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“In Germania per esplorare Giove e Titano”

Quando aveva 27 anni Mattia Mercolino si è trasferito a Darmstadt, vicino a Francoforte, per lavorare all'Agenzia spaziale europea. Ora parla delle sonde come se avessero un'anima e promette: "Nel 2035 manderemo l'uomo su Marte"
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“Mi hanno chiamato all’Esa”. Appena gli è arrivata la comunicazione dall’Agenzia spaziale europea, Mattia Mercolino ha scritto una mail per chiedere l’approvazione alla sua fidanzata. “Ho messo solo l’oggetto, senza contenuto, e lei ha pensato a uno scherzo”, racconta. Ma scherzo non era. Il suo sogno di lavorare per l’Esa si è realizzato nel 2004. Così a soli 27 anni Mattia è partito per la Germania, destinazione Darmstadt, vicino a Francoforte.

Tutto inizia sui banchi di via Scarpa a Roma, alla Sapienza, dove si laurea in Ingegneria aerospaziale. Poi due anni di collaborazione co.co.co. con la cattedra di Sistemi aerospaziali. Con lo staff del dipartimento Mattia contribuisce a sviluppare un sistema di navigazione per sonde interplanetarie “che è una novità assoluta”. Poi manda il curriculum per svolgere uno stage all’Esa. E inizia la sua avventura in Germania. “Qui stiamo preparando tutto per la prossima spedizione su Marte: dobbiamo esplorare il pianeta dal punto di vista scientifico e tecnologico in modo tale da poterci mandare l’uomo – spiega Mattia -. Pensiamo che nel 2035-2040 ci riusciremo, grazie a una costosissima missione congiunta Europa-America”.

Mattia e la compagna vivono a Darmstadt, vicino Francoforte: “Lei si è ambientata più di me anche perché viviamo in una ‘gabbia d’oro’”, ovvero una microcomunità italo-ispanica con cui passano le serate a cantare e a suonare la chitarra. “E’ difficile integrarsi nella società tedesca”. Mattia fa il mea culpa sul livello di conoscenza della lingua: “Me la cavo meglio con l’inglese e con lo spagnolo”.

Parla delle sonde spaziali come se avessero un’anima. A giugno manderà a dormire ‘Rosetta’, che sta andando su una cometa: “Arriverà nel 2015, ma deve essere spenta fino a gennaio 2014: per tutto questo tempo non ci sarà nessuna forma di comunicazione perché viaggia a quattro unità astronomiche da noi, cioè a 600 milioni di chilometri dalla Terra”.

L’Italia spera di riviverla, un giorno: “Il mio paese mi ha dato tanto e mi sentirei un po’ in colpa se non gli restituirò tutto”. Fra un po’, “dopo aver girato per il mondo”. Nel 2006, era in Germania già da due anni, l’università di Bologna gli ha proposto di rientrare come ricercatore. Ci ha pensato su due settimane. Ma poi ha continuato per la sua strada: “Si parte sempre a malincuore, non è facile. Però qui le persone e gli ambienti sono talmente stimolanti e le ‘condizioni al contorno’ così favorevoli che mi sono ambientato subito. Quando sono arrivato, e sono arrivato con un giorno di anticipo, ho trovato tutto pronto: il mio ufficio, il mio pc, il mio telefono… tutti benefit che in Italia non avevo”.

E poi un lavoro di ricerca che è molto stimolante. Come il giorno dell’ “atitanaggio”, come lo chiama lui. “Ero appena arrivato e mi sono trovato a vivere da spettatore il momento in cui la sonda della missione Cassini-Huygens, dopo sette anni, è atterrata su Titano (satellite di Saturno, ndr): si sono tutti tolti un grossissimo peso e le facce di tutto il team, le emozioni, non lo dimenticherò mai”. Prossimi progetti? Bepicolombo, la sonda che nel 2014 andrà su Mercurio. E Juno che andrà su Giove, lancio previsto per agosto.

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