Lo hanno bloccato a Palermo. Su di lui gli uomini della Dia indagavano da tempo. Eppure l’arresto di Fabio Tranchina non chiude ma apre nuovi filoni d’inchiesta sulle stragi di mafia del ’93 e soprattutto sui rapporti tra Cosa nostra e politica. Il mafioso,vicino ai fratelli Graviano e cognato di un loro fedelissimo come Cesare Lupo, è accusato di concorso nella strage di via D’Amelio. La notizia viene rilanciato oggi dal sito dell’Espresso in un articolo firmato da Lirio Abbate. Il provvedimento di fermo è stato firmato dai pm di Caltanissetta Sergio Lari, Domenico Gozzo, Nicolò Marino e Gabriele Paci.
Si tratta, dunque, di una probabile svolta nell’inchiesta sulla morte del magistrato e degli uomini di scorta. Tranchina, fino ad oggi, non era mai entrato nei fascicoli della procura. Anche se, appena poche settimane fa, di lui aveva parlato il pentito ed ex boss di Brancaccio Gaspare Spatuzza. Secondo i magistrati il suo ruolo nell’attentato sarebbe stato quello di organizzatore. In realtà, la figura di Tranchina interessa soprattutto per la sua vicinanza con i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano. Per loro e anche per Leoluca Bagarella ha svolto il ruolo di autista. Di più: Tranchina, secondo i pm, ha fatto da tramite tra Bagarella stesso e Toni Calvaruso, uomo di fiducia dello stesso Luchino. In più, il nome di Tranchina è stato sfiorato dalle indagini sul senatore del Pdl Marcello Dell’Utri.
Anche per questo, oltre all’accusa di concorso in strage, la procura gli ha notificato un’ordinanza per associazione mafiosa. Su di lui, infatti, stando a quanto scrive l’Espresso, sono concentrate diverse inchieste. A partire da quella sulle stragi e sui rapporti tra mafia e politica. In particolare una sua eventuale collaborazione potrebbe aiutare a svelare i mandanti occulti della stagione stragista. Non solo quelle del ’92, ma anche quelle commesse un anno dopo Milano, Firenze e Roma. Un particolare non da poco che permetterebbe di agganciare le sue parole agli affari milanesi dei Graviano e ai loro contatti politici