“Bisogna respingere gli immigrati, ma non possiamo sparargli, almeno per ora”. Questo il pensiero del leghista Roberto Castelli, ex ministro della Giustizia e attuale Viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, che oggi è stato ospite in studio del programma di Radio2 ‘Un Giorno da Pecora’.
“Le violenze degli immigrati, che potrebbe diventare milioni nel corso del tempo, potrebbero obbligare le autorità ad usare le armi. Castelli ha esordito illustrando il possibile scenario legato all’immigrazione che si potrebbe creare nel corso del tempo: “Zapatero ha sparato agli immigrati che volevano andare in Spagna, Sarkozy sta bombardano alcuni possibili immigrati in Libia: si prefigurano momenti drammatici. E, se ragioniamo in termini storici, cioè nell’ambito dei prossimi decenni, c’è il pericolo che questa invasione possa diventare di decine di milioni”. Se questo avvenisse, cosa dovrebbe fare l’Italia? “Le controversie internazionali, spesso, come abbiamo visto in Iraq o in Kosovo, si risolvono con le armi”. Vuole dire che potrebbe essere necessario usare le armi anche da noi? “Anche se io spero che questo momento non debba mai venire, questo problema potrebbe diventare talmente enorme che dovremo porci il problema di usare anche le armi”. Qual è la soglia per decidere di sparare? “Quando si arriva alla violenza”. Può essere più chiaro? Riferendosi agli immigrati di Lampedusa, Castelli ha spiegato: “Questi signori, che dovevano già essere rimpatriati, hanno cominciato a bruciare i materassi. E se poi cominciassero a tirare sassi, pietre, e quant’altro? Si risponderebbe con gli scudi e i manganelli, perché così si fa nei confronti di qualsiasi cittadino italiano che non rispetta le disposizioni delle autorità di pubblica sicurezza”. Poi, polemico, si chiede: “E se uscisse qualche arma e cominciassero a sparare, noi cosa dovremmo fare?”. Sparare? “Contro le Brigate Rosse, cosa abbiamo fatto?”, aggiunge il leghista.
Ma Castelli si dimostra molto ‘accogliente’ con il popolo tunisino quando i due conduttori gli fanno presente che “in Lombardia arriveranno 3.200 immigrati tunisini” e lui “io spero proprio di no. Io credo – continua – che per affrontare il problema della distribuzione si dovrebbe valutare il numero di stranieri immigrati e clandestini che già sono già presenti sul territorio. E’ indubbio che oggi a Milano e in tutto l’hinterland milanese, ci siano più immigrati stranieri, che altrove”. “La Lombardia è una regione molto ricca”, fanno presente i conduttori, “noi siamo ricchi perché lavoriamo, non perché abbiamo il petrolio o perché ci viene giù la manna dal cielo”. “Perché in altri posti come la Campania o la Puglia non lavorano?” lo incalzano “non lo so, si vede che lavoreranno meno”, afferma il parlamentare leghista.
Il deputato lecchese, poi, fa anche le previsioni su quello che potrebbe essere il futuro leader del Carroccio. “Tra cinque anni Renzo Bossi potrebbe essere il nuovo leader della Lega Nord”. “Prima pensavo che finito Umberto Bossi sarebbe finita la Lega, ma ora siamo riusciti a creare una classe politica che andrà avanti dopo di noi”. E chi sarà il leader? Chiedono a Castelli i conduttori radiofonici, “lo sceglierà il congresso, nomi ce ne sono tanti: Maroni, Calderoli…e poi c’è Renzo Bossi…c’è anche lui, non subito ma se Bossi tenesse botta per altri cinque o sei anni…”, “Ma non è troppo giovane?” insistono i due speaker “se tu hai un maestro come Umberto Bossi, e sei uno sveglio, in sette o otto anni anni può diventare un buon politico”, risponde il viceministro.