Torna a parlare Michelle Conceicao, la escort brasiliana che il 28 maggio 2010 andò a prendere la giovane marocchina fuori dalla questura di Milano. All'Espresso racconta così nuovi pezzi di verità sul caso. Tra i vari l'invito (poi rifiutato) di Mora a prostituirsi con un ministro
Di essere la testimone chiave del caso Ruby lei lo sa da sempre (Guarda la prima intervista video di Michelle al fattoquotidiano.it). E da mesi ormai sta svelando uno alla volta i segreti che custodisce, disseminandoli tra tv e giornali. Così, dopo aver dichiarato settimana scorsa a Exit di essere riuscita a imbrogliare i pm titolari dell’inchiesta a carico del premier e confermato al Fatto Quotidiano di tenere nascoste alcune verità “per proteggere qualcuno”, oggi consegna all’Espresso (in edicola domani) altri pezzi di un puzzle che sembra non avere mai fine. Michelle Conceicao Oliveira racconta di aver ricevuto dei soldi da Lele Mora per “allietare” le notti di un “politico molto importante, uno del governo” ma di aver rifiutato. Ma soprattutto svela che la sera del 29 maggio, dopo la notte che Ruby fu portata in questura e tornò con Michelle a casa, aveva una busta con 5 mila euro e dei documenti: “Erano moduli da compilare in italiano, con cui le avevano promesso di crearle una nuova identità. Li ha fatti a pezzi e buttati nel water”, racconta oggi Michelle. E aggiunge che la marocchina, ospitata per circa un mese, le raccontava i festini di Arcore e la invita a “prostituirsi con altri clienti a Milano”. Ma, riporta l’Espresso, ci sono anche altre storie.
Silvio Berlusconi che scherza su decine di ragazze che lo chiamano Papi già all’inizio del 2009, mentre è a cena con Giampaolo Tarantini, il quale ne approfitta per chiedergli “un aiuto per gli affari”. C’è pure “un politico del Pd pugliese” che ci prova: sesso in cambio di soldi. E altro, molto altro, lascia intendere la giovane, che al settimanale garantisce di essere intenzionata a raccontare tutto ai magistrati, in tribunale: “Lì dovrò giurare di dire tutta la verità. E il pm Ilda Boccassini non è una che si fa prendere in giro. Non rischierò il carcere per salvare altri”.
L’Espresso, inoltre, ricostruisce anche la vita di Michelle. In particolare del compagno della donna, figlio un imprenditore che fece affari con Berlusconi negli anni della prima accumulazione edilizia delle sue fortune. Michelle chiede di “non fare il nome”. Occhi neri, pelle ambrata – scrive l’Espresso – spiega perché ha taciuto con i pm tormentandosi i capelli: “Avevo paura. Ricevevo ogni notte telefonate e minacce anonime. Ora ho capito che sono davvero in pericolo solo finché resto l’unica a conoscere certi segreti”.
Alcune delle dichiarazioni di Michelle trovano conferma nelle carte degli inquirenti. In particolare quelle relative ai documenti. L’estate scorsa, ricostruisce l’Espresso, Ruby raccontò ai pm un dettaglio rovinoso per Berlusconi: il premier avrebbe saputo che lei era minorenne già dalla sua seconda nottata ad Arcore, cioè tra febbraio e marzo 2010. Stando a quei verbali che ora Ruby smentisce (aspettando di incassare “cinque milioni”, stando alle intercettazioni), il Cavaliere voleva donarle una casa in via Olgettina, accanto alle altre Papi-girls, ma lei rispose che non poteva intestarsela, vista l’età. E’ allora che il premier le suggerisce di spacciarsi per “nipote di Mubarak”. E le promette di sistemarla con “nuovi documenti”. Ora Michelle è la prima che può confermare: “Ho visto i falsi documenti in mano a Ruby”.
Sui rapporti con Berlusconi, dall’inchiesta giudiziaria finora emergeva solo che Michelle aveva i numeri telefonici del premier e probabilmente ha passato una serata ad Arcore, fino alle tre di notte. Lei non nega una frequentazione intensa: “Conosco il presidente Berlusconi da almeno cinque anni. E’ molto amico del mio ex fidanzato, ad Arcore ci andavamo insieme”. Quante volte: una, dieci, venti? Michelle si concentra: “Più di venti volte”.
E ancora, scrive l’Espresso: Nel febbraio 2009 ci va accompagnata da un imprenditore che lei registra come “Joao Paulo Berluscone”. Un nome che ora pronuncia così: “Giampaolo”. Insomma, proprio lui, “Tarantini”, l’affarista sanitario pugliese che riforniva di escort il premier nei mesi caldi del caso D’Addario. E di cosa parlavano, quella sera, Silvio e Giampi? “Di donne. Scherzavano sulle Mini regalate da Berlusconi alle ragazze: “E’ come avere 24 figlie”. Tarantini però voleva parlargli di lavoro, aveva portato documenti. Berlusconi ha dato un’occhiata: “Li leggerò dopo””. Affari di Giampi all’attenzione di Silvio: anche questa è una bella novità. Michelle – prosegue l’Espresso – non nega di sapere molto di più. “Ma finché posso, non dirò nulla contro il presidente. Lui è veramente buono ed è stato generoso con me”. Soldi? “Mi ha aiutato quando il mio ex mi ha lasciato”. Quanti euro? Michelle ride: “Segreto. Però mi ha fatto anche regali”.
L’ultimo segreto è che anche Michelle ha quantomeno assistito a qualche bunga bunga? “A questo risponderò in tribunale”. Ma tacere non è un rischio? “Ho paura solo di Lele Mora. Ma ho imparato a difendermi: se dovesse succedermi qualcosa, c’è qualcuno che tirerà fuori tutto”.