I lavoratori della Fiera di Bologna respingono in modo netto il nuovo contratto nazionale del commercio e, di conseguenza, vanno verso un patto integrativo che trova d’accordo anche l’azienda. Il 73% dei lavoratori si è espresso in modo affermativo sulla proposta della Cgil di modificare in alcune parti il contratto firmato a livello nazionale.
Secca la reazione di Cisl che si scaglia sia contro la Cgil che contro la Fiera. “Troppe strumentalizzazioni. Valuteremo la possibilità che si siano verificate illegittimità anche da parte aziendale”.
Nei due giorni di votazione sui 317 lavoratori chiamati a votare se ne sono presentati alle urne 288, di questi 211 hanno deciso di seguire la linea della Cgil che innanzitutto si dichiara soddisfatta della grande affluenza. “La grande prevalenza dei “sì” è positiva – ha dichiarato Filcams – e ribadisce la validità delle ipotesi di accordo in questo momento difficile sottolineando il forte rifiuto alle parti peggiorative del nuovo Ccnl del commercio non sottoscritto dalla Filcams Cgil e il giudizio favorevole ai contenuti delle stesse ipotesi che danno garanzia di stabilità per il futuro”.
Secondo il voto espresso dai lavoratori dunque il nuovo contratto della Fiera non dovrebbe riportare alcuni punti previsti da quello nazionale. Infatti attraverso l’accordo siglato da Cgil con la Fiera si manterrà ad esempio il pagamento della malattia al 100%, mentre il Ccnl prevede che per la terza e la quarta malattia annuale si percepirà solo il 50% della retribuzione e dalla quinta nessuna retribuzione. Inoltre, punto sul quale Cgil insiste molto perché “venga mantenuta la democraticità delle trattative sindacali”, si impedirà l’utilizzo del pericolosissimo Collegato al lavoro che avrebbe minato la tutela personale come lavoratori in quanto i sindacati non firmatari del contratto non avrebbero potuto contrattare con l’azienda.
Tuttavia non è ancora finita perché ancora al vaglio c’è la questione dell’organizzazione del lavoro che secondo Cgil dovrà “tenere conto della qualità del lavoro e delle competenze delle lavoratrici e dei lavoratori di Bologna Fiere sia che si siano espressi a favore o con voto contrario”.
Cgil non ha mancato poi di ribadire l’importanza della democrazia sui posti di lavoro che “deve rimanere una garanzia per i lavoratori e per la serietà di ogni organizzazione sindacale”. Secondo la Camera del Lavoro dunque lo strumento del referendum tra i lavoratori dovrebbe essere utilizzato a tutti i livelli e fa un chiaro appello a Cisl “perché facciano votare i lavoratori in tutti i posti di lavoro, sul nuovo Ccnl”.
La risposta di Cisl non si è fatta attendere. “La questione – ha detto Fabrizio Ungarelli del direttivo Cisl – è stata orchestrata da un’abile regia che ha saputo inquinare le votazioni servendosi di temi che poco c’entravano con l’accordo per il contratto della Fiera, prima fra tutti la festa del Primo maggio”.
Inoltre il sindacato cattolico ha ricordato che già in occasione del Cosmoprof, che si è tenuto dal 18 al 21 marzo scorso, aveva chiesto una consultazione dei lavoratori. “Anche la decisione – ha detto Bulgarelli –, da parte dell’azienda, di effettuare il referendum nei giorni di Lineapelle invece che in quelli del Cosmoprof è significativa, perché la fiera che si è tenuta in questi giorni coinvolge meno lavoratori con contratto a termine, dunque va da sé che le percentuali potevano essere differenti”. Dopo aver definito la Cgil “sindacato giallo in combutta con Duccio Campagnoli” attuale consigliere delegato della Fiera ed ex segretario della Camera del lavoro, la Cisl si riserva dunque di verificare anche le decisioni prese dall’azienda e di segnalarne le “possibili illegittimità”.
Non resta che attendere ancora dunque, anche se il caso bolognese della Fiera, prima azienda che attraverso i lavoratori sembra andare verso un contratto che si discosta da quello nazionale, sembra aprire un precedente che la Cgil, augurandosi che non rimanga un caso isolato, definisce “significativo”.