Scambi di accuse tra il vicepresidente della Provincia Bulletti e Cantelli Forti. Chiesto l'intervento del Rettore Dionigi. Ma i numeri di studenti e corsi di laurea non sono confortanti
Nel quadro, però, ci sono luci e ombre. Gli ex studenti a Rimini a cinque anni di distanza dalla laurea percepiscono circa 1.300 euro al mese, che per le donne scendono a 1.100. I riminesi che attualmente frequentano l’Università sono in calo dell’1,6% rispetto a un anno fa: 1.202 le matricole, pari al meno 1,8%. Solo sei riminesi su 10, dopo il diploma, si sono iscritti a un corso universitario. E se gli studenti se la cavano abbastanza bene, dato che il 75% è in regola con gli insegnamenti, molti di loro restano nell’ateneo sotto casa.
Anche in questo caso parlano i dati: il 72,5% (5.641 giovani) frequenta l’università di Bologna, il 10,8% studia a Urbino, il 3,3% a Ferrara e il 4% a Ancona o a San Marino. In sintesi, un quarto dei riminesi studia a Rimini.
Ce n’è abbastanza e anche di più per far infuriare la Provincia, uno dei principali soci di riferimento della società consortile Uni.Rimini. Il vice presidente dell’ente di corso d’Augusto Carlo Bulletti, medico e accademico da curriculum-papiro, ha sganciato la bomba così: “La visione dell’Università nel nostro territorio, e parlo a nome dell’amministrazione provinciale, è sbagliata. L’asticella dell’istruzione universitaria è bassissima. A Rimini ci sono molte lauree triennali, portiamo i laureati a competere con i nuovi cittadini e non con l’Europa. C’è carenza di ingegneri, di informatici, di medici. Non abbiamo abbastanza laureati in lauree strategiche che possono far competere il territorio riminese a livello europeo”.
Apriti cielo. Il presidente del polo Giorgio Cantelli Forti, già candidato al rettorato dell’Alma Mater nel 2009, l’ha presa come un affronto personale e ha scritto all’illustre collega una lettera al cianuro: “Cosa giova dichiarare che a Rimini gli studenti calano e abbandonano l’Università quando tu, pur essendo stato designato per due (dico due!) mandati nel Consiglio del polo scientifico-didattico della sede di Rimini non hai mai partecipato ad un Consiglio?”. Rimproverando al Bulletti “un vero e proprio autogol”, il pezzo grosso Cantelli Forti ha invocato la ragione di Stato: “Il momento è delicato perché con la revisione dello statuto d’Ateneo è in atto una forte pressione corporativa Bologna-centrica che se si dovesse esprimere in una maggioranza aggraverebbe ancora di più gli animi dei ‘Volonterosi Docenti e Ricercatori di Rimini’ creando panico e decisioni di rientro”. E infine, una bacchettata da “segrete stanze” all’ingrato Bulletti: “Forse non ti ricordi, ma prima di trasferire il tuo ruolo universitario a Rimini sei venuto nel mio ufficio…”.
Il numero due della Provincia, quindi, ha giocato la carta ‘baroni’, ricordando a Cantelli Forti che “solitamente la mancanza di un trasparente e sincero dibattito pubblico giova solo a piccoli gruppi interessati a mantenere un potere”. Un bel pasticcio in barba a chi, coi tempi che corrono, nell’Università crede e conta. Come si dice, in ogni città l’Università non dovrebbe rappresentare una agorà polemica ma libera? La trasparenza e il dibattito non sono un must per ogni ufficio addentellato con la vita pubblica? Ne è convinto il presidente della Provincia in questione, Stefano Vitali, che dopo aver difeso Bulletti ha deciso di passare ai fatti: “Voglio un’impostazione metodologica più aperta, su questo cercherò un approfondimento diretto con il rettore dell’Università di Bologna, il professor Ivano Dionigi”. Sta a vedere che il match Cantelli Forti-Dionigi stavolta si consuma all’ombra del Grand Hotel.
Luca Donigaglia