Alle sue spalle le immagini di Rosarno. Davanti al naso un pubblico/mondo dentro al quale cercare di inserirsi. Vertigine di una realtà migratoria, culturale, politica che pare sfuggirci ogni giorno di più.

Sabato 9 aprile al Cinema Senio (via Roma 46, Casola Valsenio, Ravenna), alle ore 20e45 anteprima di Tuber, documentario diretto da Fabio Donatini. Per alcuni prelibatezza infinita, per altri fetore da gas del fornello, c’è gente che per una pallina di tartufo potrebbe perfino uccidere. Realtà e finzione, nel cinema del dadaista Donatini (I principi dell’indeterminazione, 2010), si mescolano e slittano l’una nell’altra: fitte boscaglie e lagotti romagnoli intervallati a eleganti signore dell’import/export internazionale; avidi e sleali cercatori incontrano il truffle man, un uomo tartufo di 70 kg, unica specie parlante del suo genere. Intrattenimento comico, decostruzione pop dell’immaginario cinematografico, Donatini è romagnolo come Fellini, ateo per grazia di dio come Bunuel, comico come Stanlio e Olio. Meglio darci un’occhiata.

Sì, ancora Ingmar Bergman, scusatemi. Il punto è che se hai a disposizione una retrospettiva pressoché totale su un cineasta che ha scolpito sulla pietra l’alfa e l’omega del cinema novecentesco, cosa fai, vai a passeggio? Il posto delle fragole (venerdì alle 20 e sabato alle 18, Lumiere di Bologna, via Azzo Gardino 65) è dissolvenza pura e continua tra memoria ed inconscio. Il vecchio medico che deve andare a Lund per presenziare al suo giubileo professionale è l’anziano regista de Il Vento, Victor Sjostrom (come se Rossellini avesse chiamato Giovanni Pastrone in un suo film). Sulla strada del viaggio, assieme alla nuora (una superba Ingrid Thulin), l’uomo raccoglie due autostoppisti, incontra la madre, dimostra la sua aridità sentimentale e il suo egocentrismo, sosta nel bosco e rievoca il suo passato fanciullesco. Perfetto equilibrio tra onirismo e naturalezza, sogno e fine dell’esistenza: film così non se ne fanno più, in nessuna latitudine del globo.

Ha già girato per diversi locali delle regione, ma domenica 10 aprile ore 20 allo Zuni di Ferrara (via Ragno 15), fa di nuovo tappa il trio Giorgio Canali, Angela Baraldi e Steve Dal Col con l’omaggio ai Joy Division, “Love will tear us apart” (l’amore ci farà a pezzi). Ian Curtis darà nuovamente la sua laica benedizione, cenere alla cenere, senza Stephen Morris alla batteria, ma con il maudit Canali a far sussultare le corde della “sua”chitarra e la roca voce della Baraldi a far deviare Curtis e soci della baldanza ritmica dei Joy Division in un requiem rock mesmerico con echi da C.S.I. Prova d’autore davvero matura. Da accompagnare con qualche acido lisergico da consumare in sala.

Ci sono anche…

Sabato 9 aprile alle 22, nella resistenziale torretta rinascimentale di via Kennedy 7 a Parma dove ha sede il Circolo della Giovane Italia, suona la Piccola Orchestra Karasciò. Otto giovani virgulti (una fanciulla al violino) di origini bergamasche che propongono un folk intelligente e gioviale, giocano con i conformismi (Il tempo dei villani) e s’impegnano come il più serio degli emiliani (Beshir). Dopo decine di concerti è appena uscito l’album d’esordio, Made in Italy, che contiene i pezzi citati, e sta girando un po’ per tutto il Nord Italia, passando da Parma in confezione pizza d’asporto (sul serio), asinello e grammofono in copertina e una tiratura limitata. Le radici della Karasciò sono De André, Gaber, un po’ di Modena City Ramblers e un po’ di sana esuberanza della bassa padana.

Silenzioso e riservato come d’abitudine Marco Paolini mette in scena un nuovo spettacolo (al teatro Bonci di Cesena, venerdì e sabato ore 21, domenica ore 15.30): Itis Galileo. Ed è vero: il titolo ricorda il nome di una scuola. E’ proprio il sior Paolini ad avvertire subito gli spettatori in sala che c’è da far fatica per arrivare a fine serata perché questa volta il rugbista ha deciso di occuparsi di astronomia. Una grande sfera al centro del palcoscenico porta le date del 1543 e 1632, le teorie rivoluzionarie di Copernico e Galileo. Il consumato griot dei tempi moderni ci accompagna in un viaggio che vuole indagare quanta superstizione si annidi ancora nel nostro sguardo verso il cielo e forse anche sulla terra. Attenti, Paolini a teatro vi guarda fisso negli occhi, mica si sfugge.

E se ve lo siete perso…

Alla sala Millennium del Multisala Corso a Piacenza (c.so V.Emanuele, 81) e nella sala Mastroianni del Lumiere di Bologna, per questo weekend soltanto, Tournée, lo sfavillante capolavoro di Mathieu Amalric. Impossibile non innamorarsi di questa compagnia di burlesque che gira alberghi e teatri della Francia, scuote qualche torpore bigotto, fa gruppo, diventa grande famiglia e finisce su un’isola lontana nell’Atlantico ad ascoltare la propria musica interiore.

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