Come far sparire quasi 3 miliardi di vecchie lire dei contribuenti e scontare i due anni di pena in libertà, tra colloqui con l’assistente sociale, pensione e preghiere. Teatro dell’assurdo non è una pièce di Ionesco ma Zocca, paesino di montagna fra i sei comuni modenesi che il 15 e 16 maggio sarà impegnati nel voto amministrativo. Il protagonista è Sergio Leonelli, fratello del sindaco Pd e responsabile dell’ufficio tecnico che lo scorso anno ha patteggiato una condanna per peculato: secondo quanto ricostruito dalla Finanza il geometra avrebbe intascato dal 1998 al 2008 un 1 milione e 469 mila euro di concessioni edili destinate alla tesoreria comunale. Tanto da meritarsi il soprannome, coniato dal concittadino Vasco Rossi, di ‘Ar Sergio Lupin’.
Per dieci anni né maggioranza né opposizioni si sono accorte del buco di bilancio e del boom di lavori, dai nuovi cantieri ai restyling delle case abbarbicate sull’Appennino: una media di 300 oneri di urbanizzazione annuali su 5mila abitanti, per la gioia di costruttori e progettisti. La denuncia vergata dal primo cittadino Carlo Leonelli è scattata quando il fratello è andato in pensione e il suo sostituto si è imbattuto in un imprenditore che insisteva per pagargli la seconda tranche per un’opera non registrata.
Nel caos ordinato c’è lo specchio di un paese: chi ha versato in nero sapendo di non avere i titoli per costruire, chi ha affidato in buonafede il denaro nelle mani del geometra comunale. Alla causa intentata dai fratelli Corsi (difesi dall’avvocato Girolamo Mancino) ricevute alla mano, si aggiunge l’ottantina di ricorsi al Tar di cittadini (assistiti dal Codacons) che hanno ricevuto le cartelle esattoriali e pretendono di non pagare una seconda volta la concessione.
Il sindaco Carlo Leonelli, “amareggiato” per le performance del fratello, attende il responso della magistratura: ”La situazione è complessa, sarà la giustizia a stabilire torti e ragioni sui pagamenti. Ma mi domando se sia possibile che un professionista non sappia come vanno effettuati i versamenti degli oneri. C’erano costruttori che si presentavano con assegni non intestati”. Infatti si poteva scegliere la strada di Marco Manzini, titolare del bar BiBap e tra i fondatori nel 1975 di Punto radio Zocca col disc jockey Vasco Rossi: “Quando ho avuto necessità per il negozio ho effettuato un bonifico al conto prestabilito della tesoreria – spiega Manzini – in questo modo non ti potevano capitare problemi”. Poi regala una battuta dell’amico rocker: “Quando il Blasco, che torna a trovarci per le feste, è venuto a sapere di questa storia, gli è venuto spontaneo fare un commento. E ha ribattezzato Sergio Leonelli ‘Ar Sergio Lupin’”.
L’indagine della Guardia di Finanza di Modena condotta dal Pm Giuseppe Tibis ha dovuto fare i conti con omertà e accuse tardive, ma anche con le leggi ‘ad castam‘. L’imputato, difeso dallo studio Leone di Bologna, ha ottenuto in udienza preliminare un patteggiamento allargato a cinque anni di pena, ridotti a due in virtù dell’indulto applicabile fino al maggio 2006. Altri episodi di peculato e falso sono caduti in prescrizione grazie all’ex Cirielli, così come l’abuso edilizio contestato in concorso a un progettista (fra i firmatari della richiesta di procrastinare il pensionamento di Leonelli) che gli consegnava brevi manu il denaro dei privati.
L’ex dipendente comunale ha usufruito della legge Simeone Saraceni, votata bipartisan ai tempi della Bicamerale, nel 1998, appena prima che a Zocca iniziasse la gestione allegra. Per pene inferiori ai tre anni la norma prevede l’espiazione in libertà, salvo alcune prescrizioni (come il divieto di allontanarsi dalla regione, rientrare tardi la sera, commettere reati) e colloqui con l’ assistente sociale del tribunale. Sergio Leonelli è stato notato assiduamente in parrocchia, ma se in altri tempi sarebbe sorta una letteratura sul fratello del Peppone modenese redento da Don Camillo, oggi non arrivano commenti.
Mentre la procura regionale della corte dei conti sta indagando per colpa grave anche la responsabile comunale pro tempore e i revisori contabili per omessa vigilanza, l’amministrazione di Zocca ha rinunciato alla causa civile contro Leonelli dopo aver incamerato poco più di 100mila euro sequestrati dalla Finanza sul suo conto corrente.
Non risulta intestatario di beni: vive in affitto con una ex segretaria comunale, va in vacanza in Versilia, la moglie da cui si separò – e che di quesi soldi non ha visto un cent – gestisce una pizzeria in paese e le sue figlie (anche loro non hanno voluto niente del tesoro) hanno comprato l’auto nuova. E tutto è stato fatto grazie alle loro forze perché in realtà sono poca roba a confronto del maxi-buco di bilancio, che resta argomento tabù anche ora in campagna elettorale.
Si discute di nuovi investimenti, come il progetto dello stadio comunale (3 milioni di euro) per una squadra che disputa la prima categoria, e non degli ammanchi che prima o poi ricadranno sulla collettività in termini di minori servizi e aumenti delle tariffe. ‘The show must go on’ ma con un certo imbarazzo, in questa prima tornata elettorale di sole liste civiche nel comune rosso, governato da Pci, Psi ed eredi salvo un quinquennio Dc all’epoca del compromesso storico.
Il passo indietro del sindaco Carlo Leonelli al primo mandato è servito a lanciare, con l’appoggio del leader regionale del Pd Stefano Bonaccini, un candidato di levatura come il presidente provinciale dell’Ordine degli Ingegneri Pietro Balugani. Zocchese, già assessore provinciale vent’anni fa, docente a contratto, dirigente del settore autorizzazioni sanitarie dell’Ausl nonchè presidente del Comitato unitario delle professioni, promotore di una nuova carta etica che impegna gli ordini a sospendere gli associati indagati per mafia, e a radiare i condannati. La sensazione è che Balugani, affrontando tre liste civiche rispettivamente vicine a Pdl, Lega Nord e alla sinistra radicale, potrà levare le castagne dal fuoco al Pd e ai tanti che vogliono cancellare le avventure di ‘Ar Sergio’.