Giuliano Cazzola, deputato Pdl e consigliere politico di Brunetta, appoggia con riserva la manifestazione del 9 aprile: "I piani presentati dal ministro Sacconi e dalla Gelmini cercano di affrontare il problema anche se assicurare uno sviluppo maggiore e più rapido nel breve periodo è impossibile. Esperienza all'estero? E' una possibilità"
“Il governo fa il possibile per tutelare le famiglie e i giovani pagano il prezzo più alto”. Giuliano Cazzola, studioso di politiche sociali, vicepresidente della commissione lavoro alla Camera dei Deputati, deputato del Pdl, consigliere politico del ministro Renato Brunetta, amico di vecchia data del Ministro Sacconi e del giuslavorista Marco Biagi non è contrario alla manifestazione dei precari del 9 aprile. Seppur con qualche riserva.
Onorevole Cazzola, i giovani lamentano immobilismo e disattenzione da parte della politica e hanno deciso di fare rete e manifestare contro il precariato il prossimo nove aprile, cosa risponde?
È positivo che scendano in piazza perché è vero che oggi i giovani hanno poco peso politico, anche sa vorrei ricordare che la situazione dell’Italia non è delle più semplici. I posti di lavoro non si creano dal nulla e le imprese tendono a riassumere chi è in cassa integrazione da mesi se non da anni. Credo che in futuro saranno gli assetti demografici a consentire di trovare un equilibrio anche se rimarranno discrepanze per una disoccupazione intellettuale che continuerà a non trovare posto.
Ancora la storia dei giovani che devono prediligere i lavoro manuale? Chi si laurea non ha speranze?
È vero, l’Italia ha un primato negativo sulla disoccupazione che è alimentato da una mancanza di incontro tra domanda e offerta. Si devono trovare forme di flessibilità che consentano l’ingresso nel mondo del lavoro, ma che guardino anche alle necessità del Paese.
Ma anche questa risposta dovrebbe arrivare dalla politica, formazione compresa. Un paradosso sottolineato dalla riforma Gelmini che con i tagli previsti continua ad alimentare una protesta permanente.
Io capisco la seccatura dei giovani e la frustrazione della mancanza di lavoro, ma i piani presentati dal ministro Sacconi e dalla Gelmini cercano di affrontare il problema anche se assicurare uno sviluppo maggiore e più rapido nel breve periodo è impossibile anzi impensabile.
I giovani, i precari e chi sabato sarà in piazza a manifestare non chiedono l’impossibile, solo poter vivere una vita dignitosa.
Ci sono diritti del lavoro che devono essere ridistribuiti, ma le risorse che oggi il governo ha a disposizione sono insufficienti a rispondere a certe emergenze. E anche quando i fondi ci sono c’è un problema di sistema, si hanno difficoltà a spendere i soldi in modo adeguato. In una crisi lavorativa come quella italiana il welfare ha preferito spostare il tiro cercando di garantire reddito ai nuclei familiari già costituiti e i giovani ne pagano il prezzo più alto.
Allora qual è il consiglio, andare all’estero?
Certo se si sa ha l’opportunità di fare esperienze fuori è un modo per investire su se stessi. Nell’immediato si deve crescere e trovare forme che agevolino l’inserimento al lavoro.
Il governo dunque fa poco?
Fa quello che può con le risorse a disposizione. Anche se non si può dire che in questa fase si investa molto in politiche a favore dei giovani.