“Un’amnistia sostanziale”, un 10 per cento di processi a rischio, per un numero più o meno pari a 15mila nel caso in cui la cosiddetta “prescrizione breve” diventi norma. Questo il calcolo fatto dal Consiglio superiore della magistratura (Csm), non ancora reso noto, ma raccontato dal quotidiano La Repubblica. La logica è sempre la stessa: guardare al caso concreto, quello del premier, cercare di affrontarlo con l’obiettivo di chiuderlo, senza curarsi degli effetti che questo poi provoca sul sistema giudiziario italiano. La vede così chi in questi anni a palazzo dei Marescialli ha sempre studiato le norme ad personam cucite su misura per Berlusconi. L’ennesima norma “Salva Silvio” che in Italia farebbe finire al macero 15mila dibattimenti, con imputati fino a quel momento incensurati, e quindi liberi utilizzatori della prescrizione in versione scontata. Insomma, ben 15mila pur di chiudere subito uno, al massimo due processi di Berlusconi, il caso Mills e, forse, nel 2013, il caso Mediaset. La lista dei reati che rimarrebbero impuniti è “odiosa”, come spiega un l’autorevole fonte del Csm raccolta da Repubblica: truffe, omicidi colposi, corruzioni. Reati che hanno un tempo ordinario medio di prescrizione tra io sette e i dieci anni. A cui bisogna toglierne due o tre perché il delitto non si scopre subito. Restano cinque o sei anni per fare tre gradi di giudizio. Un tempo risibile rispetto all’attuale durata media dei processi in Italia.
La stima è arrivata alla Camera dove da 48 ore la maggioranza teme che il giudizio netto del Csm possa allarmare il Quirinale e innescare dei possibili dubbi sulla legge. Il presidente della Repubblica potrebbe, nel momento di passaggio del ddl da una Camera all’altra, chiamare a sé il Guardasigilli Angelino Alfano, o esercitare un’efficace moral suasion attraverso i suoi uffici legislativi, per spiegare che forse qualche dettaglio va ripensato. Non si tratta di un’ipotesi remota, ma di ciò che è già accaduto sia per le intercettazioni che per il processo breve.
Intanto questa mattina i legali del premier hanno reso noto che salvo impegni istituzionali dell’ultima ora, Silvio Berlusconi sarà in aula lunedì prossimo al processo sui fondi neri creati da Mediaset attraverso la compravendita dei diritti televisivi e cinematografici. All’udienza della prossima settimana, davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale, dovrebbero essere sentiti alcuni testi del produttore americano Frank Agrama, imputato nel procedimento.
Al termine della scorsa udienza i pm De Pasquale e Spadaro hanno chiesto il rinvio a giudizio per il premier – insieme al figlio Piersilvio e a Fedele Confalonieri – perché a loro parere Silvio Berlusconi agì da socio occulto di Agrama, intermediario dei diritti tv con le major, anche quando era presidente del Consiglio. Il premier non era in aula lunedì perché si trovava a Tunisi, insieme al ministro Maroni per trovare un accordo sull’emergenza profughi.