Il Pdl mette in atto l’operazione “liste pulite” e, in vista delle amministrative a Milano del prossimo 15 maggio, taglia Stefano Di Martino, ex An, oggi vicepresidente dell’aula del Comune lombardo, per le vicende giudiziarie in cui è coinvolto: condannato in primo grado a nove mesi per aver partecipato nel 2007 alla sommossa di Chinatown e rinviato a giudizio lo scorso ottobre per un finanziamento per l’associazione Alkeos, nata per svolgere attività di mediazione con la comunità cinese ma impegnata in altro.
Le regole sono semplici, le aveva sintetizzate Ignazio La Russa nel febbraio del 2010 in vista delle Regionali. “Abbiamo deciso – aveva spiegato il coordinatore del Pdl – di attenerci a questo metodo: chi ha un rinvio a giudizio a carico sarà invitato a non candidarsi, salvo che si tratti di reati assolutamente marginali. Per tutti gli altri casi la candidatura è possibile”.
Così ieri è toccato a Di Martino, ma è l’unica vittima. Proprio nel giorno in cui il Pdl ha chiuso la propria lista per le comunali a Milano. E capolista chi è? Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, rinviato a giudizio per concussione e prostituzione minorile per il caso Ruby. Del resto il Cavaliere garantisce cinquantamila voti. E’ la quarta volta che si candida al Comune di Milano come capolista: in passato ha sostenuto Gabriele Albertini, nel 1997 e nel 2001, poi Letizia Moratti nel 2006. Non può certo mancare quest’anno. Ma all’operazione “liste pulite” ci tiene molto, tanto da aver approvato lui stesso le regole. A dirlo è Mario Mantovani, coordinatore del partito il Lombardia e autore del bollettino anti-corruzione. “Il presidente è soddisfatto e mi ha detto: ‘Finalmente qualcuno ha messo i puntini sulle i’”.
Ci sono dunque dei distinguo, ovviamente. “Si valuterà caso per caso – spiega Mantovani – ma è chiaro che se qualcuno ha un problema di ritardi sull’affitto di casa è una questione diversa da un reato contro la pubblica amministrazione”. Così ieri pomeriggio quando Di Martino si è presentato nella sede del partito in viale Monza per firmare la candidatura ha trovato Ignazio La Russa ad aspettarlo. “Dobbiamo parlare”, gli ha detto. Il colloquio è durato diverse ore e, dicono alcuni dei presenti, i toni non sono stati certo distesi e cordiali. Tanto che alla fine Di Martino ha accettato l’invito a non presentarsi. Ma non l’ha presa bene. “Così all’ultimo minuto, io ho speso 40mila euro per il materiale elettorale, ora paga il partito”. Santini, penne, matite e borse porta computer da regalare agli elettori. “Porto tutto davanti alla sede del partito e li scarico lì davanti, assurdo” ripete Di Martino. Che ieri ha sbottato: “Mi sembra una cosa fuori da ogni logica oltre che scorretta chiedermi se ho intenzione di correre e poi porre problemi il giorno dell’accettazione delle candidature. A questo punto valuterò il da farsi, la campagna elettorale è ancora lunga”. Ma la lista del Pdl è preclusa, e oggi alle 10 in San Babila è cominciata la raccolta firme per convalidare le candidature, quindi ormai definitive. E Berlusconi, come detto, sarà per la quarta volta capolista. E aiuterà Letizia Moratti nella campagna elettorale partecipando a due comizi: domenica 17 aprile a una iniziativa al Teatro Nuovo a cui dovrebbe partecipare anche Umberto Bossi, e il 7 maggio, l’ultimo sabato di campagna elettorale, per un appuntamento che dovrebbe tenersi al Castello Sforzesco. E magari illustrerà i risultati dell’operazione “liste pulite”.