Politica

Bindi: “Piduista a Cicchitto? E’ la verità”

Meravigliosa Rosy. Messa inverosimilmente sotto processo dal centrodestra sul cosiddetto “caso Cicchitto”, ieri la pasionaria del Pd non si è cosparsa il capo di cenere, e ha contrattaccato esercitandosi sul filo dell’ironia: “Ho semplicemente detto la verità. Se qualcuno mi avesse apostrofata gridando ‘Azione Cattolica-Azione Cattolica!’ Io non mi sarei offesa. Effettivamente ne ho fatto parte, proprio come Cicchitto è stato membro della P2. Se qualcuno ha dei dubbi in proposito basta che controlli Wikipedia!”.

Gioca con il paradosso, ovviamente, la deputata del Pd. Che invece, per aver gridato contro il capogruppo del Pdl dandogli del “Piduista”, da due giorni è sottoposta a un fuoco di fila senza precedenti. Una mossa di cui si intuiscono, fin troppo bene, la strategia e la vera finalità: usare la Bindi per colpire Fini, mettere in mora la vicepresidente, per sottintendere che a Montecitorio il leader di Futuro e libertà garantisce esclusivamente una parte.

Solo in un paese come il nostro e in una commedia politica ormai virata di follia, può accadere – come è successo ieri – un cortocircuito di questo tipo. Sul banco degli imputati del malcostume istituzionale, in questi tempi di impunità ostentata, finisce una deputata che (volendo essere tecnici) si è limitata al diritto di cronaca. Se non altro perché questa volta, la vicepresidente della Camera è stata messa sotto processo ufficialmente dagli uomini del centrodestra (il gruppo del Pdl chiede sanzioni formali al presidente Fini) per aver apostrofato Fabrizio Cicchitto con un epiteto riferito a un tratto notorio della biografia politica, per una debolezza che (lo sanno anche i sassi) gli costò dieci anni di carriera, e un sonoro ceffone dal decano della sua corrente, Riccardo Lombardi. All’epoca Cicchitto spiegò: “Mi sono affiliato per un atto di debolezza”. Adesso, se volesse essere coerente con quell’atto di contrizione, dovrebbe come minimo tacere.

In qualsiasi paese che non sia l’Italia, nessuno capirebbe dove si trovi lo scandalo, e magari qualcuno si occuperebbe dell’infamia proferita nell’emiciclo solo pochi giorni fa, quando una deputata del Pd in sedia a rotelle per una malattia degenerativa, Ileana Argentin, è stata insultata (come sanno tutti dai banchi dei noti deputati oxfordiani della Lega) al grido di “Handicappata di merda!”. La Bindi, invece, ha ribadito, anche ieri: “Mi sono limitata a gridare la verità: una verità che peraltro è stata accertata da una commissione di inchiesta”. Eppure, come se nulla fosse, i tanti “dottor Sottile”, gli eterni doppiopesisti del centrodestra, si sono messi a spaccare il capello in quattro. Gli stessi che hanno sancito con un solenne (e autolesionista) voto parlamentare che Berlusconi era convinto di chiamare in questura per salvare “la nipote di Mubarak”, gli stessi che hanno da poco applaudito la nomina di un ministro inquisito, e gli stessi che hanno rifiutato la richiesta di arresto nei confronti di un collega indagato per rapporti con la Camorra, ora spaccano in quattro il cavillo della procedura, e ci spiegano che la Bindi ha commesso una gravissima irregolarità, perché ha risposto alle critiche di un parlamentare di centrodestra parlando da uno degli scranni della presidenza. Fingono di non sapere che la numero due del Pd aveva chiesto di essere sostituita per potersi difendere “per fatto personale” dal suo posto. E c’è da essere certi che se per caso la Bindi non avesse parlato per spiegarsi, l’avrebbero accusata di alterigia.

Ovviamente il coro degli accusatori è poco credibile: si tratta degli stessi deputati che hanno fatto finta di non sentire Berlusconi quando spiegava di “aver pagato Ruby perché smettesse di fare la prostituta”. Gli stessi che preferiscono contestare chi apostrofa Cicchitto per il suo passato, piuttosto che chiedere conto, a Cicchitto, del suo passato. Visto che a Palazzo Chigi i piduisti sono di casa, sarebbe il caso di chiarire una volta per tutte se per i deputati pidiellini l’epiteto costituisce una ingiuria o una onorificenza. Nel secondo caso chiederemmo allo stesso Cicchitto quale di queste locuzioni preferisca quando si parla della sua persona. Storico-biografica: “Trotsko-piduista”. Confidenziale: “Caro piduista”. Ufficiale: “onorevole piduista”. Laudativa: “Beneamato piduista”. O persino, visto che nel 1994 Cicchitto era candidato contro l’ex fratello P2 1816, “Piduista-progressista”.

Il Fatto Quotidiano, 15 aprile 2011