“Il rischio associato alla contaminazione radioattiva dello Iodio 131 in Europa non è più negabile”. L’allarme è della Ong francese Criirad specializzata nello studio della radioattività. I più a rischio, secondo l’associazione, sono le donne incinta e i neonati. “Tra le abitudini alimentari, meglio evitare il consumo di latte fresco e la verdura a foglia larga”.
I primi test la Criirad li ha fatti a fine marzo quando la nuvola radioattiva di Fukushima ha raggiunto l’Europa, con risultati tutt’altro che incoraggianti, come l’eccessiva concentrazione di Iodo 131 nell’acqua piovana rilevata nel Sud-Est della Francia. Negli stessi giorni anche l’Istituto francese di sicurezza sul nucleare ha trovato preoccupanti tracce di Iodio 131 in alcuni campioni di latte. Lo Iodio 131 è un radioisotopo presente nelle scorie radioattive, uno dei principali fattori di rischio per la salute e per l’inquinamento atmosferico. Un’eccessiva esposizione può provocare cancro alla tiroide, tumefazioni e tiroiditi.
Proprio per far fronte alle preoccupazioni di migliaia di francesi e ai dubbi sui reali rischi della contaminazione di alimenti importati dal Sud est asiatico, la Criirad ha redatto un documento informativo sullo Iodio 131 in Europa e sui suoi effetti. Anche se l’associazione “non vuole creare eccessivo allarmismo“, i consigli sono chiari: attenzione a spinaci, insalata, cavoli e in genere alle verdura a foglia larga, specie se innaffiate con acqua piovana, perché metabolizzano velocemente lo Iodio 131. Secondo l’associazione, anche latte e formaggi freschi sarebbero a rischio contaminazione dal momento che molti animali d’allevamento mangiano erba a cielo aperto. Certo, nonostante le assicurazioni della Criirad, difficile non cadere nell’allarmismo.
“Non bere acqua piovana e compiere maggiori controlli sull’uso idrico industriale” dice la Criirad, che però esclude il rischio di contagio della pioggia per via cutanea. Fuori pericolo i bacini sotterranei e i grandi fiumi, però suggerisce: meglio aumentare i controlli nelle cisterne a cielo aperto anche per uso agricolo.
A stabilire le soglie di rischio di contaminazione radioattiva in Europa è l’agenzia Euratom con la Direttiva del 13 Maggio 1996. Secondo la normativa, non c’è pericolo per la salute se nell’organismo umano la radioattività non supera la soglia dei 10 micro sieverts (mSv) per anno. Ma quantificare la presenza di Iodio 131, sempre secondo gli esperti Criirad, non è facile visto che dipende molto dall’età delle persone. I bambini inferiori ai 2 anni, infatti, sono i più vulnerabili, dal momento che basta l’ingestione di 50 becquerel (Bq) di Iodio 131 per superare i 10 mSv nel loro organismo.
Prospettive tutt’altro che rosee e “non limitabili solo alla Francia”, chiarisce la Criirad. “Il livello di contaminazione radioattiva dell’aria è la stessa in Belgio, Germania, Italia e Svizzera”. Peggio ancora negli Stati Uniti, dove nella west coast le rilevazioni di Iodio 131 nei giorni successivi al disastro di Fukushima sono state fino a 10 volte più alte.