Le parole del Capo dello Stato arrivano dopo le bocciature dalla Ue per il governo italiano sull’emergenza immigrati. Dopo le perplessità e i distinguo di Parigi e Berlino sul decreto di protezione temporanea per i migranti, approvato in consiglio dei ministri giovedì scorso, arriva ora la scure di Bruxelles. La commissaria europea agli Interni Cecilia Malmstrom ha detto che il decreto italiano non fa scattare automaticamente la libera circolazione degli immigrati all’interno dell’area Schengen (leggi l’articolo).
Ma il ministro degli Esteri, Franco Frattini, insiste: “Abbiamo sempre rispettato i principi dell’accordo Schengen, la distribuzione di permessi temporanei è assolutamente in linea con Schengen”, ha detto assicurando che “il governo italiano vuole chiedere un maggiore impegno dell’Europa. Bisogna fare molto di più ed è possibile”. Parlando ai microfoni della radio francese Europe 1, dopo le polemiche tra Roma e Parigi sull’immigrazione, il ministro ha assicurato che non c’è “un caso italo-francese, ma in tutto e per tutto un caso europeo. Altrimenti si rimette in discussione l’integrazione europea”.
Le polemiche proseguono da giorni. A Budapest, all’incontro con i capi di Stato che aderiscono all’iniziativa “Uniti per l’Europa”, Napolitano aveva affermato pubblicamente, e poi lo aveva detto direttamente al suo omologo tedesco, Christian Wulff: occorre che l’Europa ricerchi soluzioni efficaci e metta in campo la sua coesione. Delle preoccupazioni del capo dello Stato parlano oggi i quotidiani. Il Corriere della Sera e La Repubblica riportano più o meno la frase del presidente della Repubblica, che invita a non prendere così alla leggera il rapporto con l’UE e a frenare dichiarazioni troppo accese e prese di posizioni che non tengono pienamente conto della normativa europea. La Repubblica spiega che lo staff del Quirinale non lesina inviti alla “responsabilità” e ad evitare approcci “miopi e difensivi”. Il Corriere della Sera riferisce che il presidente della Repubblica è stato spinto a esprimere i suoi “timori” al ministro degli Esteri, Franco Frattini, “dopo aver sondato il rappresentante diplomatico italiano presso la Ue, l’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci” e di fronte alle dichiarazioni degli ultimi gironi di Berlusconi, Maroni e Calderoli che hanno ipotizzato una possibile separazione dell’Italia dall’Ue, una uscita da Schengen e il ritiro del contingente italiano dal Libano.
“Per il capo dello Stato – scrive il Corriere – un conto è criticare una certa deriva involutiva dell’Unione: problema che esiste e che ha ripetutamente denunciato nei fori internazionali, così come non gli sfuggono certe ‘illusioni di autosufficienzà emerse ad esempio da recenti scelte (dettate anche da sfide di politica interna) del presidente francese Sarkozy o della cancelliera tedesca Merkel. Un altro conto, invece, è sgangherarsi in sortite esasperate, improvvide e senza costrutto”.
Come il battibecco tra i ministri Roberto Calderoli e Ignazio La Russa sul contingente militare in Libia. Con il primo che propone di ritirare le truppe e annuncia che porterà l’istanza al prossimo Consiglio dei ministri, il secondo che bolla l’uscita come superflua perché “già prevista e decisa” (leggi l’articolo).
Stamani infine le nuove dichiarazioni del ministro Roberto Maroni. “Oggi vedremo se esiste un’Europa unita e solidale o se è solo un’espressione geografica”, ha detto il ministro dell’Interno, entrando al Consiglio dei ministri Ue dell’Interno a Lussemburgo che oggi deve trattare l’emergenza immigrazione. La parafrasi della citazione del cancelliere asburgico Metternich, il ministro l’ha fatta all’ingresso di un Consiglio in cui l’Europa sembra disposta a fornire fondi e mezzi, ma non il così detto “burden sharing all’Italia. “Abbiamo avanzato da tempo delle richieste precise – ha affermato Maroni – e oggi vedremo se c’è questa Europa unita e solidale o se non c’è”.