Nel gennaio 2006 ho visitato per la prima volta il Venezuela, in occasione del Forum Sociale Mondiale di Caracas. Ero partito con il mio amico fotoreporter Gianluca Belei, con l’idea di allestire una mostra fotografica sulle esperienze in corso nel Paese, poi presentata all’Istituto italo-latino-americano di Roma e altrove (alcune di queste foto sono tuttora visibili qui).
Con l’appoggio di alcune persone conosciute praticamente per caso durante il Forum abbiamo potuto visitare un quartiere povero di Caracas nel quale era in corso l’assegnazione di terre e case agli abitanti; un quartiere, anch’esso poverissimo, di Valencia, una delle più grandi città del Venezuela, dove medici cubani, venezuelani e di altri Paesi latinoamericani fornivano un servizio sanitario a persone che non avevano mai visto un medico in vita loro; e molti altri luoghi dove il popolo venezuelano dava vita a momenti di protagonismo, ad esempio, frequentando fino a notte fonda scuole dove si insegnavano varie discipline, organizzando cooperative fra meccanici, negozi per rivendere alimenti a prezzo popolare.
Tutto era cominciato nel 1989 con la rivolta popolare detta del Caracazo, un sollevamento dei poveri affamati che fu represso nel sangue ed è stata oggetto di uno stupendo film. Fu da tale traumatica esperienza che maturò la decisione dei giovani ufficiali dell’esercito venezuelano, tra cui Chávez, di non sparare mai più sul popolo ma di contribuire al raggiungimento di una società più umana, giusta e partecipativa. Chavez provò prima con le armi e poi con le elezioni a rovesciare il corrotto e oppressivo regime del cosiddetto punto fijo (punto fisso) basato su di una finta alternanza tra centrodestra e centrosinistra.
Chávez si presentò come candidato alle elezioni presidenziali del 1998 e le vinse. Da allora il popolo venezolano gli ha costantemente rinnovato la sua fiducia e l’appoggio. Nel 1999 fu varata e approvata da referendum popolare una Costituzione molto avanzata. Nel 2002 alcuni ricchi imprenditori, proprietari di televisioni, ispirati e appoggiati da potenze straniere come gli Stati Uniti di Bush e la Spagna di Aznar tentarono un colpo di Stato che fu sconfitto grazie alla reazione popolare e alla fedeltà delle forze armate. La mobilitazione dei quartieri popolari di Caracas e di altre città e l’intervento delle truppe scelte fecero sì che non finisse come in Cile nel 1973. Anche questa vicenda fu immortalata da un bellissimo film, La revolución no será transmitida (La rivoluzione non sarà trasmessa).
Tornai in Venezuela nel dicembre 2007 come osservatore internazionale alle elezioni presidenziali, verificando il funzionamento del sistema elettorale e, parlando con rappresentanti di lista di maggioranza e opposizione, ho potuto constatare la correttezza delle votazioni, che prevedono il voto manuale con riscontro elettronico, che andrebbe introdotto anche in Italia per evitare possibili brogli.
Anche sul piano internazionale l’azione del Venezuela bolivariano è stata importante, dando vita a un’alleanza, l’Alba, che si propone un nuovo modello di integrazione basato sul principio della solidarietà. Ne fanno parte Bolivia, Cuba, Venezuela, Nicaragua, Ecuador e altri Stati. Ne faceva parte anche l’Honduras fino al golpe che spodestò il legittimo presidente Zelaya.
Della Costituzione venezolana e dell’Alba parleremo lunedì 18 aprile alle ore 16 al Cnr, in via dei Taurini 19, con l’ambasciatore della Repubblica bolivariana del Venezuela in Italia, Luis José Berroterán Acosta.