Le chiamano C.A.S.E. Dovrebbero essere moduli abitativi “durevoli”. Si fa per dire, perché sono costati 2mila euro al metro quadrato, e li avete visti nel film della Guzzanti… Sembra impossibile, vero, che delle C.O.S.E. di plastica vengano quanto una casa di provincia… C.O.S.E., non C.A.S.E.
Su Il Ciriaco, Marika Borrelli racconta che il sindaco de l’Aquila si sta ancora “dannando… a raccontare che ci aveva creduto pure lui, che pure lui aveva ringraziato il salvatore in elicottero, l’uomo della provvidenza che aveva organizzato lo show e allestito la giusta scenografia da film per le foto con George Clooney e Obama”. E invece, e invece, dice Marika, come possiamo dire anche noi, “gli aquilani sono stati cinicamente usati e gettati via… La realtà aquilana è stata trasformata in un reality… Spente le telecamere, il terremoto non fa più notizia (tranne per l’oscena finzione a Forum)… Spenti gli accecanti riflettori del circo massmediatico e asciugate la lacrime del dolore, gli aquilani si sono svegliati malamente da una sbornia da show-biz per ritrovarsi in un incubo senza scampo. Tutti ben incazzati, è vero, ma anche tutti resi impotenti da una morsa, fatta di regole, leggi, leggine, decreti, regolamenti, che ha bloccato l’avvio della ricostruzione. A ciò si aggiunge l’ultima dolorosa beffa: il cosiddetto “processo breve” che impedisce di fatto di giudicare davanti ad un Tribunale i responsabili del crollo più atroce: quello della Casa dello Studente”.