“Siamo diventati tutti berlusconiani” dice qualcuno. Ne parlavo l’altro giorno con un’amica. Lei è convinta: le notizie uscite sul bunga bunga, sulla compravendita, sulle soubrette che sbarcano in Parlamento, altro non sono che la dimostrazione del grado di “corruzione mentale” degli italiani, del loro essere interessati solo all’apparenza: “Una mia amica si è rifatta le tette – mi diceva – aveva già una terza di reggiseno, madre, due figli, perchè la chirurgia? Il berlusconismo ce l’abbiamo tutti nel cervello”.
Io, rispondevo, non la penso così. Penso invece che le notizie che ci arrivano – da anni ormai – su una classe di governo spesso indegna del ruolo istituzionale che ricopre, descrivano una distorsione pecoreccia e amorale del popolo italiano.
Spingere le proprie figlie a spillare più soldi possibile usando il proprio corpo; cercare rapporti ambigui per arrivare a posizioni di potere; essere disposti/e a tutto per avere un parte in televisione; sono aspirazioni che riguardano una minoranza, non tutti: essere persone “per bene”, pur rimanendo liberi di fare quello che si vuole, è ancora l’aspirazione delle maggioranza delle italiane e degli italiani di ogni età.
Una conferma sono le ultime dichiarazioni di Ambra e Chiara, le due ragazze di Torino che hanno raccontato ai pm la loro esperienza ad Arcore. Le ragazze, diciott’anni, ancora a scuola, belle, bellissime, proveniente da famiglie normali (famiglie che, come molte di quelle italiane, devono stare attente per far quadrare i conti), hanno una legittima aspirazione: lavorare nel mondo dello spettacolo. Al contrario di come ha voluto far credere qualcuno in questi mesi – anche qualcuno “autorevole” che avversa Berlusconi – non c’è niente di amorale a lavorare nel mondo dello spettacolo: quante bimbe vogliano fare le ballerine, le attrici? Così le nostre ragazze, che hanno tutti i numeri per provarci, tra l’altro.
Riescono ad arrivare vicino al loro sogno di successo: una cena con Emilio Fede, una promessa per andare in tv. Non è cosa da poco: Emilio Fede in questi anni ha incoronato varie “giornaliste” e “showgirl” che poi hanno fatto carriera, hanno avuto programmi tutti loro, sono arrivate in Parlamento. Ambra e Chiara, però, (è un loro racconto, ma non mancano i riscontri), si trovano in una situazione che crea loro disagio: a cena da Berlusconi, tra statuette super dotate da baciare, striptease, porno-triangoli.
Le ragazze non si aspettavano ciò: non tutte le diciottenni hanno la malizia di Ruby. Se ne vanno via, quella sera, rimanendo estranee ai giochetti. Fede, che già le chiamava i “bignè”, si sfoga con Ambra: “La tua amica è troppo timida per fare quello che c’è bisogno di fare”.
Passano i giorno, però, e il nome di tutte e due finisce sui giornali. Il paese è piccolo, la gente mormora, qualche giornalista le aspetta fuori da scuola per chiedere loro del bunga-bunga, i compagni le sfottono. Ma non ci stanno, loro, a passare per quello che non sono. Vanno in Procura, raccontano quello che sanno. Le famiglie, gente per bene, le appoggiano, sono con loro: non le mettono in croce perchè non hanno sfruttato questa “grande occasione”. (“Quello – Berlusconi ndr – ci risolve tanti problemi a tutti, a mamma, a te e a me” è la famosa frase che disse invece alla sorella Roberta Bonasia – 26 anni, una delle presunte fidanzate di Berlusconi – il fratello Stefano).
Ora la storia è diventata pubblica. E il traballante edificio costruito da B. per dimostrare la “normalità” delle sue cene, vacilla una volta in più. Ma io non voglio ringraziare Ambra e Chiara per questo: sarà la giustizia a fare il suo corso. Le voglio invece ringraziare per lo spaccato di normalità e di dignità che hanno mostrato senza scomodare moralismi pelosi: il problema non è andare in tv, ma come ci si arriva. E, dimostrano loro, come la gran parte degli italiani, ci sono tante e tanti, che dicono no.
L’Italia, sono convinto, è migliore della politica che la governa. Glielo dirò, alla mia amica.