Immigrati: scambi di accuse tra enti locali e governo. Il piano assicurano Errani e Cancellieri funzionerà. Intanto i primi profughi sono iniziati ad arrivare e per ora sono abbandonati alla loro sorte: sono affamati, non hanno vestiti, non parlano italiano. Gli unici ad aiutarli sono le associazioni di volontari
Li incontriamo poco dopo le undici di sera, in stazione centrale. Sono quattro, hanno tra i 20 e i 30 anni, provengono tutti dalla Tunisia e parlano solo francese. Non hanno cibo, non hanno acqua e nemmeno un letto. Con loro solo degli zaini con qualche indumento. Davanti alle telecamere però sono sorridenti e ben disponibili.
In Italia, spiegano, sono arrivati via mare, con altre cinquanta persone su “una barca piccola piccola”. Dopo Lampedusa sono stati trasferiti al centro di Manduria, vicino a Taranto. Solo pochi giorni,e poi di nuovo in fuga. In treno questa volta, verso il nord. Arrivati a Bologna la questura ha consegnato loro il permesso di soggiorno temporaneo, autorizzandoli a spostarsi liberamente. Nessuno di loro sa ancora se e quanto resterà in città. La prossima destinazione potrebbe essere la Francia, dove alcuni hanno parenti e amici. Ma il luogo sembra avere poca importanza: “Il nostro paese non è democratico. Ben Alì spara sulla gente, usa i fucili contro il suo popolo. Ora vogliamo solo trovare un lavoro e vivere in pace”.
Gli altri? Arriveranno venerdì, al massimo sabato. Sono 769 i profughi attesi in Emilia Romagna dalla prima tranche di dislocamento degli stranieri sul territorio nazionale, equivalgono al 7,69 per cento del totale. Bologna e provincia ne dovranno ospitare 173. è quanto emerge dalla riunione del coordinamento provinciale emergenza Nord Africa.
Errani e Cancellieri assicurano che sono stati presi tutti i necessari provvedimenti per garantire un’accoglienza a queste persone, ma alla stazione ferroviaria, in questi giorni, come vediamo nel video, gli stranieri in fuga ci sono. Sono affamati e nessuno di loro parla l’italiano. Hanno bisogno di tutto, dormono dove trovano, alcuni attorno alla Montagnola e la loro unica speranza è la solidarietà dei connazionali.
Le assegnazioni dei profughi verranno fatte per ognuno dei sette distretti del bolognese, ma il criterio di proporzionalità, stabilito dal piano di emergenza nazionale non verrà rispettato così rigorosamente. Bologna città ospiterà 57 migranti, 23 i 15 Comuni della Pianura Est, 12 i 6 della Pianura ovest, 20 stranieri verranno invece ospitati nei 10 Comuni dell’imolese, 13 arriveranno nei 6 Comuni di San Lazzaro di Savena, 16 nei 9 di Casalecchio, 9 nei 13 di Porretta. Ma dove andranno davvero questi profughi? Il Comune di Casalecchio rende noto che le strutture di accoglienza non sono ancora state individuate, mancano anche le risorse. Maroni sostiene che i soldi ci sono: l’intenzione è quella di costituire un fondo presso la protezione civile nazionale. In regione una delibera della giunta prevede l’anticipazione di questo denaro, mettendo a disposizione 1 milione di euro per i distretti che dovranno fronteggiare l’emergenza.
All’inizio i profughi arriveranno dapprima a Bologna. A dirlo è Emanuele Burgin, assessore provinciale alla protezione civile: “Il Comune probabilmente ne prenderà in una prima fase più di una settantina. Si possono utilizzare appartamenti a disposizione. Saranno comunque gruppetti di 10-15 persone, non verranno certo allestiti campi di concentramento”.
“Ora – continua l’assessore – ogni distretto deve fare il suo compito per individuare i siti. Certo, il meccanismo attivato a livello nazionale è un colabrodo, ma noi dobbiamo stare alle regole”. Ciò che pare certo è che nei luoghi che riceveranno i migranti provenienti da Lampedusa potranno essere ospitati solo profughi che dimostrino di venire da zone di guerra, riconosciuti dalla questura, oppure stranieri che usufruiscano del permesso temporaneo di 6 mesi, concesso dal ministero dell’Interno. Non facile sarà il compito della questura che dovrà riuscire a provare che queste persone sono effettivamente giunte sul suolo italiano dal 1 gennaio al 5 aprile 2011.
(il video è di Giulia Zaccariello)