Grande (e sospetta) mobilitazione politica sulla questione dell’inserimento in graduatoria (a pettine o a coda) degli insegnanti precari. Ben 60 deputati interessati alla disputa tra docenti del Sud, con un punteggio tale da poter lavorare solo a Nord (dove ci sono più posti e quindi una maggiore capacità di assorbimento di personale); e amministratori e parlamentari locali, interessati ad assecondare – oggi più che mai – il proprio elettorato.

Sopra tutti la Lega: il capogruppo in commissione cultura, Mario Pittoni, artefice di una “illuminata” proposta di legge, è pronto con un nuovo coniglio nel cilindro, guarda caso sempre rigorosamente avverso ai precari meridionali che si ostinassero a voler andare ad inquinare la Padania: graduatorie regionali suddivise in due blocchi, A e B. Nel primo si troveranno di diritto gli iscritti nelle attuali graduatorie provinciali ad esaurimento della regione interessata. Nel secondo si inseriranno coloro che usciranno con le nuove regole per la formazione iniziale dei docenti, appena determinate, ma anche tutti coloro che, dalle altre regioni, dovessero ambire ad una cattedra “straniera”. Cari precari meridionali, cioè, se per caso aspiraste ad una cattedra al Nord, dovrete sottoporvi ad un nuovo esame per essere ammessi a insegnare in Padania. L’art. 3 e tanti altri principi costituzionali continuano a subire attacchi in un frastornante silenzio generale.

La situazione di oggi, in ogni caso, configura un’altra batosta giudiziaria per Gelmini. Si sta avviando finalmente a conclusione una storia che dura da tempo, con la vittoria di 3 mila precari della scuola, patrocinati dall’Anief, associazione professionale e sindacale, che – dopo un lungo braccio di ferro  – verranno inseriti “a pettine” (cioè  nella legittima posizione numerica di graduatoria, con il riconoscimento del punteggio posseduto nelle graduatorie provinciali) dove prima si trovavano  “a coda”.  Cosa è successo?

Nell’aprile 2009 il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini emana il decreto per l’aggiornamento delle graduatorie dei precari, ma con una novità: graduatorie bloccate (nella sostanza) per due anni e possibilità di inserimento, ma soltanto “in coda”, in tre province, oltre quella di appartenenza. Anche se non viene detto a chiare lettere, il provvedimento mira a tutelare i precari delle regioni settentrionali, spesso scalzati nelle immissioni in ruolo e nell’attribuzione delle supplenze dai colleghi del Sud, con più anni di precariato e con più punti. Non potendosi spostare in un’altra provincia, i precari meridionali, collocati soltanto in coda anche se con più punti, vengono nominati solo dopo i colleghi autoctoni. L’Anief si era subito rivolta al Tar, che in più occasioni si è pronunciato a favore, per ottenere l’inserimento dei precari in base al punteggio  (“a pettine”).

A ottobre del 2009 arriva anche il pronunciamento del Consiglio di Stato: le graduatorie suddivise in fasce sono incostituzionali. Il Tar del Lazio commissaria il ministro Gelmini sulle graduatorie dei precari. E’ la prima volta che accade. Il Tar “in caso di non ottemperanza alla esecuzione della presente ordinanza collegiale [l’inserimento a pettine entro 30 gg, ndr], nomina sin da ora un commissario ad acta nella persona del dr. Luciano Cannerozzi de Grazia, dirigente generale della Funzione Pubblica, il quale – decorso vanamente l’indicato termine di trenta giorni – provvederà in via sostituiva ad adempiere al dictum giudiziale (…), predisponendo in proposito apposita relazione sulle attività svolte in esecuzione dell’incarico”.

Gelmini tenta nel novembre 2009 con il decreto salva-precari di trasformare le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento. I giudici del Tar chiedono alla Consulta di pronunciarsi sulla costituzionalità della legge. La sentenza della Corte è dello scorso febbraio e sancisce l’incostituzionalità dell’inserimento in coda. Solo dopo un veemente carteggio tra il commissario ad acta (che ha richiesto l’esecuzione della sentenza del Tar, dopo il pronunciamento della Consulta) e il direttore generale del ministero, Chiappetta, quest’ultimo comprende l’impossibilità di eludere ancora l’obbligo di modificare le graduatorie nei termini previsti dalla sentenza del Tar. Siamo a qualche giorno fa. “E’ grave che un ministro della Repubblica sia così fortemente condizionato dalle politiche localiste;  ma anche che per garantire un principio costituzionale fondamentale come quello di uguaglianza si debba ricorrere agli organi giurisdizionali, così l’avvocato Corrado Mauceri.

La vicenda è certamente lunga e tortuosa. Voglio però dire che non siamo nel campo della noiosa burocrazia, ma di un ennesimo pericoloso attentato ai diritti. Nel nostro Paese è sempre più difficile considerarli esigibili in sé perché riconosciuti, dichiarati e condivisi, e troppe volte siamo costretti ad un percorso faticoso ed estenuante, dalla conclusione incerta. Ma questa è la dimostrazione che – in un momento in cui si offuscano i valori e il governo mette in discussione principi come equità, trasparenza ed uguaglianza di e tra tutti i cittadini della Repubblica – il diritto si configura come la prospettiva più praticabile ed efficace per ottenere il rispetto della dignità professionale e dell’identità delle persone.

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