A Napoli ieri è andato in scena il ‘monnezza day’, il giorno della spazzatura e delle rivendicazioni. Tutti i comitati cittadini in piazza riuniti sotto una sola sigla per denunciare 17 anni di sprechi e disastro ambientale. Un’emergenza raffigurata con la forma di una torta gigante, ogni piano ha i suoi responsabili: funzionari, politici, imprese e camorra. La situazione è nuovamente di piena crisi. I rifiuti coprono nuovamente le strade, quasi duemila tonnellate a terra solo nel capoluogo partenopeo, blocchi stradali nella zona di Fuorigrotta, con i commercianti che protestano: “Le nostre abitazioni e i nostri negozi sono invasi da puzza, blatte e ratti”.
Le soluzioni proposte non convincono i manifestanti: bocciato il nuovo piano regionale che prevede una differenziata al 50%, l’allargamento delle discariche presenti e la realizzazione di quattro inceneritori. Il modello proposto dai comitati è una differenziata porta a porta che vada subito a regime e lo sviluppo degli impianti di supporto, come quelli per il compostaggio. Un sistema che nei comuni e nei quartieri napoletani dove è entrato in funzione viaggia a cifre da record. “ Io vengo dall’area flegrea, da Bagnoli – racconta una cittadina – dove da qualche mese è partita la differenziata porta a porta e siamo vicini al 90%. Perché non estendere questo servizio all’intera città piuttosto che investire milioni di euro per costruire gli inceneritori?”.
In piazza si incrociano le diverse lotte, da Acerra, dove sorge l’inceneritore, a Giugliano, luogo di discariche abusive e zona di stoccaggio delle ecoballe, fino a Terzigno, con le mamme vulcaniche in prima fila per ribadire il loro no al piano presentato e per chiedere alle istituzioni di discutere un progetto alternativo che parta dalla riduzione e dal riciclo. Non manca all’appello la comunità di Chiaiano, dove nel 2008, sotto la supervisione dell’allora sottosegretario Guido Bertolaso, si aprì una discarica. Un sito che ancora oggi è in funzione, ma sul quale la procura di Napoli ha aperto un’indagine per le possibili infiltrazioni camorristiche. All’attenzione degli inquirenti la mancata impermeabilizzazione del sito, con l’uso di argilla di scarsa qualità, e i rapporti delle aziende che lo hanno gestito con i clan Mallardo e Zagaria.
Al monnezza day nessun politico è presente. Sfila alla testa del corteo l’attore Patrizio Rispo, volto noto della fiction Un posto al sole: “Noi non abbiamo mai creduto al miracolo, alla spazzatura sotto il tappeto. Il danno è irreparabile sul nostro territorio, ma la questione ambientale è un problema dell’intero paese, bisogna fermare gli ingranaggi del potere e riappropriarci del territorio e dei processi decisionali”.