L'associazione ambientalista sottolinea come il 55% dei data center del social network sia alimentato a carbone. "FB sostiene l'attivismo e la democrazia in tutto il mondo, è ora che guidi anche la rivoluzione ambientale alimentando i propri centri dati con le energie rinnovabili"
Sapevate che navigare online inquina il pianeta? L’allarme arriva da Greenpeace: “Nel 2020 Internet consumerà più energia di Francia, Germania, Canada e Brasile messi assieme”. A finire sotto accusa sono i colossi come Facebook, che ha annunciato l’apertura di due nuovi centri di elaborazione dati alimentati a carbone, “ognuno dei quali – sostengono gli ambientalisti – consumerà quanto 40mila abitazioni”. Per chiedere al gigante di Palo Alto un’inversione di rotta, gli attivisti di Greenpeace lanciano una campagna mondiale, e a Milano scatta il blitz in piazza Duomo.
“Unfriend coal”, letteralmente “rimuovere il carbone dalla propria lista di amici”, è il nome che Greenpeace ha dato alla sfida lanciata al numero uno dei social network, che proprio a carbone intende alimentare i cervelloni elettronici che gestiranno il crescente traffico di dati generato dai milioni di utenti registrati. “Facebook sta sostenendo in tutto il mondo l’attivismo e la democrazia – afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace in Italia – è ora che guidi anche una rivoluzione energetica, eliminando fonti pericolose come nucleare e carbone e sostituendole con quelle rinnovabili”. Le richieste alla società fondata da Mark Zuckerberg seguono il rapporto di Greenpeace sull’impatto dei sistemi informatici sui cambiamenti climatici. “Il 55% dell’energia che alimenta i sistemi di Facebook deriva dal carbone – dichiarano gli ambientalisti – contro il 12,7% di Yahoo e il 34% di Google”. Per evitare agli utenti la necessità di utilizzare il proprio hard disk e un eccessivo consumo di energia, alcune società stanno spostando online servizi e applicazioni, rendendoli accessibili direttamente dal browser. Ma tutto ciò che viene immagazzinato dalla Rete riempie gli enormi dispositivi alimentati a carbone contro i quali si scagliano gli ambientalisti. Secondo il rapporto di Greenpeace, infatti, i centri di elaborazione dei dati e i sistemi di comunicazione del settore informatico consumeranno nel 2020 più del triplo di oggi.
Sono questi i numeri che Greenpeace sta portando nelle piazze di tutto il mondo e di fronte agli uffici del gigante californiano. A Palo Alto, dove ha sede la società, al loro arrivo in ufficio i dipendenti di Facebook hanno trovato un mega schermo dove leggere le migliaia di commenti che i sostenitori dell’iniziativa stanno pubblicando. Dove? Sulla famosa piattaforma, ovviamente: “Vogliamo entrare nel Guinness dei Primati con il maggior numero di commenti a un post di Facebook in 24 ore”, raccontano gli attivisti, che nel frattempo scendono in piazza. Nel cuore di Milano, sulla facciata del nuovo Museo del 900 che si affaccia su piazza Duomo, Greenpeace ha appeso un enorme striscione con la scritta “Facebook ci piaci verde”. “Ci auguriamo che Facebook raccolga la sfida – spiegano i manifestanti – e che lo faccia entro il 22 aprile, data in cui si celebra la Giornata Mondiale della Terra, annunciando un piano per eliminare gradualmente ma inesorabilmente l’uso di energia sporca”.