Finisce con i deputati dell’opposizione che mostra la Costituzione verso i banchi della maggioranza e, subito dopo la proclamanzione del risultato, con l’esposizione di cartelli che ricordano quali e quanti processi finiranno sul binario morto della prescrizione. Ma la seduta finale sul processo breve non riserva sorprese.
“Il governo nella coscienza degli italiani ha fatto un passo verso l’abisso”. Pier Luigi Bersani esce sconfitto dall’aula di Montecitorio mentre sul display dell’aula ancora campeggia il risultato del voto sul processo breve: 314 sì, 298 no. Legge ad personam approvata, processo Mills scampato per il presidente del Consiglio, Cavaliere Silvio Berlusconi. Ma il segretario del Partito Democratico lascia la Camera dopo aver dimostrato che l’opposizione, in questi giorni, ha svolto al meglio il proprio ruolo. Un ostruzionismo attuato sul filo del regolamento, con Rosy Bindi che è riuscita martedì sera a far slittare il voto dell’articolo 3, quello sulla prescrizione breve (cuore della legge), a mercoledì, nonostante il tempo degli interventi fosse terminato e assegnandone altro: ma appena 15 secondi ciascuno. Insomma, l’opposizione ha tentato di fare l’opposizione. Così Bersani saluta: “Ora sta a noi far comprendere la vergogna di questo provvedimento che dimostra l’assoluto disprezzo verso i problemi veri del paese”. Appare più amareggiato Italo Bocchino di Futuro e Libertà. “Che tristezza, con l’approvazione dell’aprescrizione breve il governo ha dimostrato di avere i numeri in Parlamento solo per distruggere e non per costruire e riformare il Paese. Il problema non è avere i numeri, ma decidere che cosa farne e possibilmente utilizzarli per l’Italia”, ha detto il vicepresidente di Fli. “E’ stato triste vedere la Camera dei deputati bloccata alla presenza di tutti i membri del governo al solo fine di far prescrivere il processo Mills prima della più che probabile condanna di Berlusconi in primo grado”, ha aggiunto Bocchino. “L’uso proprietario delle istituzioni è un grave danno al Paese, soprattutto mentre l’Italia registra una profonda crisi con l’Unione europea, mentre affronta un’emergenza umanitaria con un forte flusso migratorio, mentre il Mediterraneo è in fiamme e il mondo alle prese con le problematiche ambientali provenienti dal Giappone. In questo contesto non si è trovato di meglio da fare che utilizzare la maggioranza rattoppata per salvare ancora una volta il presidente del Consiglio”.
Pier Ferdinando Casini si dice certo che la legge, che ora torna al Senato, non passerà le verifiche. “Un’ennesima occasione persa, si continua con le vecchie scorciatoie” e il paese da “20 anni ancora aspetta quella riforma epocale della giustizia: promessa non mantenuta di cui sentiamo l’esigenza”, ha commentato il leader dell’Udc. “Dopo 20 anni siamo tornati davanti al tribunale di Milano con la gente sul marciapiede”. E questa è “la metafora” della storia giudiziaria del nostro Paese. Secondo il leader dell’Udc il provvedimento all’esame oggi prefigura una “legge ad personam” a favore del presidente del Consiglio. Invece “non si produrrà nulla neanche a favore del premier – dice – perché il provvedimento non reggerà alle successive verifiche istituzionali”.L’Udc e il Terzo Polo, ha proseguito Casini, sono favorevoli a una riforma della giustizia che in molti aspetti non funziona ed è disponibile verso una vera riforma non facendo un dogma anche della separazione delle carriere dei magistrati. “Aspettiamo una riforma della giustizia ma che deve corrispondere ai criteri di imparzialità e di equilibrio risolvendo lo storico carico di processi e l’ingolfamento che si è prodotto anche con l’introduzione del nuovo reato di immigrazione clandestina”. Casini sottolinea che “non c’è una posizione preconcetta delle opposizioni perchè su altri temi come la lotta alla mafia, lo stalking e gli stupri in Parlamento si è registrata l’unanimità”. “Siamo convinti – conclude – che per battere Berlusconi servono le armi della politica e non le scorciatoie giudiziarie che sarebbero la sconfitta della politica . E’ l’opposizione che deve indicare una nuova strada per l’Italia”.
Ovviamente il Pdl e la maggioranza esultano, difendendo la legge. “Finalmente una legge che mette l’Italia al passo con l’Europa”, ha detto Berlusconi ad alcuni deputati che gli hanno telefonato per avvisarlo dell’esito del voto. Mentre Verdini esulta sui numeri. “Il Pdl è una vera macchina da guerra. Vinciamo sempre, sul piano elettorale, nei voti in Parlamento. Sempre”. Ha detto il coordinatore del Pdl, Denis Verdini. “In questi due giorni durissimi – aggiunge Verdini – la maggioranza ha sempre tenuto, è stata dimostrata la coesione del Pdl e di tutta la maggioranza, che è cresciuta ancora ed ora è a 316″. Per Verdini, infatti, se si considerano le assenze al momento del voto di Frattini e di Berlusconi, “da 314 siamo passati a 316”. E poi saluta: “E’ tempo di cene”.