Maroni: "Una risposta che non sorprende, ma la nostra necessità resta la condivisione dell'accoglienza da parte dei paesi europei"
Doccia fredda per il governo italiano sull’emergenza immigrati. Dopo le perplessità e i distinguo di Parigi e Berlino sul decreto di protezione temporanea per i migranti, approvato in consiglio dei ministri giovedì scorso, arriva ora la scure di Bruxelles.
La commissaria europea agli Interni Cecilia Malmstrom ha detto che il decreto italiano non fa scattare automaticamente la libera circolazione degli immigrati all’interno dell’area Schengen.
Questa posizione durissima nei confronti dell’Italia è contenuta in una lettera che il commissario europeo ha inviato al ministro dell’Interno italiano Roberto Maroni già venerdì scorso, il giorno dopo l’approvazione a Roma del decreto. Nel documento, rivelato in anteprima dall’Agenzia Ansa, si sottolinea che, a livello comunitario, “al momento non esistono le condizioni per attivare la direttiva 55 del 2001 sulla protezione temporanea”.
Secondo Bruxelles, il problema è che, come è stato sottolineato più volte dalle stesse autorità italiane, i migranti entrati sbarcati a Lampedusa negli ultimi mesi sono nella stragrande maggioranza, “immigrati economici” e non gente che scappa da guerre e persecuzioni. E quindi si tratta di persone che non possono godere di alcun tipo di protezione umanitaria o internazionale, così come previsto dalla direttiva europea del 2001. Come scrive la Malmstrom, “La direttiva sulla protezione temporanea intende invece tutelare gli sfollati provenienti da paesi terzi che non possono ritornare nel paese d’origine”.
A stretto giro arriva la risposta del titolare del Viminale che ostenta sicurezza e nasconde lo stupore per lo schiaffo europeo. “Mi sembra una posizione scontata, per noi non cambia assolutamente nulla”, dice Maroni al Corriere della Sera. Insomma, il ministro dell’Interno non si aspettava niente di diverso: “Ero stato io a sollecitare la Commissione europea nella consapevolezza che molti Stati sono contrari”.
Maroni oggi è atteso in Lussemburgo per la riunione dei ministri dell’Interno dei paesi Ue. Un appuntamento in cui continuerà a perorare la causa italiana che chiede di condividere a livello comunitario l’emergenza migranti. “Non sono i soldi di cui abbiamo bisogno – continua Maroni – la nostra becessità riguarda la condivisione dell’accoglienza. La possibilità di poter contare su progetti comuni”. Ed è questo il punto. Il commissario Malmstrom nella sua lettera ha ribadito l’impegno Ue per fare fronte comune rispetto all’esodo in corso, ma non ha specificato niente dal punto di vista tecnico-operativo. Maroni lo sa bene e come ha già minacciato venerdì scorso, durante l’incontro bilaterale con il collega francese Claude Guéant, “tanto vale cominciare a valutare l’ipotesi di uscire da Frontex (il sistema congiunto di pattugliamento dei confini marittini dell’Europa, ndr)”.
Ora il problema, come fa notare Fiorenza Sarzanini sulle colonne del Corriere, è “l’effetto boomerang”. E cioé che i 23mila migranti presenti sul territorio nazionale, nell’impossibilità di espatriare e di raggiungere i propri cari in Francia e Germania, restino in Italia per tutta la durata del permesso di protezione temporanea. Un boomerang soprattutto per la Lega nord che potrebbe essere accusata dal suo stesso elettorato di aver accolto decine di migliaia di immigrati. E il “foera dai ball” di Umberto Bossi, oltre a essere un’espressione fastidiosamente razzista, potrebbe cominciare a sembrare una clamorosa presa in giro.