Il disarmo, con reciproco onore e fiducia, è un imperativo continuo. Insieme dobbiamo imparare come comporre le differenze, non con le armi, ma con l’intelletto e con scopi onorevoli.
Eisenhower, in un discorso al Complesso militare e industriale del 1961

Mentre destiniamo il nostro amore e il nostro supporto a coloro che sono stati così terribilmente colpiti dal terremoto e dallo tsunami, non dobbiamo permettere a questo shock di distrarci dall’altro tsunami che si dirige verso di noi. I nostri leader politici ed economici proveranno a usare questa catastrofe come distrazione per imbrogliarci con le riduzioni di budget che ingrasseranno i loro portafogli e lasceranno noi e i nostri figli devastati. Non importa da quale lato del ring politico vi sedete durante gli attuali dibattiti sul bilancio. Il fatto è che se i nostri leader non vogliono prendere in considerazione la nostra eccessiva dipendenza da un’economia militarizzata per cambiarla, non faremo mai quadrare il bilancio. E la nostra progenie affronterà una lotta senza fine per ripulire le macerie.

L’onda di marea del Dipartimento della Difesa si fa ogni anno più minacciosa. Siamo testimoni di innumerevoli miliardi destinati alla ricerca e allo sviluppo di armi, alle testate nucleari e alle attività segrete, e spesso illegali, della Cia, dell’Nsa (l’Agenzia nazionale per la sicurezza), dell’Fbi, del Dipartimento della Sicurezza della Patria e delle altre agenzie di “intelligence”. Osserviamo i paesi che sono sconvolti da disastri naturali e tumulti politici e vediamo come questo “elisir della crisi” attrae e beneficia i capitalisti predatori. Le rivolte in terre straniere incoraggiano i falchi statunitensi a continuare la baldoria durante le loro orge militari, dalle quali escono barcollando per lanciarsi in campagne in nuove aree di conflitto.

E hanno la sfacciataggine di spacciare tutto questo per promozione della democrazia.

E’ tempo per noi – per voi e per me – di dirgli che sono stati smascherati, che comprendiamo che ciò che stanno realmente facendo è raccogliere grandi profitti e rendere altre nazioni loro schiave finanziariamente per le generazioni a venire. Nel frattempo, in patria, affrontiamo pesanti tagli nei servizi sociali, nei trasporti, nell’assistenza sanitaria, nei settori dell’ambiente e dell’istruzione e negli altri servizi civili.

Ora è tempo per noi – per voi e per me – di far sapere ai nostri leader che non ci imbrogliano più con la loro retorica. Noi sappiamo che non possono portare l’ordine nelle finanze interne senza riduzioni significative nella spesa militare. Questo include richiamare indietro le nostre truppe dal Medio Oriente e dall’Afghanistan.

Nel 1961, il presidente Eisenhower disse: “Poiché scrutiamo nella società del futuro, noi – voi e me, e il nostro governo – dobbiamo evitare l’impulso di vivere solo per l’oggi, saccheggiando per la nostra comodità e convenienza le preziose risorse di domani. Non possiamo ipotecare i beni materiali dei nostri nipoti senza rischiare anche la perdita per loro di un’eredità politica e spirituale. Vogliamo che la democrazia sopravviva per tutte le generazioni a venire, non che diventi il fantasma insolvente di domani”.

C’è una tristissima ironia in queste parole. Abbiamo bisogno che coloro che hanno seguito i passi di Eisenhower nelle sale del potere di Washington sappiano che noi capiamo la rilevanza di quelle parole nella crisi economica e militare di oggi.

Gli Stati Uniti rappresentano almeno il 50% della spesa militare mondiale complessiva; eppure la nostra quota di Pil mondiale è meno del 25%. Questo bilancio ufficiale non tiene in considerazione i soldi segretamente stanziati nei bilanci “neri” del Pentagono, della Cia e di altre operazioni clandestine. Noi tutti dobbiamo chiedere a noi stessi: come può una nazione che si vanta di un governo “di, per e dal popolo”, giustificare l’occultamento di questi stanziamenti all’esame dei contribuenti?

Se veramente vogliamo che una reale democrazia sopravviva per le generazioni future, allora dobbiamo chiedere massicce riduzioni militari. Dobbiamo chiedere un percorso pacifico e sostenibile per il nostro paese e per il mondo in generale. Dobbiamo riportare i nostri soldati a casa. Dobbiamo proteggere noi stessi dallo tsunami che si sta creando a Wall Street e nelle sale di Washington Dc.

Traduzione a cura di Eleonora Cipollina

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