Si tratta dell'area ex scalo merci dove dovrà sorgere il nuovo polo pediatrico e centro ricreativo giovanile
Sono setti gli iscritti nel registro degli indagati per l’area dell’ex scalo merci di Parma sottoposta a sequestro del 17 gennaio scorso, dopo che erano stati rilevati livelli di inquinamento superiori ai limiti di legge, l’area dove si stava costruendo il nuovo Polo pediatrico della città. Secondo il giudice per le indagini preliminari Alessandro Conti la società proprietaria dell’ex scalo merci, la Stu Stazione e il Comune, non hanno provveduto a bonificare l’area pur sapendo dei livelli di inquinamento fuori legge. Cadmio, piombo, zinco e in particolare “rilevanti quantità di mercurio” oltre i limiti fissati dalla legge, sono infatti, le sostanze tossiche trovate nell’area del cantiere dai periti incaricati dalla procura dei rilevamenti.
E per non aver intrapreso la bonifica dei terreni che l’assessore all’Urbanistica del comune emiliano, Francesco Manfredi, il geometra comunale Ivano Savi, e l’amministratore della società Stt Stazione ed ex assessore Costantino Monteverdi, sono stati indagati dagli uffici giudiziari per abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio. Con la medesima accusa sono stati iscritti nel registro anche due funzionari comunali: Costanza Barbieri e Stefania Benecchi, responsabili del procedimento. Gli altri indagati sono Riccardo Mingori, legale rappresentante dell’omonima impresa di costruzioni, e Paolo Giovanelli, consulente tecnico del comune di Parma, indagati per illeciti ambientali ai sensi degli articoli 242 e 252 del codice penale.
La notizia dell’iscrizione a registro degli indagati è stata data dal procuratore Gerardo Laguardia, che ha spiegato che stando alle indagini già eseguite negli scorsi mesi “risulta che i proprietari dell’area e il comune nonostante il rilevante tasso di contaminazione non hanno effettuato le necessarie comunicazioni alle autorità competenti”. In sostanza il comune di Parma e la società Stt (holding partecipata interamente dal comune) sapevano dei livelli di contaminazione dei terreni e non si sono adoperati ne per la bonifica degli stessi ne per la segnalazione del problema a chi di dovere. Stando al provvedimento del gip Alessandro Conti che ha disposto il sequestro del cantiere e dell’area relativa all’ex scalo merci, l’inosservanza delle regole poste dalla legge rendono impossibile che il comune e la proprietà dei 15 mila metri quadrati oggetto dell’intervento possano essere lasciati nella disponibilità del bene. Secondo il gip sia il comune che Stt “non offrono adeguate garanzie in relazione ai comportamenti tenuti finora e alla violazioni riscontrate”.
Immediata arriva la dichiarazione dell’assessore, che in una nota fa sapere “a quanto ho capito – afferma il titolare dell’urbanistica Francesco Manfredi – al Comune viene contestato di non avere rispettato gli obblighi e le tempistiche previste dalla legge per fornire informazioni agli enti competenti in materia ambientale. Provvederò a verificare, insieme ai miei dirigenti, l’iter amministrativo effettivamente seguito”.
Dando la piena disponibilità a collaborare con la magistratura, l’assessore Manfredi dichiara di riporre “piena fiducia nel lavoro della magistratura e sono sereno rispetto al mio operato, tanto più che, a differenza di tutti gli atti amministrativi riguardanti l’area degli anni precedenti al mio mandato di assessore, nella delibera che viene contestata ho introdotto l’obbligo di avviare l’iter di bonifica.
Saranno le indagini a decretare colpe e responsabilità, ma l’amministratore parmense tiene a precisare che “l’inizio dei lavori viene espressamente subordinato all’avvio delle procedure di bonifica, così come previsto dall’art. 242 del Testo Unico in materia ambientale ed all’invio di apposita comunicazione alla Provincia di Parma, quale ente competente. In questo modo ho voluto introdurre una procedura di garanzia ambientale, che precedentemente non era stata prevista. Continuerò anche nel prosieguo delle indagini a fornire la più completa collaborazione per verificare se e quali errori siano stati commessi nel corso dell’iter procedimentale”.