Paolo Billi, direttore del Teatro del Pratello, ha scelto di prendere la parola oggi, nel giorno in cui lo spettacolo “La verità salvata da una menzogna”, realizzato con i detenuti della sezione penale maschile della Dozza, sarebbe stato presentato agli altri detenuti all’interno del carcere. Sarebbe, perché la direzione del carcere di Bologna ha preferito sospendere l’attività teatrale in seguito all’evasione di un detenuto l’8 aprile durante le prove per la rassegna “Stanze di Teatro in Carcere”.
“Sono profondamente addolorato”, ha spiegato il regista, chiedendosi perché la responsabilità di un singolo debba ricadere su tutti. “I requisiti per accedere ai benefici dell’articolo 21 che permette ai detenuti di uscire per lavorare fuori dal carcere sono precisi e rigidi. Non c’è stata nessuna leggerezza da parte di nessuno. In più, Giulio era una persona di fiducia, che lavorava con me da quattro anni nei progetti teatrali, dimostrandosi sempre affidabile. Ma l’8 aprile deve aver preso una decisione altra.”
Il progetto di laboratorio teatrale alla Dozza rientra all’interno del protocollo recentemente siglato tra Regione Emilia Romagna, PRAP (Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria) e Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna ed è stato sostenuto economicamente con il contributo della Provincia di Bologna. All’interno del carcere della Dozza sono tre le realtà che portano avanti progetti culturali nella varie sezioni.
Lo spettacolo sarebbe dovuto andare in scena all’Arena del Sole il 14 e il 15 aprile. “Sarebbe stato il terzo anno sul palco dell’Arena per i detenuti.”, ha continuato Billi, “Nel mio percorso di lavoro rappresenta un momento molto importante il poter uscire dalla riserva indiana del teatro in carcere per portarlo in città. Mi auspico che la decisione di sospendere lo spettacolo serva come momento di riflessione e che si possa tornare sul palco dell’Arena, magari a fine maggio. La decisione, ovviamente, non spetta a me ma alla direzione della Dozza.”
In questi giorni concitati ci sono state parecchie consultazioni con tutte le realtà coinvolte, a partire dall’Arena del Sole e dal Garante (ad interim) per i diritti delle persone private della libertà personale, Anna Minardi, che si è interessata direttamente alla vicenda nel tentativo di trovare una soluzione condivisa.
“Confermare gli spettacoli sarebbe stato un gesto di serena forza e di fiducia grande”, ha dichiarato Paolo Billi, che dalle ultime prove non ha più contatti all’interno del carcere con i detenuti che partecipavano al laboratorio, ma che ha dovuto rispondere alle domande dei parenti che stavano arrivando in città per assistere allo spettacolo. “Io ho ricevuto solo una comunicazione in cui mi si diceva che, visto quanto era accaduto, era opportuno sospendere le iniziative. Confido che ci siano dei margini per trovare una soluzione. È stato un incidente di percorso, grave, ma spero di poter continuare a lavorare all’interno del carcere.”
Dalle parole del regista traspare un profondo dolore, soprattutto per quello che è vissuto come un vero e proprio “tradimento” nei confronti del lavoro di tutti e perché con la decisione di sospendere lo spettacolo anche gli altri detenuti non potranno salire sul palco dell’Arena del Sole.
“Abbiamo un rituale, quando entriamo a fare le prove alla Dozza”, ha concluso Billi, “all’inizio e alla fine ci si scambia una stretta di mano, con tutti. E Giulio, nelle ultime due prove, la mia mano non l’aveva stretta.”