Silvio Berlusconi ce l’ha fatta. Con una maggioranza di 314 voti, il processo breve è stato approvato dalla Camera. Fino all’ultimo momento l’opposizione ha tentato di ritardare quello che si annuncia come un vero e proprio disastro per la giustizia italiana. Per salvarsi dai suoi processi, il Cavaliere ha dato il via libera alla cancellazione di circa 15mila processi, tra cui alcuni tra i più sanguinosi e terribili della recente storia del Paese. Alla Camera è stata battaglia, al Senato non sarà la stessa cosa anche se il tempo potrà favorire, in qualche modo, il lento logorarsi del partito del premier, ormai ostaggio di una guerra per bande che proprio questa settimana si riuniranno in banchetti diversi, dispersi per la Capitale, in attesa (tutti) di cannibalizzare quel che resta del Pdl. E, forse, anche di Silvio.

Intanto, per Berlusconi questa norma rappresenta l’ennesima vittoria parlamentare. La maggioranza, seppur puntellata dalla constante presenza dei ministri, di fatto ha retto bene una serie di sedute tesissime e non prive di trappole ordite dall’opposizione sul filo del regolamento, segno che per restare a galla (e andare dritti verso l’agognato vitalizio parlamentare, ottenibile solo a fine legislatura) sono tutti pronti a pagare qualsiasi prezzo a Silvio. A cominciare dalla sua impunità. E’ stato quando ormai era tutto perduto e persino l’unico voto segreto sull’articolo 3 è passato con 316 voti, dunque con 10 voti in più della maggioranza, che lo sfogo delle opposizioni si è fatto dolente. “Abbiamo fatto tutto il possibile contro questa vergogna – ha commentato amaro Dario Franceschini – questo provvedimento volevano approvarlo in due giorni solo due settiamane fa, abbiamo fatto un’opposizione intransigente, usato e interpretato creativamente tutte le norme parlamentari, abbiamo tenuta aperta il più possibile questa vergogna davanti al Paese”.

Forse servirà anche questo. L’aver urlato, a telecamere aperte poco prima del voto finale, che con il processo breve si salvava certo Silvio dai suoi processi, ma si dava anche un poderoso colpo di spugna alla domanda di giustizia dei parenti delle vittime dell’Aquila, o a quelli di Viareggio o, comunque, a tutti quelli che sono in attesa di veder condannare qualcuno per omicidio colposo, per la prima volta da molto tempo ha mostrato che un’opposizione in Italia c’è; di questo il Cavaliere dovrà tenere conto anche in vista delle prossime elezioni, anche se crede di aver inferto, con questo provvedimento, un colpo ferale ai suoi acerrimi “nemici” giudici. Da tenere presente un dato: durante la conferenza dei capigruppo, Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl, aveva chiesto ai colleghi dell’opposizione di “astenersi da plateali atti di provocazione” per “non dare una brutta immagine del Parlamento”; quando si dice senza vergogna.

Ora il processo breve passa al Senato dove si prevede che possa essere approvato definitivamente entro la fine di maggio (compreso il necessario passaggio in commissione). A quel punto tutte le speranze saranno riposte nel Capo dello Stato. In questi giorni di feroce dibattito, molto spesso si sono rincorse le voci che vorrebbero Giorgio Napolitano fortemente critico sulla legge. L’ipotesi più accreditata prevede che il Colle possa bocciare solo una parte della legge, rinviandola alle Camere per questioni di possibile incostituzionalità (si parla, ovviamente, della parte sulla prescrizione breve), ma la risposta di Berlusconi, a quanto si apprende, sarebbe già pronta. E capace di far scoppiare un conflitto istituzionale di portata maggiore di quelli visti finora; nel Pdl circola la voce che il Cavaliere sarebbe intenzionato a far riapprovare dalle Camere l’articolato “solo modificando qualche virgola”, in modo da obbligare Napolitano, come prevede la legge, a firmarla comunque.

Un affronto alle istituzioni, senza dubbio, di cui Silvio Berlusconi si farà nuovamente beffe pur di raggiungere lo scopo; prima l’immunità, poi una nuova vittoria elettorale, forse un po’ prima del 2013, in una campagna elettorale puntata tuitta contro il potere giudiziario. Il primo passo verso il raggiungimento dell’obiettivo è già stato fatto giusto stasera, in diretta tv. Adesso il Cavaliere è ad un passo dalla prescrizione del processo Mills e, in successione, da quello Mediaset e Mediatrade, mentre per l’affaire Ruby forse dovrà attendere che l’ennesima porcata, la norma Mugnai presentata al Senato sul processo lunghissimo, vanifichi anche questo ennesimo sforzo della magistratura per ottenere giustizia. Il processo breve, però, è anche altro, oltre ad ennesima, vergognosa legge ad personam. E’, soprattutto, un colpo mortale alla giustizia italiana e a tutte quelle persone che da anni, spesso davvero da troppi anni, attendono di vedere pagare i colpevoli di alcuni dei più gravi delitti che hanno punteggiato gli ultimi decenni della storia criminale del Paese.

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