Il processo breve è stato approvato alla Camera. Adesso il Cavaliere è ad un passo dalla prescrizione del processo Mills e, in successione, da quello Mediaset e Mediatrade, mentre per l’affaire Ruby forse dovrà attendere che la norma Mugnai presentata al Senato sul processo lunghissimo, vanifichi anche questo ennesimo sforzo della magistratura. Il processo breve, però, è anche altro, oltre a essere l’ennesima legge ad personam. E’, soprattutto, un colpo mortale alla giustizia italiana e a tutte quelle persone che da anni, spesso davvero da troppi anni, attendono di vedere pagare i colpevoli di alcuni dei più gravi delitti che hanno punteggiato gli ultimi decenni della storia criminale del Paese.
Lo scandalo della Clinica Santa Rita a Milano, ad esempio. Tra il 2005 e il 2008, si ricorderà, presso la Santa Rita venivano effettuati interventi abnormi e invasivi su pazienti eseguiti ‘in totale disprezzo delle condizioni di fragilità’ del malato. Le accuse portate ai responsabili vanno dalla truffa al falso ideologico, passando per la falsificazione delle cartelle cliniche e sopratutto, per una serie di interventi inutili o dannosi che hanno provocato lesioni gravi o gravissime per circa novanta persone, oltre alla morte di cinque pazienti. Infatti, tra le accuse mosse agli indagati (in tutto, non meno di diciotto), figura anche l’omicidio volontario aggravato da crudeltà. Ebbene, in virtù del fatto che gli imputati sono tutti incensurati, potranno beneficiare della prescrizione breve. E che dire del processo Cirio? A Roma, il 14 marzo 2008, a sei anni dal default da 150 miliardi di vecchie lire è cominciato il processo a Cragnotti e ad altri 32 imputati, tra cui Cesare Geronzi. Tutti accusati di bancarotta per distrazione e truffa aggravata ai danni dei risparmiatori della Cirio. La vicenda risale al 2003, quando il fallimento del gruppo Cirio, allora guidato da Cragnotti, aveva fatto andare in default obbligazioni per 1,125 miliardi di euro, emesse tra il 2000 e il 2002. il 2 marzo 2011 la Procura della Repubblica di Roma ha richiesto per il crac Cirio 15 anni di reclusione per Sergio Cragnotti e 8 per Cesare Geronzi. Anche qui, tutti gli imputati sono incensurati, tutti potranno beneficiare della prescrizione breve.
La Thyssen Krupp, una tragedia che vede ora Antonio Boccuzzi, l’unico sopravvissuto, siedere nei banchi del Pd proprio alla Camera. A Torino il 6 dicembre 2007, per rispolverare la memoria, scoppiò un incendio nello stabilimento e morirono sette operai, alcuni dopo settimane di agonia. Gli imputati sono sei. Harald Espenhahn, l’ammistratore delegato della Thyssen è accusato di omicidio volontario per il rogo della Thyssenkrupp. Con lui è anche Gerald Priegnitz, consigliere di amministrazione e membro del board della multinazionale dell’acciaio. Le richieste finali del pm, Raffaele Guariniello pronunciate il 14 dicembre 2010, sono state di sei condanne per quasi 80 anni di carcere complessivi. Solo per l’amministratore delegato del gruppo Harald Espenhahn, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale, Guariniello, ha chiesto 16 anni e 6 mesi anni di reclusione. Per gli altri cinque dirigenti, imputati di omicidio colposo e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche, sono state chieste alla Corte d’Assise presieduta da Anna Maria Iannibelli pene di 13 anni e mezzo, per quattro di loro e 9 anni per uno solo dei dirigenti. Anche in questo caso, tutti gli imputati sono incensurati e così anche qui tutti potranno beneficiare della prescrizione breve. Lo scandalo della sanità pugliese. Dove Giampaolo Tarantini, dal maggio 2009, con altre 78 persone, è imputato a Bari per corruzione, favoreggiamento della prostituzione, spaccio di sostanze stupefacenti e falso nell’ambito dell’inchiesta sugli scandali della sanità pugliese. Per lui come per i suoi complici, la prescrizione breve sarà d’obbligo: tutti incensurati.
Ancora, la Fincantieri. A Palermo, 15 febbraio 2010 muoiono 40 operai. 11 ex rapresentanti legali di Fincantieri e di una serie di imprese dell’indotto sono accusati di omicidio colposo e di lesioni colpose gravissime. Non sono state adottate le misure di sicurezza adeguate che hanno poi causato la morte di 40 lavoratori che hanno contratto gravi forme tumorali per aver lavorato con l’amianto. Tutti i dirigenti risultano incensurati, potranno beneficiare delle norme che si stanno per approvare. Per le morti da amianto, poi, è giunto a conclusione il 25 febbraio anche un altro processo, sempre davanti all’autorità giudiziaria di Palermo, anche in questo caso a carico degli ex rappresentanti legali di Fincantieri, e il giudice monocratico della prima sezione del Tribunale per le accuse di omicidio colposo plurimo e lesioni gravi colpose ha condannato Luciano Lemetti, condannato a 7 anni e mezzo, Giuseppe Cortesi, a 6 anni, e Antonino Cipponeri, tre anni. Agli imputati è stato applicato il condono di pena di tre anni ciascuno. Le vittime dell’amianto furono 37 in quel primo processo. Ma anche qui, tutti gli imputati incensurati, tutti impuniti. Giustizia negata. Non è finita.
C’è anche il processo Eternit, lungo e penoso. I fatti: dal 1907 al 1986 a Casale Monferrato ha operato la multinazionale Eternit, specializzata nella produzione di prodotti in cemento amianto per l’edilizia. Il maxi processo eternit di Torino riprenderà il prossimo 14 giugno 2011. Il male d’amianto ha colpito migliaia di persone a Casale, a Cavagnolo, a Rubiera, a Bagnolo, tutti stabilimenti della società eternit. Gli indagati sono accusati dalla procura di Torino di disastro doloso permanente ed omissione dolosa di misure anti infortunistiche. In Italia l’impiego dell’amianto é stato messo fuorilegge solo nel 1992; a Casale Monferrato l’amianto, secondo l’indagine del Procuratore della Repubblica di Torino Raffaele Guariniello, ha già ucciso, ad oggi, 1.400 persone fra le quali 900 ex lavoratori dello stabilimento Eternit e 500 cittadini. Molte persone sono morte a Casale. Ancora oggi la bonifica del sito della ex fabbrica non è ancora conclusa. L’amianto è disseminato dappertutto. Nelle case come nelle scuole. Non esiste nessun “anagrafe” dei siti contenenti amianto. Ma anche qui, grazie alla norma salva Berlusconi, tutti gli imputati resteranno impuniti.
E siamo ancora nell’industria, all’Ilva di Taranto. Il 9 settembre 2005 nello stabilimento siderurgico ha perso la vita Gianluigi Di Leo, 25enne operaio di Mottola (Taranto), schiacciato e ucciso da una trave, subito dopo che aveva terminato il proprio turno e si accingeva a timbrare il cartellino. Il giudice dell’udienza preliminare, ha rinviato a giudizio 24 persone con le accuse di omicidio colposo e omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Tutti gli imputati sono incensurati, tutti potranno beneficiare della prescrizione breve. Le vittime non avranno mai giustizia.
Ma i tre scandali che hanno segnato l’immaginario collettivo sono altri. Il primo, il primo è senza dubbio il Crac Parmalat, il più grande scandalo di bancarotta fraudolenta e aggiotaggio perpetrato da una società privata in Europa. Il buco lasciato dalla Parmalat si aggirava sui quattordici miliardi di euro. Il fallimento della Parmalat è costato l’azzeramento del patrimonio azionario ai piccoli azionisti, mentre i risparmiatori che avevano investito in bond hanno ricevuto solo un parziale risarcimento. Con l’accusa di bancarotta fraudolenta, è stato condannato a diciotto anni di reclusione il patron della Parmalat, Calisto Tanzi, nonché numerosi suoi collaboratori tra dirigenti, revisori dei conti e sindaci. Si sono svolti due processi paralleli cominciati nel 2004: al tribunale di Milano per i reati di aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza, falso in comunicazioni (sociali e ai revisori) e ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza della Consob. A quello di Parma per associazione a delinquere e bancarotta. In particolare, a Milano, tra le persone fisiche giudicate con rito ordinario, risulta condannato il solo Calisto Tanzi, a 10 anni di reclusione. Tra pochissimi giorni le banche potrebbero non dover pagare più nulla a oltre 120 mila obbligazionisti, mentre per 80 mila di quei risparmiatori si potrebbe chiudere l’ultima finestra per sperare nei rimborsi. Questo perché il 18 Aprile del 2011 è attesa la sentenza di primo grado nel processo per aggiotaggio, reato che per le persone fisiche scatta dopo sette anni e mezzo. Se anche si dovesse arrivare a una sentenza di colpevolezza di primo grado sarebbe penalmente una vittoria di Pirro, perchè con l’appello scatterebbe senz’altro la prescrizione del reato.Invece dal tribunale di Parma nel dicembre 2010 Calisto Tanzi è stato condannato in primo grado a 18 anni di reclusione, invece gli altri dirigenti della società sotto processo ci sono state molte condanne inferiori ai 10 anni per i diversi reati considerati. Tutte le condanne di Milano e Parma saranno annullate a breve dalla prescrizione, anche grazie alla beffa finale di questa legge, tutti gli imputati erano incensurati e tutti potranno beneficiare anche della prescrizione breve.
Il terremoto dell’Aquila. Il crollo della Casa dello Studente .È stata rinviata al 5 novembre prossimo l’udienza preliminare relativa a quel crollo che accoglieva gli studenti vincitori di borsa di studio dell’Università abruzzese, uno dei filoni simbolo della maxi inchiesta sul terremoto che nel 2009 devastò il capoluogo abruzzese. I capi di imputazione per gli indagati sono omicidio colposo e disastro colposo reati puniti dal Codice con una pena fino a 10 anni. Da mesi oltre al dolore per le loro perdite e per la lentezza dei procedimenti giudiziari, i parenti delle vittime del terremoto dell’Aquila ringraziano per il processo breve. Se il disegno di legge andasse in porto, potrebbe voler dire dover rinunciare alla possibilità di veder condannati i colpevole dei crolli. Un po’ la stessa sorte dei parenti delle vittime della Strage di Viareggio: 33 vittime innocenti. Nell’inchiesta aperta dalla Procura di Lucca sul disastro ferroviario di Viareggio sono 38 gli indagati: ci sono manager e dipendenti di Ferrovie dello Stato, di Rfi (Rete ferroviaria italiana), di Trenitalia, di Fs Logistica, di Cima Riparazioni, della tedesca GATX Rail Germania e dell’austriaca GATX Rail. Per tutti gli indagati la Procura di Lucca formula le seguenti ipotesi di reato: incendio e disastro ferroviario colposo, omicidio e lesioni colpose plurime. Inoltre, solo per alcuni indagati vengono altresì ipotizzate una serie di violazioni al Testo unico in materia di tutela della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro (Decreto legislativo 81 del 2008), in particolare per la mancata valutazione dei rischi connessi al trasporto di una sostanza pericolosa come il Gpl. Tutti gli imputati sono incensurati, tutti potranno beneficiare della prescrizione breve. Le vittime non avranno mai giustizia. Solo perché Silvio voleva salvarsi dai suoi processi.